Invio dei “mafiosi” per risolvere il caso, ma non ci sono prove che li abbia scelti come per la loro “mafiosità”. Prova mancante o contraddittoria: quindi è stato corretto il verdetto dei giudici di appello di Milano che hanno assolto Marcello Dell’Utri dall’accusa di tentata estorsione con l’aggravante mafiosa. Con le motivazioni, del verdetto del 20 giugno scorso, depositate oggi, si chiude definitivamente il libro su un lungo e tormentato processo che è stato vagliato due volte dalla Cassazione. “Il giudice del rinvio ha adempiuto a quanto demandatogli dando conto delle ragioni che facevano propendere per la soluzione dell‘insussistenza della minaccia, quantomeno per mancanza e contraddittorietà della prova in ordine – scrivono gli ermellini – alla idoneità o direzione univoca della condotta concorsuale accertata, con conseguente assoluzione degli imputati ai sensi dell’articolo 530″. 

La Suprema Corte aveva rigettato il ricorso del procuratore generale di Milano e dichiarato inammissibile quello presentato da Garraffa, parte civile nel processo e confermato in via definitiva la sentenza pronunciata dalla Corte d’appello milanese. Dell’Utri era stato accusato di aver cercato di estorcere denaro a Garraffa, il quale, nel ’91, aveva ottenuto una sponsorizzazione per la sua società di pallacanestro, pari a un miliardo e 700 milioni di lire, a lui versati attraverso Publitalia, all’epoca guidata da Dell’Utri. Nel dicembre ’91, secondo l’accusa, uno degli uomini più vicini a Silvio Berlusconi aveva preteso indietro metà dei soldi, minacciando Garraffa e coinvolgendolo, per convincerlo, anche boss mafiosi del calibro di Vincenzo Virga. Anche lui assolto. 

Nelle motivazioni i giudici dell’appello aveva scritto che Dell’Utri aveva ”mobilitato due mafiosi del calibro di Virga e Buffa” per ”convincere” Garraffa, allora patron della Pallacanestro Trapani, ”a rispettare l’impegno”, ossia la restituzione della metà dei soldi della sponsorizzazione, ma era stata ”raggiunta la prova” che la ”visita” dei due all’imprenditore fosse ”idonea ad incutere timore” dati i rapporti di amicizia tra Virga e Garraffa. Nelle motivazioni del proscioglimento nel merito si leggeva anche che il quadro probatorio invece lasciava ”ampio spazio all‘ipotesi alternativa che tale visita avesse rappresentato un tentativo di interposizione mediatoria del Virga non ostile al Garraffa, effettivamente volta (…) ad aggarbare la vertenza insorta tra la persona offesa e Publitalia”. In sostanza, sintetizzava il verdetto ratificato dai supremi giudici, si può ritenere che Dell’Utri abbia ”scelto i due personaggi per tentare di risolvere la vertenza non tanto o solo in ragione della loro ‘mafiosità’ (…) quanto per la loro intensa precedente e coeva frequentazione ‘amicale’ con Garraffa”. 

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