Il Parlamento europeo non approva il tetto ai bonus dei grandi manager europei. Non passa la proposta di limitare al 100 per cento del salario base i bonus dei numeri uno di compagnie e fondi d’investimento. Lo scopo della proposta era quello di disincentivare speculazioni e investimenti azzardati che avrebbero potuto mettere a rischio tutti gli investitori di un fondo (anche medio piccoli) e destabilizzare l’intero mercato finanziario, con i rischi di effetto domino registrati all’inizio della crisi economica.

La proposta di mettere un tetto a questi bonus (in inglese “bonus cap”) non è passata di un soffio. Pochi voti ma sufficienti ad accontentare i grandi manager europei che hanno seguito negli ultimi mesi l’intero processo legislativo con molta apprensione, soprattutto dalla City di Londra. Si tratta della revisione della direttiva Ue “Undertakings for Collective Investment in Transferable Securities” detta UCITS, un pacchetto legislativo riguardante diversi sistemi di investimento internazionali e relative autorizzazioni in vigore in tutti i 28 Paesi Ue e con un valore complessivo di circa 6.400 miliardi di euro annui.

Lo scorso aprile la commissione Affari economici del Parlamento europeo aveva approvato i tetti ai bonus in merito alla revisione della “Capital Requirements Directive”, la direttiva Ue che regola i servizi finanziari. Secondo l’ultimo report dell’European Banking Authority (EBA), l’autorità europea creata nel novembre 2010, molti banchieri grazie ai bonus ricevono dieci volte il loro stipendio di base.

“Oggi è un giorno nerissimo per la protezione degli investimenti in tutta Europa”, ha detto un amareggiato Sven Giegold, eurodeputato tedesco dei verdi responsabile del dossier per il Parlamento. “Conservatori e liberali hanno affossato delle regole basilari per ridurre le speculazioni e gli investimenti troppo rischiosi da parte dei grandi manager. Abbiamo mancato una preziosa opportunità di cambiare la cultura stessa del settore finanziario europeo”.

Nelle intenzioni di chi aveva proposto il tetto ai bonus (guadagni ulteriori allo stipendio di base che i top manager ricevono per aver conseguito determinati obiettivi), questa misura non solo avrebbe avuto una connotazione “etica”, specie di fronte ai milioni di disoccupati a causa della crisi, ma soprattutto avrebbe evitato lo scoppio di bolle speculative come successo a catena dal 2008 ad oggi.

Si è trattato di un’attività di lobby molto efficace. “È stato adottato un approccio ottimo e ben diverso dal far irruzione a Bruxelles con le armi in mano. Inoltre, invece che mandare britannici o americani a fare lobby con i deputati francesi e tedeschi si è intelligentemente lasciato che a farlo fossero i rispettivi rappresentanti nazionali del settore finanziario”, ha riferito soddisfatto al Financial Times Syed Kamall, eurodeputato britannico conservatore. Insomma i grandi manager hanno lasciato perdere le maniere forti (all’indomani del voto di aprile si parlava addirittura della possibilità di fare causa all’Ue per “discriminazioni retributive”) preferendo sedersi al tavolo con alcuni deputati e spiegare loro le proprie ragioni.

E quali sono le ragioni di chi ha voluto difendere i bonus milionari dei grandi manager? Essenzialmente due: la prima la rivela Sharon Bowles, inglese e liberale, presidente della commissione economica del Parlamento, secondo la quale “non è giusto prevedere gli stessi tetti ai bonus per tutti i tipi di servizi finanziari”. La seconda la fornisce con candore il direttore delle risorse umane della sede londinese della Deutsche Bank, che ritiene questi tetti un pericolo perché “non permetterebbero di attirare o trattenere i manager più talentuosi”. Insomma, quasi una questione di “giustizia” e “diritto al lavoro”.

Adesso il dossier passa al Consiglio Ue (l’istituzione che rappresenta i governi nazionali) per poi venir discusso nel cosiddetto “trilogo”, le negoziazioni tra i rappresentanti delle tre istituzioni europee propedeutiche alla decisione finale. Un avvertimento finale arriva di nuovo dalla Bowles (che si è personalmente opposta ai tetti sui bonus): “Per questa volta i manager sono riusciti ad evitare i tetti ai loro bonus, ma se ci trovassimo di nuovo a votare su questa materia in seguito al ripetersi di bonus davvero eccessivi, nessuno sarà più dalla loro parte”. Insomma i manager sono avvisati: niente tetti, vanno bene i bonus milionari, ma please non esagerate.

@AlessioPisano

Articolo Precedente

Forward guidance, il nuovo strumento della Bce

next
Articolo Successivo

Bruxelles, un giorno nero per i risparmiatori. Grazie anche al Pdl

next