C’ero anch’io fra i 50mila, 90mila. Non saprei, comunque la piazza era gremitissima. Di giovani e meno giovani. C’ero anch’io a gridare: “Tutti a casa. Arrendetevi”. Che come un’onda anomala montava sulla folla.
C’ero anch’io sul sagrato del Duomo sotto il manifesto della Via Crucis . Ed è altrettanto dura la lunga marcia di Grillo. Non ha più un filo di voce e finito questo comizio deve correre a quello di Monza. Urla: “Sono gli ultimi giorni di fuoco…Sarà un bagno di sangue per tutti. Diranno che odio le donne, che odio i gay e che nel camper nascondo 5 chili di cocaina…”. Mitraglia battute davanti alle attonite televisioni straniere, la Bbc, la tivù greca, norvegese e danese. Tutte lì  a registrare gli ultimi battiti dello Tsunami Tour. Lascio Piazza Duomo, un uomo è accasciato sul marciapiede. E’ un suonatore ambulante. Non ha più nulla da vendere che il suo sax. Cosa se ne fa della musica se non ha i soldi per pagarsi l’operazione alla gamba. Non ce la fa ad arrivare sotto il palco di Grillo, la barriera umana è invalicabile.
 “Questo Paese è stanco e marcio. Dove vuoi arrivare? No, non è Grillo a inveire. Lo sussurra sibillino il politicante a Toni Servillo, protagonista del film liberatorio “Viva La Libertà”. E l’attore (che interpreta le parti di due gemelli, un leader politico e un filosofo appena dimesso da una casa di cura) risponde: “A liberare gli italiani dalla paura”. Intransigente, non ammette alleanze il leader Servillo “Se non quelle con la propria coscienza”. Come Grillo che continua a non attaccarsi a nessuno. Mentre tutti lo attaccano.
A Grillo danno del pazzo, del visionario. Eppure in 3 anni, senza soldi, snobbato da televisione e giornali, partendo da un blog, ha rivoltato il paese come un pedalino. A pedate sta prendendo l’elefantiaco establishment: “Hanno disintegrato il paese. Si sono mangiati la grande industria. Adesso ci provano con la media e piccola impresa. La colonna vertebrale della nostra economia. Ne falliscono una trentina al giorno”. E poi snocciola cifre: un top manager non può guadagnare 1000 volte un suo dipendente. Attacca Profumo affossatore di banche coperto di liquidazioni d’oro. E  Tronchetti Provera disintegratore di Telecom. Le provincie costano 11 miliardi, sono da abolire. Il made in Italy è da salvaguardare, spetta solo a chi produce in Italia, non in Cina.
E la battuta finale del film sembra scritta ad hoc per Grillo: “Ti sei fidato di un pazzo”, così si rivolge Servillo al suo portaborse. Esco dal cinema, in un angolo di Piazza San Carlo, alcuni volontari della comunità di Sant’Egidio distribuiscono un piatto caldo. No, non sono barboni o extracomunitari, sono il nostro vicino di casa, gente normale, non vestiti di stracci, sguardo basso, scorticati nell’anima, umiliati. Alcuni di loro avevano ancora in mano il palloncino “Vota 5 Stelle”. E’ la loro ultima speranza.  E si unisce al grido di dolore come una Stabat Mater ai piedi dell’Italia in croce Dario Fò invitato al Grillo show: “Non molliamoli”. Io ho già votato e lo rivoterei una, due, centomila volte. 

Ps: come Massimo Fini ha analizzato Grillo darà voce alla categoria più temuta, quella degli astensionisti. E saranno botte di fatto!

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