Rimasto senza seggio in Parlamento perché escluso dalle liste “pulite” volute dal Pdl alle elezioni politiche, l’ex deputato ed ex magistrato Alfonso Papa, sotto processo a Napoli nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta P4, che gli è costata anche 5 mesi di carcere, adesso vuole tornare a fare il giudice. Per questo, un po’ prima che gli scadesse il mandato elettorale, ha chiesto al Csm “anche ai fini economici”, i poter “rientrare nel ruolo organico della magistratura”. Ma ha incassato un primo “no”.

Papa, che è fuori ruolo dalla magistratura da più di 10 anni (dal 2001 per incarichi al ministero della Giustizia e dal 2008 per l’elezione al Parlamento) aveva scritto al Consiglio superiore della magistratura un mese fa, facendo presente che il suo mandato sarebbe scaduto il 14 marzo; ma la sua richiesta deve essere ancora esaminata dal plenum di Palazzo dei marescialli, che lo farà nella seduta del 3 aprile prossimo; sul tavolo c’è però già la proposta della Terza Commissione di rigettare l’istanza dell’ex parlamentare. Nel luglio del 2011, in conseguenza della richiesta di arresto avanzata dalla procura di Napoli nei suoi confronti e che ottenne il via libera dalla Camera dei deputati, Papa erq stato sospeso dalle funzioni e dallo stipendio e collocato fuori ruolo dalla Sezione disciplinare del Csm. Ed è proprio quel provvedimento “cautelare”, adottato cioè in via d’urgenza, prima del processo disciplinare sul merito delle accuse, ad impedire – secondo la Terza Commissione del Csm – che Papa possa tornare a indossare la toga. Come effetto di quella pronuncia a Papa viene corrisposto un assegno mensile pari ai 2/3 dello stipendio; una decurtazione che evidentemente sta pesando all’ex parlamentare.

Alfonso Papa pur di entrare nelle liste si era detto pronto a lottare fino all’ultimo: ”Mantengo ferma la mia candidatura” aveva spiegato anche “per la battaglia tutta politica che sto facendo per un tema che riguarda i diritti civili degli ultimi. Ma sarà “Berlusconi in prima persona a decidere, assumendosi tutte le responsabilità politiche, storiche e anche di coerenza personale”. E Papa era rimasto fuori come del resto Nicola Cosentino, poi arrestato. 

L’ex giudice è accusato di favoreggiamento, concussione e rivelazione di segreto d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta napoletana sulla P4. Per questo era stato anche espulso dall’Associazione nazionale magistrati. Era la prima volta che l’Anm prendeva una decisione così drastica e non c’erano altri precedenti di espulsione motivata dal “discredito” gettato sull’ordine giudiziario a causa dei comportamenti per i quali Papa è sotto processo a Napoli. Nell’ambito dello stesso procedimento Luigi Bisignani aveva patteggiato la condanna a un anno e sette mesi. Secondo l’accusa, il parlamentare del Pdl, assieme a Bisignani e all’ex maresciallo del Ros Enrico La Monica, e, era al centro di uno scambio di notizie coperte da segreto finalizzate a fare pressioni su imprenditori e politici, persone da cui Papa avrebbe ottenuto vantaggi di vario tipo, come regali e appoggi. 

Proprio Bisignani il 14 marzo era comparso davanti ai giudici della prima sezione del Tribunale di Napoli per deporre al processo che vede imputato Papa. Nel corso della sua breve deposizione Bisignani – le cui dichiarazioni a verbale sono state acquisite – ha ricordato di aver conosciuto Alfonso Papa ”in un ambiente amichevole quando era vicecapo di gabinetto del ministro Castelli”. Quando Bisignani ebbe una perquisizione disposta dalla Procura di Nola, dove era indagato per presunti illeciti nella compravendita di una società, si rivolse al parlamentare: ”Gli chiesi se mi poteva dare qualche consiglio, una mano”. 

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