I militari della Guardia di finanza di Milano hanno arrestato il finanziere Alessandro Proto, accusato di manipolazione del mercato e ostacolo all’attività degli organi di vigilanza. La richiesta di arresto, firmata dal gip Stefania Donadeo, è stata avanzata da procuratore aggiunto Francesco Greco e dal pm Isidoro Palma. Proprio in questi giorni era stata ufficializzata la notizia dell’acquistoda parte di Proto del quotidiano “Pubblico” per 400mila di euro. Con riassunzione in blocco dei giornalisti e un annuncio: “Era arrivato il momento di avere un mio giornale. Faremo il Fatto Quotidiano di destra”. Anche il Fatto Quotidiano originale, del resto, era già finito nel suo mirino.

Proto, che aveva mentito anche sulla sua laurea alla Bocconi di cui non è mai stato studente, è “un abile truffatore in danno di sprovveduti imprenditori in cerca di liquidità al di fuori dei canali bancari”, scrive il gip nell’ordinanza di custodia cautelare. “Gli accertamenti compiuti sull’intera operatività di Proto – si legge nel provvedimento – nonché gli ascolto telefonici condotti per oltre due mesi a cura del nucleo di Polizia tributaria portano univocamente ad escludere che egli si occupi veramente di operazioni di trading in borsa per conto di investitori italiani o esteri”. “Proto vive innanzi tutto dei proventi delle truffe perpetrate ai danni di diversi imprenditori – osserva il gip – in cerca di finanziamenti e vede nelle manipolazioni informative del mercato uno degli strumenti attraverso i quali farsi conoscere e attirare ingenui investitori nelle sue trappole”. 

Secondo il gip che ha firmato il suo ordine d’arresto, c’è il rischio “concreto” che l’arrestato fugga all’estero, considerando anche che risiede in Svizzera e ha conti correnti nel territorio elevetico e in Spagna. Lo “schema” seguito da Proto, stando alla ricostruzione della Procura, consisteva nel divulgare al mercato notizie false attraverso comunicati divulgati dalla stampa alterando così il prezzo dei titoli in Borsa.

Sentito dalla Consob sulle notizie non veritiere rivelate di volta in volta al mercato, Proto ha fornito secondo il gip “informazioni generiche, prive di qualsivoglia serio approccio conoscitivo circa l’effettiva consistenza delle transazioni di Borsa di cui egli si è dichiarato in più occasioni artefice”. “Quanto al pericolo dell’inquinamento probatorio – scrive il gip – le attività tecniche hanno messo in luce la particolare attività di Proto a mentire anche dinanzi ad attività pubbliche in occasioni ufficiali”. A suo carico, infine, c’è anche il pericolo di reiterazione del “medesimo reato” resa “altamente probabile” dall’attività di false comunicazioni al mercato protratta per oltre un anno con comunicati riguardanti una pluralità di società quotate”.

Nel capo di imputazione viene contestato nello specifico di “avere omesso di comunicare alla Consob puntuali informazioni in ordine alle operazioni di compravendita aventi ad oggetto titoli quotati su mercati internazionali”. L’inchiesta riguarda l’attività a tutto campo del trader oltre che le sue comunicazioni al mercato riguardo società quotate. Analizzando i suoi comunicati si riscontrerebbero quelle che per gli inquirenti vengono definite delle “mezze verità”. Per la Procura per quanto le sue proposte fossero effettivamente state fatte, al mercato non veniva mai comunicato che venivano respinte al mittente immediatamente.

In passato, i magistrati hanno anche raccolto la testimonianza di Proto e lui avrebbe giustificato la vaghezza dei suoi comunicati, spiegando che lui opera per conto di investitori che si rivolgono alle sue società e non acquisisce direttamente le quote delle società oggetto delle comunicazioni. L’attività investigativa è scaturita anche da un input del secondo Reparto del Comando Generale del Corpo e “ha consentito di individuare numerose comunicazioni al mercato rivelatesi all’esito delle indagininon attendibili“, è scritto in una nota.

L’arresto segue di tre mesi la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati per l’ipotesi di aggiotaggio e truffa che risale allo scorso novembre, pochi giorni dopo, cioè, l’annuncio della candidatura di Proto alle Primarie del Pdl (“Mi candido anche se non servono a nulla, l’unico leader resta Berlusconi”, aveva detto), che non si sono poi comunque svolte. Gli inquirenti avevano valutato anche ipotesi di bancarotta all’interno della stessa inchiesta sulla galassia societaria del finanziere.

Da quanto ricostruito dalle interviste rilasciate negli ultimi mesi, Proto è un consulente di 38 anni. Avrebbe base a Lugano e opererebbe attraverso la Proto organization, la cui “sede principale” è a Londra, secondo quanto riporta il suo sito internet. “Siamo uno dei leader d’investimento, delle imprese di consulenza e di real estate del mondo”, si legge sul sito, che non riporta nomi di clienti o operazioni ma racconta nei dettagli una filosofia aziendale basata su “entusiasmo e aggressività”.  A ottobre Proto aveva annunciato la firma un patto di sindacato su Rcs (l’editrice del Corriere della Sera) tra quattro investitori stranieri (il brasiliano Jorge Froemming, gli indiani Bushra Alrazmi e Kushal Pal Singh e l’americano Paulius Broad), insieme titolari del 2,84% del capitale della società editoriale. Dopo diverse richieste di chiarimenti non soddisfatte, però, la Consob aveva reso noto il 31 ottobre la mancanza di elementi in grado di attestarne “la veridicità”.

Prima di Rcs nel mirino di Proto era entrato il progetto FonSai-Unipol: il finanziere annunciò di avere offerto all’ad di Unipol, Carlo Cimbri, 200 milioni di euro a supporto del piano di fusione. E prima ancora era stata la volta di Unicredit: Proto comunicò di avere raccolto l’1,2% del capitale attraverso i propri investitori e, mentre si discuteva del rinnovo dei top manager, si candidò persino alla presidenza della banca. Quindi Tod’s, di cui Proto disse di avere rilevato il 2,8%, e la lenta salita in Mps, Fiat, Mediobanca: tutte partecipazioni annunciate di cui poi non si è mai ritrovata traccia, vuoi perché sotto il 2% (soglia in cui scatta l’obbligo di comunicazione alla Consob), vuoi perché acquistate attraverso singoli investitori, vuoi perché – a suo dire – immediatamente rivendute.

Fino alla comunicazione ufficiale del patto di sindacato su Rcs, che ha portato all’intervento della Consob. Ma gli interessi di Proto non si fermano qui: un anno fa, quando il San Raffaele era sull’orlo del crac, il finanziere preannunciò l’intenzione di presentare un’offerta migliorativa rispetto a quella dello Ior e della famiglia Malacalza. Piano poi saltato. Infine, la politica e l’immobiliare. Da ultimo, solo ieri, si proponeva come acquirente della sede storica del Corriere della Sera in via Solferino a Milano.

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