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Expo 2015, indagato anche il presidente della coop rossa Manutencoop a Bologna

Il nome di Claudio Levorato è finito nell'inchiesta dei pm milanesi. Secondo la procura, che lo accusa di turbativa d'asta in concorso e utilizzazione di segreti d'ufficio, il manager avrebbe agito illecitamente, insieme ad altri indagati, per ottenere l'appalto da 323 milioni di euro della Città della Salute di Sesto San Giovanni. La procura aveva chiesto anche l'arresto, ma il Gip ha rigettato la richiesta
Expo 2015, indagato anche il presidente della coop rossa Manutencoop a Bologna
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C’è anche un nome importante delle coop rosse emiliane tra gli indagati nell’ambito dell’inchiesta su Expo 2015 che giovedì mattina ha portato agli arresti di sette persone. Claudio Levorato, presidente del consiglio di gestione della bolognese Manutencoop Facility Management è stato iscritto sul registro degli indagati concorso in turbativa d’asta e utilizzazione di segreti d’ufficio. Per il manager di Manutencoop i pm della procura della Repubblica di Milano avevano chiesto anche l’applicazione di misure cautelari. Tuttavia il giudice per le indagini preliminari Fabio Antezza ha ritenuto che nei confronti di Levorato non sussistano le esigenze cautelari e ha rigettato la richiesta.

In realtà il manager del colosso cooperativo non è indagato per i cantieri dell’Esposizione universale, ma per gli appalti della Città della Salute e della Ricerca che dovrebbe essere costruita a Sesto San Giovanni nella ex area Falck. Una ATI (associazione temporanea di imprese) era infatti stata creata tra la omonima ditta dell’imprenditore Enrico Maltauro (finito agli arresti), Manutencoop e altre ditte, tra cui la cooperativa Cefla di imola. Secondo la ricostruzione della accusa, Giulio Antonio Rognoni, tuttora ai domiciliari, ex direttore generale di Infrastrutture lombarde, riceveva notizie d’ufficio destinate a restare segrete e le avrebbe rivelate su richiesta di Maltauro e Levorato. Non solo: Rognoni avrebbe rivelato anche gli elementi di maggiore rilevanza relativi alla progettazione ed esecuzione delle opere appaltate, che venivano costantemente inserite dai concorrenti nella loro offerta tecnica. L’ente appaltante, cioè Infrastrutture lombarde, avrebbe poi, su indicazione di Rognoni, considerato dirimenti in sede di selezione dell’offerta tecnicamente preferibile proprio quegli elementi. In breve, secondo la procura, con la rivelazione dei segreti d’ufficio e la promessa di influenzare la Commissione di gara, Rognoni, in cambio anche di promesse di scatti di carriera, avrebbe influenzato in partenza la gara perché finisse poi in mano a Levorato, Maltauro e alla loro ATI. Un appalto, quello della Città della salute, del valore di 323 milioni di euro.

L’inchiesta dei magistrati di Milano oltre che di Rognoni e Maltauro ha visto l’arresto, per reati che vanno dalla corruzione alla turbativa d’asta, anche dell’ex parlamentare di Forza Italia Gianstefano Frigerio, di Sergio Cattozzo ex segretario regionale UDC in Liguria, dell’ex senatore Luigi Grillo, di Primo Greganti (il compagno G di Tangentopoli), e di Angelo Paris, direttore generale divisione costruzioni e demolizioni di EXPO 2015. Le perquisizioni sono state 90. Tra le aziende perquisite dalla Guardia di Finanza ci sono Manutencoop e la coop Cefla di Imola. In una nota, la Manutencoop ha precisato “di ritenersi del tutto estranea alle ipotesi di reato per cui sta procedendo la Procura milanese avendo sempre operato con la massima trasparenza nel settore degli appalti pubblici e confida nella più rapida definizione delle posizioni processuali coinvolte nell’indagine”.

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