Purificare la Chiesa“. Il programma elettorale di Papa Francesco si condensa tutto in questa frase pronunciata dall’allora cardinale Jorge Mario Bergoglio nelle congregazioni generali dei porporati durante i giorni del preconclave. Ma per purificare la Chiesa dai suoi mali (carrierismo, pedofilia, denaro) non si può non partire dalla Curia romana. Nel cuore del potere vaticano ci sono 21 dicasteri (9 congregazioni e 12 pontifici consigli) con al vertice cardinali e vescovi tutti nominati da Benedetto XVI. Nessuno di essi ha ricevuto fino a oggi da Francesco la conferma definitiva, diversamente da quanto il Papa ha fatto con il cardinale vicario di Roma Agostino Vallini, con il prefetto della Casa Pontificia, Georg Gänswein, e con i principali collaboratori del Segretario di Stato, i ministri dell’interno e degli esteri Giovanni Angelo Becciu e Dominique Mamberti, e i loro vice Peter Brian Wells e Antoine Camilleri.

Non pochi capi dicastero della Curia romana hanno tremato al momento dell’elezione di Papa Francesco, soprattutto coloro che attendono la porpora, scontata sotto il regno di Benedetto XVI e diventata improvvisamente un miraggio dopo il 13 marzo scorso. Dopo averli ricevuti singolarmente in udienza privata tra il Palazzo Apostolico e Casa Santa Marta, stamane Francesco ha incontrato collegialmente tutti i capi dicastero della Curia ereditata da Ratzinger per ascoltare le loro proposte in vista delle riunioni degli otto cardinali scelti dal Papa per riformare la macchina curiale e aiutarlo nel governo della Chiesa.

Ma chi sale e chi scende nella Curia romana con Francesco soprattutto dopo il pensionamento di Tarcisio Bertone? Ha già fatto i bagagli il cardinale Angelo Amato, prefetto della congregazione delle cause dei santi, salesiano come Bertone e a lui legatissimo. L’8 giugno scorso ha compito 75 anni, l’età ecclesiastica della pensione, e ha chiesto al Papa di lasciare il suo incarico. Una decisione dettata anche dalle indagini che, proprio su ordine di Bergoglio, la prefettura degli affari economici della Santa Sede sta effettuando sui conti Ior dei postulatori delle cause di beatificazione e di canonizzazione. Proprio il presidente di questa speciale “Corte dei conti” vaticana, il cardinale Giuseppe Versaldi, già vicario generale di Bertone a Vercelli, in questi primi sei mesi di pontificato di Francesco è riuscito a smarcarsi dal porporato salesiano stabilendo un rapporto di grande fiducia e sintonia con il Papa. Segno eloquente di ciò è stata la promozione che Francesco ha voluto concedere al braccio destro di Versaldi, il dottore commercialista torinese Paolo Ceruzzi, che da “esperto” è stato nominato da Bergoglio consultore della prefettura degli affari economici.

Situazione diametralmente opposta per l’altro “protetto” di Bertone, ovvero il cardinale Domenico Calcagno, che il porporato salesiano ha voluto alla presidenza dell’amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica. Alla sua pensione canonica mancano cinque anni: il tempo giusto per lavorare in un altro dicastero. Sempre più in ascesa, invece, nella cerchia dei cardinali che si occupano di finanza vaticana, l’acerrimo nemico di Bertone, il cardinale Attilio Nicora, saldamente ancorato alla presidenza dell’Autorità di informazione finanziaria della Santa Sede. Dopo essere stata istituita da Benedetto XVI nel dicembre 2010, l’Aif era stata depotenziata da Bertone. L’8 agosto scorso, con un motu proprio estivo, Francesco ha potenziato fortemente l’autorità presieduta da Nicora rispondendo indirettamente al suo ormai ex premier che, dalle montagne della Valle d’Aosta dove era in vacanza, aveva affermato ai microfoni dei giornalisti presenti che “la riforma dello Ior è iniziata già prima di Papa Francesco”.

Scontata la riconferma del cardinale canadese Marc Ouellet, prefetto della congregazione per i vescovi, che in conclave ha fatto confluire i suoi voti su Bergoglio, così come quella del porporato brasiliano João Braz de Aviz, prefetto della congregazione che si occupa dei religiosi, verso il quale il Papa nutre moltissima stima e affetto. Anche il cardinale argentino Leonardo Sandri, prefetto della congregazione per le Chiese orientali, è molto ascoltato da Bergoglio. Con lui Francesco si è voluto confrontare per calibrare gli appelli e le iniziative per la pace in Siria. Scontata anche la riconferma del cardinale polacco Zenon Grocholewski alla guida della congregazione per l’educazione cattolica.

Ha riconquistato numerose posizioni monsignor Gerhard Ludwig Müller, prefetto della congregazione per la dottrina della fede, ovvero secondo successore di Ratzinger di cui sta curando l’opera omnia. Dopo la fumata bianca il futuro di Müller a Roma sembrava segnato in modo negativo vista la totale diversità di pensiero con Bergoglio sulla teologia della liberazione. Ma, invece, i due sono riusciti a dialogare in modo proficuo e per Müller si è riaperta la strada per la porpora. Non è andata nello stesso modo per il “piccolo Ratzinger”, ovvero il cardinale Antonio Cañizares Llovera, prefetto della congregazione per il culto divino, che Bergoglio vorrebbe rimandare in Spagna come arcivescovo di Madrid. Stessa sorte, invece, dovrebbe accomunare il cardinale Mauro Piacenza, prefetto della congregazione per il clero, e il cardinale Fernando Filoni, al vertice di Propaganda Fide. Per entrambi il Papa sta valutando incarichi diversi fuori dalla Curia romana.

Per i pontifici consigli dovrebbero essere confermati i cardinali Stanislaw Rylko (laici), Kurt Koch (unità dei cristiani), Peter Kodwo Appiah Turkson (giustizia e pace), Robert Sarah (“Cor Unum”), Jean-Louis Tauran (dialogo interreligioso) e Gianfranco Ravasi (cultura). Prossimi alla pensione, invece, a motivo dell’età, i cardinali Antonio Maria Vegliò (migranti) e Francesco Coccopalmerio (testi legislativi). Tra i vescovi è in forte ascesa Claudio Maria Celli (comunicazioni sociali), amico di lunga data di Bergoglio. Dovrebbe essere riconfermato anche Zygmunt Zimowski (salute) che, come Celli, dovrebbe essere premiato con la porpora. Incerto invece il futuro di Rino Fisichella (nuova evangelizzazione) e soprattutto di Vincenzo Paglia (famiglia). Entrambi attendono una porpora che con Benedetto XVI regnante era già pronta dal sarto.

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