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No Tav, pm chiede 6 mesi per militante che chiamò “pecorella” un carabiniere

La richiesta di condanna è stata formulata dal pm Nicoletta Quaglino per Marco Bruno, attivista del movimento No Tav che il 28 febbraio 2012 apostrofò un militare in servizio al cantiere della Torino-Lione a Chiomonte con l’epiteto di "pecorella". La sentenza verrà pronunciata il prossimo 6 maggio
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Sei mesi di carcere per oltraggio a pubblico ufficiale: è la richiesta di condanna formulata stamattina dal pm Nicoletta Quaglino per Marco Bruno, attivista del movimento No Tav che il 28 febbraio 2012 apostrofò un carabiniere in servizio al cantiere della Torino-Lione a Chiomonte con l’epiteto di “pecorella“. La sentenza verrà pronunciata il prossimo 6 maggio. 

”Ehi tu che pecorella sei? Hai un numero, un nome, un cognome, sai che sei un illegale?” disse l’imputato, ripreso da una troupe del Corriere.it, al militare che rimase immobile e che fu poi premiato per “il lodevole comportamento tenuto di fronte alla provocazione”. Era il febbraio del 2012 e il confronto avvenne sulla A32 bloccata dai manifestanti e a dividere il ragazzo, a volto scoperto, e il carabiniere, in tenuta antisommossa, c’era solo un guardarail. “Dovresti avere un numero di riconoscimento – dice il manifestante – Io così non so chi sei e tu sai chi sono io. È vero pecorelle? Sei forte ma sai anche sparare? Vorrei vederti sparare, mi piacerebbe. Comunque sei una bella pecorella. Sei carino, dai anche i bacini alla tua ragazza con quella mascherina? Così non gli attacchi le malattie. Bravo bravo”. L’attivista No Tav aveva proseguito: “Comunque, per quello che guadagni, non vale la pena stare qui. Vi siete divertiti? Quindi fra sei ore ci vediamo qua…il cantiere dovrebbe durare vent’anni e ci vai in pensione vestito così come uno stronzo. Noi ci divertiamo un sacco a guardare questi stronzi”. E conclude: “Tu non ti puoi camuffare lo sai, dovresti farti riconoscere…Parla invece di fare i gesti che sei sordomuto?”.

Successivamente il militante si era giustificato dicendo che era il suo modo di “vincere la paura” e di essere “canzonatorio. Ieri era molto, molto arrabbiato”.   

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