“Lo Stato è più grande e più forte dei ladri”. Matteo Renzi a Milano per un incontro su Expo parla delle ultime inchieste che hanno rivelato lo scandalo delle tangenti sugli appalti e garantisce l’impegno per continuare i lavori. “Milano è per l’Italia un punto di riferimento, siamo ad un passaggio delicato ma chiave e strategico. Se vinciamo la sfida facciamo l’Italia, se ci tiriamo indietro non siamo l’Italietta ma siamo incoerenti. L’Expo è simbolo del Paese intero, sia una strepitosa opportunità”. Ma la visita del premier non è cominciata nel migliore dei modi. All’ingresso della sede della società, il presidente del Consiglio è stato contestato da una ventina di militanti dell’associazione per la casa che hanno cercato di sfondare il cordone di polizia. I manifestanti, ‘armati’ di bandiere rosse con la scritta ‘stop a sfratti, sgomberi e pignoramenti’ hanno lanciato slogan contro il premier. I contestatori hanno urlato ‘Expo è una truffa. Vergogna, vergogna‘ ed esposto cartelli con la scritta ‘una solo grande opera, casa per tutti’. Renzi ha poi avuto una riunione a cui hanno partecipato tra gli altri il sindaco Giuliano Pisapia, il commissario unico Giuseppe Sala, i ministri Maurizio Martina e Maurizio Lupi e il governatore Roberto Maroni.

di Alessandro Madron, Franz Baraggino e Francesca Martelli

“Chi ruba va fermato, ma non si fermano le opere”, ha continuato Renzi durante la conferenza stampa alla Camera di commercio. “Non è accettabile che ci sia chi oggi in una logica disfattista dica ‘fermiamo Expo’. Di fronte al malaffare non si fermano i lavori pubblici. Lo stato è più grande e forte dei ladri”. Per l’Expo c’è l’impegno da parte del governo a essere “operativi nel rispetto di tutte le scadenze, come l’Italia sa fare quando è sotto pressione”, con “coraggio e grazia. Chiedo una mano al tessuto produttivo milanese, serve uno sforzo in più. Perché cambi il clima nel nostro paese e torni la speranza, non c’è dubbio che il governo centrale deve intervenire con sempre maggiore presenza ma chiedo una mano a voi”. E ha continuato parlando di futuro: “L’Expo deve diventare fiore all’occhiello del nostro Paese. Da qui al 2015 il governo dovrà fare le riforme che servono per diventare un Paese orgoglioso del passato e geloso del proprio futuro. L’Expo non va considerato come un fatto burocratico ma identitario. L’ho detto ai sondaggisti che mi sussurravano, occupati dell’Expo dopo il 25 maggio, ho detto che si possono perdere punti alle Europee ma non in questa occasione”. 

di Alessandro Madron, Franz Baraggino e Francesca Martelli

L’impegno del governo, ha assicurato Renzi, per l’Expo avviene “anche attraverso il coinvolgimento di una istituzione”, l’autorità anticorruzione, “immaginata due governi fa” e presieduta da Raffaele Cantone, che ora diventa operativa. “Vogliamo coinvolgere” l’autorità “in questo passaggio in formule che vedranno nelle prossime ore una efficace concretizzazione: non è un cappello che mettiamo ex post, è l’idea che questo Paese possa rafforzare e rispettare le leggi che già ci sono”.

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Il premier in mattinata ha iniziato la sua visita a Milano nella scuola elementare Massaua. Renzi è stato accolto dal sindaco Giuliano Pisapia e da alcune decine di bambini, arrivando con 40 minuti di ritardo rispetto al previsto. Diverse decine di alunni lo hanno accolto nel cortile, con i genitori e i nonni in attesa oltre alla recinzione, fra il pubblico anche una decina di insegnanti della scuola San Giusto che, indossando cappelli da cuoco, hanno mostrato cartelloni per chiedere di essere salvati dal passaggio alla competenza statale da quella comunale, considerata rischiosa. A quanto si è saputo, la scuola visitata questa mattina dal capo del governo (che si trova oltre la circonvallazione a ovest del centro di Milano) è stata scelta dopo una lettera inviata a Roma sui finanziamenti per il rifacimento degli edifici scolastici: la struttura è infatti fra le più vecchie della città.

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