Il Regno Unito potrebbe risparmiare un terzo della sua spesa pubblica con una “semplice” ricetta: privatizzare tutto il privatizzabile. La proposta arriva a margine del più corposo studio sulla materia mai realizzato dalla Cbi, la Confederation of British Industry, la “Confindustria britannica”. Così, l’organizzazione – che, a differenza del caso italiano, non ha rappresentanza sociale, ma è più una sorta di “lobby” che fa pressione sul sistema politico – lancia per l’ennesima volta un appello per l’apertura dei mercati.

Ma, per la prima volta, lo fa con dati e numeri precisi che arrivano dalla società di consulenza Oxford Economics. Cifre che cercano di dare consistenza alle richieste degli imprenditori, a fronte anche delle recenti critiche alla gestione privatizzata della sicurezza durante le Olimpiadi di Londra. Così, secondo la Cbi, il Regno Unito potrebbe salvare, ogni anno, almeno 22,6 miliardi di sterline, oltre 25 miliardi di euro, “lasciando alla libera concorrenza settori quali l’edilizia sociale, la gestione delle carceri e la ristorazione scolastica”, ha detto il direttore generale dell’ente, John Cridland. “Ora chiediamo che il governo di David Cameron esca da questa inerzia e che consideri le nostre proposte”. Richiesta accolta, visto che l’esecutivo di coalizione fra conservatori e liberaldemocratici ha già fissato un incontro per “vagliare le opzioni in campo”.

Poco importa se le ditte che hanno avuto in appalto la gestione dell’ordine pubblico durante quei giochi globali che hanno messo sotto il riflettore Londra e la Gran Bretagna non sono state pienamente in grado di rispettare il contratto di gara. A poche settimane dall’inizio delle Olimpiadi, l’esercito ha dovuto richiamare migliaia di militari dall’Afghanistan.

E poco importa se molte aziende alle quali sono stati appaltati servizi di case di riposo hanno mostrato diverse lacune nella gestione dei pazienti e degli ospiti, come quotidiani e televisioni hanno mostrato ampiamente con inchieste e reportage. Secondo la Cbi, la privatizzazione è ancora la ricetta vincente ed è applicabile a servizi pubblici che, ogni anno, muovono un giro di affari di oltre 278 miliardi di sterline, oltre 300 miliardi di euro. Lo studio di Oxford Economics dice anche qualcosa di più: con il risparmio, il bilancio del Regno Unito potrebbe tornare in pareggio per l’anno 2016-2017. E la spesa pubblica di quest’anno – 680 miliardi di sterline, fra governo centrale e amministrazioni locali – potrebbe essere vista al ribasso già dall’anno prossimo.

Non contenta della “forza” dei numeri, la Cbi ha pure commissionato un sondaggio telefonico tramite ComRes, una nota società di ricerche di mercato. Secondo lo studio, il 75% dei britannici sarebbe favorevole a una maggiore privatizzazione. Un uso, questo dei sondaggi, ampiamente criticato dai sindacati del Regno Unito, che contestano tutta la nuova strategia della Confindustria britannica.

Dave Prentis, segretario generale di Unison, una delle sigle più importanti, ha rilasciato un comunicato: “La Cbi ha tirato fuori dal cappello numeri e cifre che non ci convincono. I fatti sono evidenti: la privatizzazione è un costoso fallimento. I contribuenti non se la possono più permettere e solo la settimana scorsa alcuni parlamentari hanno chiesto una lista nera di aziende che hanno fallito nel rispettare contratti di gara e di appalto. La privatizzazione – ha continuato Prentis – si porta dietro enormi costi umani. Chiedete a un anziano di una casa di riposo, oggi, o considerate il fiasco della sicurezza durante le Olimpiadi. Quando il settore privato rompe qualcosa, il pubblico deve raccogliere cocci e rimasugli. E si deve sobbarcare pure il costo finale”. Ma la Cbi ha subito replicato: “È giunto il tempo di rompere ogni monopolio, non ce lo possiamo più permettere”.

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