Consiglio comunale sospeso e poi definitivamente interrotto. A Livorno esplode il caso dell’emergenza abitativa. Non è la prima volta, ma è la prima volta che si arriva a bloccare l’assemblea cittadino. “Non era mai accaduto dai tempi del fascismo che il consiglio comunale venisse zittito” dice il capogruppo del Pd Paolo Fenzi. Un centinaio di persone tra famiglie di occupanti, sfrattati e appartenenti ai movimenti per il diritto alla casa hanno dato vita a una protesta nel salone consiliare in seguito alla drastica decurtazione del punteggio della graduatoria per l’assegnazione degli alloggi popolari.  Striscioni, grida, richieste di chiarimenti. Il sindaco Alessandro Cosimi (Pd) abbandona l’aula per incontrare una delegazione dei manifestanti, tentativo che non dà buoni frutti. La protesta prosegue, Cosimi convoca una riunione, sembra volersi dimettere, peraltro a poche settimane dalla scadenza del secondo mandato: “Non l’ho mai seriamente pensato – spiega poi al fattoquotidiano.it – E’ una cosa che ho detto in un momento di sfogo per via della situazione che si era creata in Consiglio. Se avessi realmente pensato di dimettermi, l’avrei fatto”.

Il dramma della “morosità incolpevole”
Ma perché il punteggio in graduatoria di queste famiglie è stato decurtato?  Su uno striscione dei manifestanti si legge: “Se le case non ci volete dare, le occupazioni dovete legalizzare”. Anche a Livorno, come in gran parte d’Italia, sta crescendo il numero degli sfrattati per “morosità incolpevole”: si tratta di una media di circa 40 sfratti al mese. Inquilini (spesso famiglie monoreddito) che smettono di pagare l’affitto o un mutuo a causa della perdita del lavoro o perché in cassa integrazione. “Siamo famiglie di disoccupati e precari e molti di noi hanno figli – si legge in una nota dei manifestanti – Come molti abbiamo perso il lavoro e di conseguenza la possibilità di pagare l’affitto e siamo stati sfrattati dalle nostre case. Non trovando alcuna risposta nei percorsi ufficiali di emergenza abitativa, abbiamo, spinti da assoluta urgenza, occupato degli immobili inutilizzati, che mai erano stati destinati ad uso abitativo e per i quali non c’era nessun reale progetto di recupero pubblico o privato che fosse”. I locali che le famiglie  hanno occupato (con il sostegno del “Comitato per il diritto all’abitare dell’ex caserma”) sono di proprietà della Asl regionale: una ex mutua in disuso. Le famiglie occupanti “hanno fatto domanda di casa popolare – dice l’Unione Inquilini – e certificato debitamente la loro situazione, tanto da veder riconosciuta la loro disagiata condizione abitativa, con un alto punteggio nella graduatoria provvisoria. Decorso il termine per i ricorsi dei concorrenti, avverso al punteggio assegnato, ricorso che può essere accettato o respinto a norma di legge, la graduatoria definitiva, dovrebbe avere come unica sorpresa, il risultato dei sorteggi”. Da qui l’amarezza delle famiglie nel vedersi retrocedere di diversi punti nella graduatoria definitiva.

Il sindaco: “Questione bizantina, ma dipende tutto dall’Asl”
Il sindaco Cosimi ha risposto alle accuse dei manifestanti spiegando che in realtà è la Asl ad aver ritenuto non validi i certificati necessari per l’assegnazione degli alloggi popolari, ritenendo quindi impossibile conteggiarli nel punteggio in graduatoria: “Di fatto alla nostra domanda riguardo ai certificati, se fossero corretti o meno, dalla Asl ci hanno risposto che si trattava di una ‘terza opzione’. Insomma – aggiunge – è evidente che si tratti di una questione bizantina”. Cosimi ha però condannato duramente il comportamento dei manifestanti e in una comunicazione firmata anche dai capigruppo (da Rifondazione al Pdl) si legge che l’interruzione del consiglio comunale “è un atto gravissimo e assolutamente al di fuori della cultura politica di questa città ed estranea alle convinzioni di tutti gli schieramenti che siedono in consiglio comunale”.

Ma la questione è tutt’altro che chiusa: “Attiveremo i nostri avvocati per contestare la detrazione del punteggio a nostro avviso del tutto illegittima – dice il Comitato Inquilini in un comunicato – È nostra ferma intenzione non bloccare la graduatoria che ha già subito gravi ritardi, salvo necessità per la salvaguardia dei diritti negati, chiediamo solo il ripristino del punteggio ottenuto in via provvisoria che non è stato dunque oggetto di ricorso o contestazione in quella che sarebbe stata la sede naturale”.

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