Che fosse doloso il rogo che ha incenerito la Città della Scienza di Napoli ormai era un dato assodato,  ma oggi sono arrivati i primi risultati della Polizia Scientifica sui rilievi effettuati. I detective hanno rilevato tracce di benzina su sei reperti e in quattro diverse aree del museo andato a fuoco lunedì sera. Lo si apprende dalla Procura della Repubblica del capoluogo campano.

Le operazioni di tamponatura e di prelievo di materiale combusto da parte della Scientifica erano scattate subito dopo che le fiamme, che hanno interessato 12mila metri quadrati dell’insediamento lato mare del polo scientifico, distruggendo quattro capannoni e parzialmente un quinto dei sei del sito, erano state domate. Su delega della Direzione distrettuale antimafia, i reperti sono stati inviati alla sezione indagini sugli esplosivi e infiammabili del servizio a Roma per verificare la presenza di acceleranti della combustione. La gascromatografia spettrometrica ha consentito il riscontro delle tracce di benzina su una parte dei reperti inviati.

“Di certo noi abbiamo un’idea, ma dovendo affidarci alla ricerca delle cause aiutando la magistratura inquirente con i nostri investigatori, mettiamo da parte le idee e tentiamo di mettere in campo i fatti” dice il questore di Napoli Luigi Merolla. “Indaghiamo senza alcuna idea precostituita – spiega Merolla – ma elaborando quello che via via troviamo. Dobbiamo – sottolinea il questore – mettere sempre in evidenza l’aspetto delle organizzazioni criminali organizzate come significativamente incisive sulla vita della nostra città, ma allo stesso tempo non possiamo farne un paravento per qualunque cosa accada, o spiegare tutto solo ed esclusivamente in questa chiave, perché l’illegalità non consiste solo nella loro attività ma anche in tante altre manifestazioni, che possono caratterizzare larghe fasce della nostra società. Vanno quindi prese tutte attentamente in esame ogni qualvolta – conclude – ci sono accadimenti che possono essere letti in più modi”.

Nei giorni scorsi si erano ipotizzate tre piste: quella “interna”, quella legati a interessi della camorra e anche quella eversiva anche se considerata residuale. Per Vittorio Silvestrini, fondatore e presidente del polo culturale, però la pista interna è solo “fantasia”. “E chi è stato allora?” si è chiesto a margine dell’incontro con i vertici di Ecsite, la rete che coordina le attività di oltre 400 musei scientifici in Europa, arrivati a Città della Scienza per testimoniare la solidarietà della comunità scientifica europea, “Io spero che non sia la camorra – ha replicato commentando lo scetticismo sulla matrice camorristica del rogo espresso dal magistrato Raffaele Cantone – perché l’ipotesi che ci sia una pista interna è talmente fantasiosa che non esiste. Qui c’è gente che lavora gratis da mesi”.

Articolo Precedente

Marò, Italia: “Resteranno qui”. L’India: “Meglio non reagire ora”

next
Articolo Successivo

E’ crisi anche per la mafia: a Palermo Cosa Nostra costretta alla spending review

next