La musica è sempre la stessa: calano i prestiti concessi dalle banche, salgono i tassi d’interesse sui mutui. La Banca d’Italia segnala che i prestiti al settore privato sono diminuiti a luglio del 3,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, una flessione ancora più marcata rispetto al -3% di giugno. I prestiti alle famiglie sono scesi invece dell’1,1% (dal -1% di giugno) e quelli alle società non finanziarie hanno registrato una contrazione del 4,1% (invariato rispetto a giugno).

Non c’è quindi tregua per le famiglie e imprese alla ricerca di denaro. Prima dei dati di via Nazionale, all’inizio di agosto l’Osservatorio sul credito di Confcommercio aveva analizzato i dati del secondo trimestre arrivando alla conclusione che le aziende che si sono viste accogliere le richieste di finanziamento sono passate dal 29,6% al 26,9% nel secondo trimestre, sottolineando che “è la percentuale più bassa mai toccata dal 2009“.

Per quanto riguarda le sofferenze bancarie, invece, secondo i dati di Bankitalia sono cresciute del 22,2% rispetto a un anno fa. Salgono poi i tassi sui finanziamenti erogati alle famiglie per l’acquisto di abitazioni, che si sono attestati nel mese di luglio al 3,96% contro il 3,9% del mese precedente. Mentre i tassi sulle nuove erogazioni di credito al consumo sono stati pari al 9,52%, in lieve calo dal 9,55% di giugno, e i tassi d’interesse sui prestiti fino a 1 milione di euro alle società non finanziarie si sono attestati al 4,41%, in aumento rispetto al 4,3% di giugno.

E, mentre dalla Banca d’Italia arriva la conferma della stretta sui prestiti, Altroconsumo segnala che otto volte su dieci capita di andare in banca a chiedere un mutuo e trovarsi costretti ad aprire un conto corrente. L’indagine è stata portata avanti in 155 istituti di credito di dieci città italiane e il rapporto è stato immediatamente trasmesso all’Antitrust, alla Banca d’Italia e all’Ivass (Istituto di vigilanza delle assicurazioni).

L’associazione ha parlato di “pratiche scorrette” in quanto violerebbero il Codice del consumo. Una banca su quattro non offre mutui anche a chi può vantare un reddito mensile di 4mila euro e un contratto a tempo indeterminato, a meno che non apra un conto corrente in quella filiale. Questo espediente è usato anche con altri prodotti offerti dalla banca. Il 24% degli istituti subordina l’accensione di mutuo alla sottoscrizione di una polizza vita, il 17% a quella di una polizza incendio.

Agli ostacoli posti dalle banche stesse va aggiunto il problema dei costi. Per un mutuo, sempre secondo l’inchiesta dell’associazione di consumatori, si paga da un minimo di 2,5% di Veneto Banca (Verona) a un massimo del 6% di Creval (Milano). A queste cifre, aggiornate a giugno 2013, bisogna sommare i tassi di mercato, il che fa balzare alle stelle il costo finale. Non solo. Nel 26% dei casi chi richiede un mutuo si sente rispondere che l’ordine della sede centrale è di non concederne per nessun motivo.

Se la situazione è difficile per chi ha un buon reddito, le cose si complicano decisamente quando si parla di precari. Il decreto Imu del governo Letta ha stanziato 30 milioni di euro per il 2014 e altrettanti per il 2015, per incrementare il fondo statale già esistente per gli under 35, che raccoglieva 50 milioni di euro. Peccato che, di questi 50 milioni, ne è stato impegnato solo uno negli ultimi due anni, per un totale di appena 96 mutui.

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