Tra i 100 e i 200 mila euro spesi per le ormai famigerate ”interviste a pagamento” dei consiglieri regionali in Emilia Romagna. Dopo mesi di indagine sotto traccia cominciano a venire a galla i primi risultati del lavoro che la Guardia di finanza ha portato avanti da settembre a oggi. Il procuratore capo della Corte dei conti regionale, Salvatore Pilato ha spiegato quale potrebbe essere l’ammontare del possibile danno alle casse dello stato a causa delle comparsate in televisione pagate dai politici locali per anni con i soldi pubblici. Le prime informative delle Fiamme gialle sono già state depositate e il lavoro d’inchiesta, assicura il magistrato contabile in occasione della cerimonia di apertura dell’anno giudiziario, si chiuderà entro il 2013.

Sul caso delle comparsate mascherate da interviste, alla fine della scorsa estate si era scatenata una tempesta su gran parte dell’Assemblea legislativa di Viale Aldo Moro. Inizialmente a finire nell’occhio del ciclone furono i gruppi del Movimento 5 stelle, Sinistra e libertà, Popolo della libertà, Lega nord. In un secondo momento, anche grazie a una inchiesta del Fatto quotidiano, si scoprì che anche il Partito Democratico, in particolare in alcune tv della Romagna, aveva con alcuni suoi esponenti pagato per ‘apparire’. E c’è chi già ha cominciato a essere messo sotto inchiesta. Qualche mese fa lo stesso sindaco Pd di Forlì, Roberto Balzani, è stato infatti indagato dalla Procura della sua città per peculato, proprio in merito a delle interviste comprate, sostengono i pm, per circa 20 mila euro in 2 anni.

Ma la somma spesa dal consiglio regionale vale almeno 10 volte tanto anche se, sostengono in molti, la spesa era prevista da una legge regionale. Tutto era partito quando erano venute a galla le fatture del gruppo consiliare dei 5 stelle nei confronti dell’emittente 7 Gold. L’ex pupillo di Beppe Grillo, Giovanni Favia aveva ammesso di avere pagato per apparire sulle emittenti locali: “L’informazione non è libera, continuerò a pagare per andare in tv”, aveva detto Favia, che era stato pubblicamente rimproverato dal blogger genovese.

Dopo pochi giorni era partita l’inchiesta contabile, ma anche e soprattutto quella della Procura di Bologna. Il pubblico ministero Antonella Scandellari, che indaga per peculato, a inizio settembre aveva mandato anche la Guardia di Finanza in Regione per acquisire i contratti firmati con radio e tv locali. Tutti i capigruppo sono stati già sentiti dai pm , mentre la Guardia di finanza non ha ancora depositato la sua informativa su possibili responsabilità penali. Per ora dunque non ci sono indagati anche perché prima si sta cercando di capire se le comparsate possano rientrare nell’ambito di un legittimo diritto a far conoscere il proprio operato politico ai cittadini. Oppure se le interviste a pagamento altro non fossero che campagna elettorale mascherata pagata con i soldi pubblici. In quel caso scatterebbe il reato.

Sul caso ha aperto un fascicolo anche l’Ordine regionale dei giornalisti e il Corecom, l’organismo della Regione che si occupa di media e comunicazione. La vicenda è stata infatti una delle peggiori vetrine per la stampa regionale. C’erano emittenti televisive che preparavano dei veri e propri contratti da sottopporre alla politica. Fino a 500 euro per un’ora di diretta televisiva. I programmi più gettonati erano i microfoni aperti della mattina. ‘‘Si è sempre fatto. Si tratta di soldi che noi potevamo spendere per pubblicizzare le nostre attività’’, aveva spiegato il capogruppo della Lega Nord Mauro Manfredini all’uscita dalla procura qualche mese fa. ‘‘Per noi era un modo per fare conoscere le attività della Lega, un modo per avere un contatto diretto col pubblico’’.

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