Non sono bastati gli striscioni da sei metri contro la “svendita agli stranieri” e nemmeno le proteste dei sindacati e dei consiglieri del comune di Siena. Oggi è saltato il tappo. L’assemblea straordinaria degli azionisti del Monte dei Paschi di Siena ha votato – con il 98,88% del capitale presente in sala – per eliminare il tetto del 4% al possesso azionario nel capitale della banca senese previsto per gli azionisti diversi dalla Fondazione Montepaschi (che attualmente controlla Mps con il 37,56%).

Quando la banca si presenterà ai mercati per l’atteso aumento di capitale, gli investitori interessati potranno acquisire partecipazioni rilevanti mentre la Fondazione, custode della “senesità, sarà destinata a scomparire gradualmente dalla scena, costretta a cedere le sue azioni per ripagare i debiti con le banche. “Mps non poteva essere una grande banca nazionale tenendo chiuso il fortino a Siena. E’ stato questo il grave errore del vecchio management e anche della politica”, ha dichiarato ieri il viceministro dell’Economia Stefano Fassina. Abbattere il tetto del 4% è “giusto” perché “ne va del futuro della banca e della Fondazione”.

Non è d’accordo Laura Sabatini di “Siena Cambia”, la lista civica che sostiene il nuovo sindaco di Siena Bruno Valentini. Venerdì scorso il consiglio comunale ha votato il via libera sull’eliminazione del 4% non senza mal di pancia. Una mozione interna alla maggioranza, firmata dalla stessa Sabatini e da Alessandro Trapassi aveva chiesto al sindaco di fare marcia indietro, rinviando la decisione a dopo l’elezione del nuovo Cda della Fondazione, previsto per il 31 luglio. “Con la nostra mozione abbiamo espresso il timore che Siena perda totalmente la leadership sulla banca”, ha dichiarato Sabatini al fattoquotidiano.it. “Senza il limite del 4% siamo sicuri che la Fondazione sparirà in breve tempo e si spalancheranno le porte ai nuovi soci”. E se arriverà un socio estero quale cura e rispetto potrà avere della “senesità” di una banca che ha mezzo millennio di vita?”.

Quello che sembra chiaro è che da domani il vero e incontestato padrone di Mps sarà ancora di più il presidente Alessandro Profumo. “Già lo scorso 25 gennaio l’assemblea straordinaria dei soci della banca aveva attribuito al Cda e al presidente Profumo tutte le deleghe per aumentare il capitale sociale di 4,5 miliardi destinati ai Monti bond e di altri 2 miliardi, che si sommano al miliardo di aumento, senza vincoli nella individuazione degli eventuali nuovi soci, previsto dall’assemblea straordinaria di ottobre 2012″, spiega l’ex sindaco di Siena, Pierluigi Piccini, contattato dal fattoquotidiano.it. “Con l’abolizione del vincolo del 4% Profumo può ora evitare di relazionarsi con una miriade di potenziali piccoli azionisti e concentrarsi sull’individuazione di pochi grandi soci che lui stesso ha già tutti i poteri per poter scegliere. Il 4% era solo un simbolo politico, una questione estetica. Per salvaguardare il ruolo della Fondazione sarebbe stato e sarebbe necessario e opportuno revocare la delega di libertà incondizionata attribuita a Profumo”.

Intanto, sui possibili nuovi soci di Mps il presidente alza le braccia. “Purtroppo non ci sono ancora nuovi azionisti all’orizzonte”, ha dichiarato Profumo rispondendo agli azionisti in assemblea. “Nessuno di noi è andato a cercarli anche perché sarebbe stato impossibile farlo nell’incertezza sul piano di ristrutturazione all’esame dell’Ue e sul pagamento degli interessi sui Monti Bond”. Per Gabriello Mancini, presidente della Fondazione Mps, nella ricerca di nuovi soci la Fondazione dovrà comunque avere “un ruolo da protagonista” per assicurare “una base azionaria stabile e con un orizzonte di investimento di lungo periodo, fuori da ogni logica meramente speculativa”.

I tempi però stringono: la Banca d’Italia – come rivelato da Mancini in assemblea – avrebbe chiesto a Mps di “patrimonializzare quanto prima” inviando alla Fondazione “reiterati inviti” per l’eliminazione del tetto del 4%. “E’ possibile che il passaggio del capitale di Mps a uno o più soci privati possa avvenire già entro la fine dell’anno”, continua Piccini. “Profumo farà entrare investitori graditi a lui e al vecchio establishment, che gli ha dato il via libera e continua a dargli fiducia”. Per ora si tratta solo di ipotesi. L’unica certezza è che da oggi Monte dei Paschi di Siena chiude un lungo capitolo della sua storia. La sua “senesità” potrebbe presto rimanere solo un vocabolo nei libri di storia bancaria.

di Mauro Meggiolaro e Emanuele Isonio

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