Musica

Atoms For Peace, il progetto di Thom Yorke in libera uscita dai Radiohead

"Ero stanco del pc, volevo un disco che suonasse da band" l'artista su "Amok", l'esordio di un quintetto di stelle tra elettronica dal respiro inglese e rimandi mittleuropei. Gestazione di quattro anni e cresce l'attesa per le date italiane previste a luglio

di OndaRock per il Fatto

Thom Yorke torna sulle scene. E a due anni di distanza da “King Of Limbs”, ultimo lavoro firmato Radiohead, non lo fa con la band madre, ma con gli Atoms For Peace. A fianco di Thom Yorke, un vero e proprio supergruppo: Flea dei Red Hot Chili Peppers al basso, Nigel Godrich (storico produttore della band di Oxford, nonché regista e videoartista) all’elettronica, il brasiliano Mauro Refosco alle percussioni e Joey Waronker, già turnista nei Rem. Un’elite di musicisti al servizio della voce del carismatico inglese. La band nasce nel 2009 quando, a fronte della pubblicazione di “The Eraser”, lavoro solista del leader dei Radiohead, si è manifestata la volontà di portare il lavoro in studio in una dimensione live. E l’entusiasmo per l’accoglienza del pubblico ha spinto così i cinque ad iniziare a lavorare ad un disco di inediti. Nasce così, dopo una gestazione di quasi quattro anni, “Amok“, album composto da nove tracce, pubblicato ieri dall’etichetta inglese Xl Recordings (già al lavoro con White Stripes, Prodigy, Sigur Ros, Adele, Avalanches, Mia). 

Quella che emerge da “Amok” è un’elettronica minimale e frastagliata, decisamente diversa però da quella che animò “The Eraser”. Yorke a Rolling Stone ha dichiarato: “C’era una bella dinamica fra noi – una bella sensazione. Ma c’è questa cosa buffa: la musica che faccio sul mio portatile è decisamente spigolosa”. E infatti “Amok” nasce dalle ritmiche sconnesse create da Yorke, ammorbidite dal basso di Flea e dall’elettronica di Refosco e Godrich. Una influenza, quella del beat d’Oltremanica (la dubstep, il 2-step) che si apre ad una idm dal respiro classico, che si può avvertire in molte produzioni contemporanee (da Four Tet ad Actress). In questo senso “Amok” è un disco tutt’altro che rivoluzionario, suona anzi fermo e vive di chiaroscuri. E fa di questo la sua colonna vertebrale. I campionatori suonano aggressivi e le chitarre, parimenti al percorso artistico dei Radiohead, tendono a eclissarsi. Raccontando come “Amok” sia nato, Yorke sottolinea a ResidentAdvisor: “Io sono molto approssimativo, ho bisogno del lavoro della band, intesa nella sua interezza. C’era molto materiale, però avevamo bisogno di trovarci in studio, provare, cambiare, lavorarci. E così è stato”. 

Profondamente meno vario di “King Of Limbs” e “The Eraser”, l’esordio degli Atoms For Peace è un disco che farà discutere. La maggiore curiosità sarà riposta nell’ascoltare come verranno riassemblate le canzoni in versione live. E proprio a questo proposito gli Atoms For Peace stanno annunciando in questi giorni le date del loro tour europeo, che prenderà il via in estate. Sebbene la notizia non sia ancora stata ufficializzata, Yorke & Co. passeranno anche in Italia per un paio di date a luglio. 

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