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Legionari di Cristo: “Chiediamo scusa per gli abusi di padre Maciel”

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“Chiediamo perdono per gli abusi di padre Maciel“. Si conclude con questa dichiarazione il capitolo generale straordinario dei Legionari di Cristo che, dopo gli scandali sessuali del fondatore, padre Marcial Maciel Degollado, riporta la congregazione all’anno zero. Un cammino di purificazione durato tre anni e mezzo voluto da Benedetto XVI e affidato al cardinale Velasio De Paolis. L’immagine di Maciel che emerge dalle conclusioni del capitolo generale dei Legionari rispecchia in pieno la definizione che diede di lui Ratzinger bollandolo come “immorale”. Dalla pedofilia, all’uso arbitrario del denaro e degli immobili della congregazione, al consumo di sostanze stupefacenti, sino all’aver spacciato come propri gli scritti pubblicati da terzi.

Ammissioni e richieste di perdono che arrivano dopo la durissima accusa del Comitato Onu sui diritti dell’infanzia contro il Vaticano colpevole, secondo le Nazioni Unite, di aver “permesso decine di migliaia di abusi sui bambini”. Che sul caso Maciel ci fossero stati “molta lentezza” e “grande ritardo” lo aveva ammesso lo stesso Benedetto XVI, aggiungendo che la vicenda del fondatore dei Legionari era “in qualche modo molto ben coperta e solo dal 2000 abbiamo iniziato ad avere dei punti di riferimento concreti”. Ora che tutto è chiaro c’è da augurarsi che la congregazione, che è tra quelle con il maggior numero di vocazioni al mondo, non si macchi più di casi di pedofilia.

“Abbiamo considerato – affermano i Legionari in un comunicato – i comportamenti gravissimi e oggettivamente immorali di padre Maciel che hanno meritato le sanzioni che, a suo tempo, la Congregazione per la dottrina della fede giustamente gli ha imposto. Allo stesso tempo, vogliamo esprimere – proseguono i Legionari – il nostro profondo dolore per l’abuso di seminaristi minorenni, per gli atti immorali perpetrati verso uomini e donne, per l’uso arbitrario della sua autorità e dei beni, per il consumo smisurato di sostanze stupefacenti e per l’aver presentato come propri scritti pubblicati da terzi. Ci risulta incomprensibile l’incoerenza di essersi continuato a presentare per decenni come sacerdote e testimone della fede, mentre occultava questi comportamenti immorali. Tutti questi comportamenti noi li condanniamo con forza. Ci dispiace che molte vittime e persone da lui offese abbiamo atteso invano una richiesta di perdono e di riconciliazione da parte di padre Maciel. Noi oggi vogliamo esprimere a tutti loro la nostra solidarietà”.

Nelle conclusioni del capitolo generale dei Legionari c’è un’altra ammissione importante: “Riconosciamo oggi con tristezza l’incapacità iniziale di credere alla testimonianza delle persone che erano state vittime di padre Maciel, il lungo silenzio istituzionale e, posteriormente, i tentennamenti e gli errori di giudizio al momento di informare i membri della congregazione e le altre persone. Chiediamo perdono per queste deficienze che hanno aumentato il dolore e lo sconcerto di molti”. E, infine, la presa di distanza dal fondatore per il futuro cammino dei Legionari: “La congregazione ha già chiarito che non può proporre padre Maciel come modello, né i suoi scritti personali come guida di vita spirituale”.

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