La proposta di modifica alla legge elettorale “cucinata” nei giorni scorsi da Renzi e Berlusconi (“Renzusconi” come qualcuno nel blog ha già battezzato l’infelice coppia) è l’ennesimo schiaffo in faccia agli elettori che considerano la democrazia una cosa seria. Ed è l’ennesima pugnalata alla schiena data alla nostra disgraziata democrazia, ormai considerata solo una facciata strumentale dietro alla quale ordire tutte le più insane trame partitocratiche.

Dopo l’inconcepibile passo falso fatto da Renzi con la presentazione dell’orribile “Italicum”, il consenso a Renzi da parte di chi (nel Pd e oltre) confidava in lui è crollato in modo verticale. Sembra incredibile, ma persino nel partito che pure si vantava di essere l’unico ad esercitare vera democrazia in Italia, avendo praticato per la scelta dei propri candidati il sistema delle elezioni “primarie”, ci ritroviamo buttata in faccia una proposta di riforma della legge elettorale (e persino di alcune riforme alla Costituzione) che ricalca in modo veramente allarmante il precedente “Porcellum”. Eppure sembrava che tutti i partiti lo volessero davvero eliminare, invece scopriamo che sotto sotto tutti (quelli che hanno il bastone del comando in mano) ancora lo vogliono. Infatti incaricano i soliti nani e ballerine miracolati dallo stesso “porcellum” di venire in televisione a spiegarci (negli impossibili 10-20 secondi concessi) le meraviglie dell’Italicum. Gli altri invece (quelli che il bastone del comando lo vogliono conquistare) si affrettano a trovare i difetti. Basta guardare qualche puntata dei soliti appuntamenti settimanali degli insopprimibili salotti della partitocrazia per capire che non c’è più scampo alle chiacchiere organizzate dai partiti stessi. Chiaro che lo scopo non è quello di informare, ma di sostenere con gli opportuni slogan le reciproche tifoserie. E gli organi d’informazione si adeguano puntualmente a sostenere questo sconcio.

E tutti (incluso Renzi) a dire (facendo credere che ci credono) che in democrazia basta che uno venga votato e automaticamente conquista il diritto di assumere ed esercitare il potere. Certo, le regole elettive sono queste, ma se non c’è una seria volontà di servire il popolo, è frode, è plagio, è potere ottenuto con la menzogna a fini diversi da quelli dichiarati. Convalidare semplicemente il fatto compiuto è come dire che se uno è stato tanto bravo da riuscire a svaligiare una banca senza ammazzare nessuno, i soldi sono suoi. La democrazia assegna, è vero, un potere, ma è per servire i cittadini, non per farsi gli affari propri (lo scandaloso comportamento dei politici, che emerge quotidianamente sui media, dice chiaramente con quali “ideali” i nostri politici entrano in Parlamento).

Caro Matteo, sei persino più “sveglio” di Berlusconi, ma non puoi sperare che siano tutti così “tardi” da non capire che il tuo pragmatismo, maldestramente nascosto nell’Italicum, serve più a te per spianarti la strada alla premiership, che non alla politica per risolvere davvero i problemi dell’Italia. L’Italicum non è un progetto politico, è solo una scommessa con Berlusconi. L’interesse tuo (e, forse, ma non è chiaro, del tuo partito) prima che quello dei cittadini, nel tuo Italicum si vede con chiarezza.

La democrazia rappresentativa vuole che gli eletti assumano il potere per fare gli interessi dei cittadini, non quello dei partiti, e men che meno quello di se stessi.

La democrazia non può essere solo una rappresentazione di facciata, utile per farsi eleggere e poi fare i propri porci comodi. La gente non ne può più di questo disonesto modo di concepire la democrazia, ed è un sentimento che sta diventando pericoloso per la sopravvivenza stessa della democrazia italiana.

Voglio perciò mostrarti qui di seguito il “codice etico” della politica, che io stesso ho scritto qualche anno fa, e uso sempre, come se fosse una “prova del 9”, per stabilire se il comportamento di un politico è coerente con lo spirito della vera democrazia.

Il codice etico della democrazia stabilisce che gli interessi di cui l’attività politica si deve occupare devono essere (in ordine decrescente): 

1. (al primo posto) gli interessi dei cittadini 

2. (al secondo posto) l’interesse del partito 

3. (al terzo e ultimo posto) l’interesse del politico 

L’interesse del cittadino deve prevalere sempre sugli altri due. Quello del partito è prevalente su quello del singolo rappresentante, ma non deve mai prevalere sopra a quello dei cittadini. Quello del rappresentante politico è possibile (per es. nelle elezioni primarie), ma non deve mai prevalere sopra a quello del partito di cui fa parte e tanto meno sopra a quello dei cittadini dai quali è stato eletto e che lui rappresenta (nel caso del parlamentare, anche con un giuramento di fedeltà alla Costituzione).

Basta far transitare i vari punti dell’ Italicum dentro a questo semplice teorema per vedere quante volte l’interesse del cittadino prevale sopra agli altri due interessi.

Dallas, Texas

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