Lui non sta male: si ammalora. Lui non si entusiasma: si ammaga. E non presenta mai un semplice programma, ma declina progettualità. Non fiori, non opere di bene, ma “coccole sanitarie pubbliche” a volontà. Basta “implementare la sussidiarietà” verticale, orizzontale o diagonale, e il gioco è fatto, parbleu. Lui fu tra i primi a sposare in pieno, vento in faccia, una delle principali parole vuote della sedicente Seconda Repubblica: l’e-government. Poi scoprì la governance, e nulla fu più come prima.

Furoreggia sul web un video in cui il candidato governatore della Regione Abruzzo per il centrosinistra, Luciano D’Alfonso, a un certo punto dice: “Il mare Adriatico sarà il più grande parco di cui disporrà l’Abruzzo. E noi lo rispetteremo, come è giusto che accada, dalle invasioni degli Ufo, perché ci sono Ufo che si sono messi in cammino, ma poi riconcilieremo l’acqua salata del mare con l’acqua dolce dei fiumi”.

Avete capito bene: gli Ufo. Gli Ufo in marcia, in massa, e non destinazione California, o qualche sperduto isolotto tropicale incontaminato. Sarebbero in transumanza alla rovescia verso l’Abruzzo, i lungimiranti extraterrestri.

Provate adesso a fare un fermo-immagine, e noterete che quando proferisce queste parole, tanto terrestre, l’ex sindaco di Pescara D’Alfonso sembra non esserlo. Sfoggia uno sguardo fisso ed estatico. Fissa un punto imprecisato ed esoterico nella galassia dello studio televisivo. I suoi occhiali trascendono le telecamere e l’immanenza della diretta. Come se fosse in contatto segreto con un Gianni Boncompagni dei cieli. Appare serafico e francescano, ma combattivo. Nella trance mistica di un proto-cristiano che sa stare nel mondo corrente. Tanto lo spirito dei templari e le alabarde spaziali in 3D sono con lui.

In serata, poi, il suo staff smentisce. Scrivendo che Luciano D’Alfonso è solito utilizzare un linguaggio metaforico e suggestivo nella sua comunicazione. E che alcuni dei termini usati possono apparire singolari al di fuori del contesto regionale, ma per gli abruzzesi sono molto chiari (chiarissimi, certo). Quanto agli “Ufo che si sono messi in cammino”, si tratterebbe delle piattaforme petrolifere di Ombrina Mare, che costituiscono una brutta minaccia per il prezioso ecosistema marino della costa dei Trabocchi. Elementare, no.

Di scuola post-democristiana, non ancora cinquantenne, Luciano D’Alfonso, aspirante governatore dell’Abruzzo per conto del Pd, è indicato da quasi vent’anni come la next big thing della politica neo-consociativa nazionale. Non avesse avuto qualche grana giudiziaria oggi sarebbe già a Palazzo Chigi, chissà.

Orientamento religioso, si legge sul suo profilo Facebook, “Santa Rita da Cascia-San Benedetto da Norcia-Giovanni Paolo II”, orientamento politico quello di “realizzatore”, professione “esperto presso infrastrutture”, Luciano D’Alfonso, “l’uomo che non prelevava mai”, è il detentore europeo del record di strette di mano elettorali pro-capite al minuto. E D’Alfonso non ti guarda: ti scansiona.

La sua carriera politica ufficiale cominciò nel 1995, quando fu eletto presidente della Provincia di Pescara, il più giovane presidente della Provincia di sempre; nel 2000 varcò la soglia del Consiglio regionale abruzzese, come consigliere regionale più votato nella storia dell‘umanità.

Poi l’elezione a sindaco di Pescara; la rielezione plebiscitaria; l’era del grande balzo in avanti della febbrile città di Flaiano, D’Annunzio e Giovanni Galeone; la chiamata alle armi del capitalismo locale amico, per pura “liberalità” di quest’ultimo, s’intende; le grandi opere visionarie, come il Ponte del Mare (in verità tale e quale alla Passerelle des Deux Rives di Strasburgo), e l’Huge Wine Glass (un Bicchierone di vetro, o meglio, di plexiglass commissionato all’archistar giapponese Toyo Ito, costato un milione di euro ma rottosi soltanto tre mesi dopo la sua inaugurazione).

E poi le accuse, i brevissimi arresti domiciliari, e il lungo stop pubblico. I processi. Le assoluzioni. Il ritorno. La campagna per le Regionali del 25 maggio a bordo di un camioncino rustico. Lo sbarco in grande stile sui Social. Le decine di incontri elettorali al giorno. Le migliaia di strette di mano, e di vocali e consonanti e tempi giusti e sguardi amorosi alle telecamere e studiatissime bizzarrie linguistiche che, miscelate da par suo, compongono una fraseologia espressiva da Telegatto della politica contemporanea.

Luciano D’Alfonso è un Ufo politico venuto da lontano, che vuol andare ancora più lontano.

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