Sfacciata Hsbc. Mentre in Europa le diplomazie sono al lavoro per trovare la quadra sul tetto ai bonus dei banchieri, il principale istituto del Regno Unito che è anche stato uno dei protagonisti degli scandali finanziari del 2012, ha deliberato l’elargizione di bonus per oltre 1 milione di sterline a ciascuno dei suoi 200 top manager. E questo nonostante il coinvolgimento nel riciclaggio del denaro dei narcotrafficanti negli Usa e le truffe sui mutui immobiliari lo scorso anno siano costate alla banca più di 4 miliardi tra sanzioni e indennizzi. 

“Un oltraggio”, secondo Unite, il più grande sindacato britannico, “considerando che la maggior parte dei dipendenti di basso livello della banca prende 14mila sterline l’anno”. E sicuramente anche un colpo basso alla politica del primo ministro David Cameron che sta chiedendo “tagli a tutto e tutti, nessuno escluso, vista la crisi non sono previsti favoritismi”. Così, mentre il premier dice ai ministri dell’esecutivo di “desistere” dalle richieste di salvataggio dei budget dei loro ministeri, l’istituto di credito anglo-cinese sfida anche il suo bilancio non proprio roseo (-6% gli utili, complici le multe e gli indennizzi) e regala ai propri dirigenti premi succulenti. Fra quelli più pagati, 78 operano nel Regno Unito, con stipendi annui che arrivano anche a 8 milioni di sterline, mentre a Hong Kong, dove la banca ha la sua seconda sede, ben 28 milioni di sterline sono andati ai cinque manager più importanti.

“Abbiamo un problema sui bonus dei banchieri e sulle remunerazioni, perché il compromesso trovato (tra Consiglio e Parlamento Ue) potrebbe avere un effetto perverso sul sistema bancario, scoraggiando la responsabilità del settore piuttosto che promuoverla”, aveva detto stamattina il ministro dell’Economia inglese George Osborne intervenendo all’Ecofin che avrebbe appunto dovuto adottare le nuove regole sui premi ai top manager. ”Capisco la rabbia dell’opinione pubblica ma ci sono Paesi, come il nostro, che pagano un prezzo troppo alto per le crisi nelle banche. L’opinione pubblica vuole che si agisca per rendere le banche più responsabili, quindi bisogna che i bonus siano correlati al merito e la Gran Bretagna ha già introdotto le regole più severe di tutti sui bonus, più trasparenti”, aveva detto Osborne, spiegando come i bonus a Londra oggi siano calati dell’80% rispetto al “boom dell’irresponsabilità” del decennio precedente.

“Vogliamo norme più trasparenti e un nesso tra remunerazione e merito per evitare che siano i contribuenti a pagare, ma ci preoccupano alcuni elementi: temiamo che i bonus si spingano al rialzo rendendo più difficile il loro recupero quando nelle banche va storto qualcosa”, aveva aggiunto il ministro. Osborne, che non ha presentato alcuna proposta alternativa al compromesso sul tavolo, ha quindi chiesto e ottenuto più tempo per proseguire il dialogo con il Parlamento. A Londra lo stesso Osborne sta chiedendo tagli al welfare e alla spesa pubblica di 10 miliardi di sterline in un clima di crescente austerity.

Naturale quindi che il sindacato Unite commenti il caso della Hsbc e dica: “Qui non ci siamo proprio, ci aspettavamo un segnale più forte, fra licenziamenti e mancati aumenti degli stipendi di base non è proprio il caso di dare tutti questi soldi ai manager”. Il tema dei bonus ai dirigenti è sempre forte nel Regno Unito, con tabloid e quotidiani che spesso rilanciano nelle prime pagine le vicende delle imprese private. L’Hsbc ha tagliato 26 rami d’azienda nel 2012. E oltre 27mila persone hanno perso il lavoro.

Intanto nelle stanze dei bottoni nei giorni scorsi Cameron ha chiaramente detto che ministri e sottosegretari devono evitare il loro “nymbism dei tagli”. Not in my backyard, non nel mio giardino, “è l’atteggiamento di chi non vuole subire quello che tutti gli altri devono subire”, ha detto il primo ministro, “ma ora non è il momento di fare favoritismi”. Istruzione, salute e aiuti internazionali sono gli unici settori che saranno risparmiati dai tagli, ma anche la difesa non subirà gravi ripercussioni dalla sforbiciata ai bilanci voluta dal cancelliere Osborne. Il problema, secondo Cameron, è che nelle ultime settimane gli uomini e le donne del governo si sono prodigati in incontri a porte chiuse per evitare tagli ai loro ministeri. “Questo non si può fare, ognuno si prenda le proprie responsabilità”, ha detto Cameron. Perché un vero conservatore non può al tempo stesso chiedere un contenimento delle tasse e un mantenimento degli attuali livelli di spesa pubblica, questo il messaggio, chiaro, del primo ministro. Il welfare costa al Regno Unito 200 miliardi di sterline l’anno, un terzo del totale della spesa pubblica. “L’austerity rischia di causare ora una vera e propria tragedia sociale”, dice il sindacato confederale. Ma Cameron va spedito per la sua strada.

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