Un contatore geiger parcheggiato al 14esimo piano del Pirellone. Forse la cosa più bizzarra saltata fuori dal libro dei conti dell’Italia dei Valori insieme a qualche cena un po’ salata, il cesto di Natale con un salame di troppo e poco altro perché altro – spulciando fatture e rimborsi di un anno – francamente non c’è: non c’è traccia di Suv, barche e ville come accade nel Lazio, dove i consiglieri del Pdl hanno saccheggiato 30 milioni di fondi pubblici in due anni. 

Antefatto. La scorsa settimana il Fatto Quotidiano, sull’onda lunga delle vicende laziali, ha rivolto un appello ai capigruppo che siedono a Palazzo Lombardia perché mettessero a disposizione la rendicontazione di 11 milioni di euro spesi nel 2011. Tutti trasparenti, a parole, quando si trattava di mostrare il bilancio depositato e certificato, cioè le tabelle riassuntive delle somme spese per funzionamento, comunicazione e personale. Entrate-uscite. Ma alla domanda di poter accedere ai faldoni con fatture, scontrini e ricevute messi a rimborso Palazzo Lombardia si è improvvisamente diviso in due: Pdl, Lega e Pd hanno risposto picche, trincerandosi dietro la privacy e il diritto degli eletti a spendere liberamente per espletare il loro mandato. Idv e Sel – dopo un consulto con tutti i consiglieri – hanno aderito all’invito e ieri sono stati di parola, inaugurando un atteggiamento inedito nei palazzi della politica. Per ora molto molto isolato. 

 

Stefano Zamponi (Idv) spalanca l’armadio che altrove è una cassaforte inaccessibile. Altrove c’è chi si farebbe mozzare la mano piuttosto che girare la chiave. “Prego, state quanto volete e se avete bisogno chiedete”. Convegni, manifesti, ricevute di pranzi senza un’aragosta o una cozza pelosa. Manco una bottiglia di spumante. Salta fuori invece la fattura da 360 euro per un rilevatore della radioattività. Ma che ci fa in un armadio del Pirellone? “Serviva per dirimere una contesa tra un consigliere e l’Arpa sull’inquinamento di un campo. L’Asl non lo aveva e così alla fine l’abbiamo comprato noi ma resta a disposizione di tutti i lombardi come ogni cosa acquistata dal gruppo”. E lo studio televisivo da 2mila euro? “Lo abbiamo preso per fare i nostri video e non dover pagare finte trasmissioni ma anche questo resterà a disposizione di tutti”. Altra porta, Sel. “Prego, siete i primi a chiedere le fatture. In due anni non ho ricevuto una richiesta di accertamento”, racconta perplessa la capogruppo Chiara Cremonesi.“Non ne sono affatto contenta perché significa che qualcosa nel sistema non funziona e con l’aria che tira tocca ai partiti fare un passo avanti nella trasparenza fino a quando non si cambieranno le regole. Una soluzione potrebbe essere un controllo diverso, puntuale e non formale, della Corte dei Conti”. Ma questi 250 euro al Sushi bar a luglio? “Era un pranzo di gruppo, noi abbiamo molti collaboratori volontari che contribuiscono all’attività politica a titolo volontario e il massimo che possiamo fare è offrirgli un pasto”.

Insomma, anche qui, robetta. In fondo l’esito dell’esperimento era un po’ scontato. C’è poco da stupirsi infatti se chi mangia la torta non parla e chi raggranella le briciole sì. Perché così vanno le cose anche in Regione Lombardia, dove la trasparenza è inversamente proporzionale agli zeri: a farsi avanti, infatti, sono stati due partiti con due e tre consiglieri per i quali ricevono fondi a tre zeri; a tirarsi indietro, per contro, proprio i partiti che di consiglieri ne hanno fino a 30 e di zeri per i rimborsi ne hanno sei. Questi i numeri. Idv, tolti i costi del personale, ha ricevuto 202mila euro per le spese di funzionamento e comunicazione e ne ha spesi la metà (104.498). Sel 103mila euro e ne ha spesi 74mila. Difficile che da questi importi saltino fuori auto di lusso, vacanze esclusive e case da sogno. Ben più sostanziosa la “dote” dei partiti che hanno negato l’accesso alla contabilità alimentando il mistero su come abbiano speso in un anno 3,2 milioni di euro (Pd 1 milione, Pdl 1,2, la Lega 940mila euro). Gli unici dati che hanno reso disponibili sono gli importi aggregati e ieri i capigruppo hanno di nuovo declinato l’invito. Stefano Tosi (Pd) rimarca “fatture e contratti sono cose nostre… abbia pazienza”. L’esperimento di oggi è stato dunque un successo a metà. Idv e Sel sono stati trasparenti e la contabilità, da oggi in poi, sarà lì a disposizione di tutti i giornalisti. Ma la ritrosia non dirada i sospetti e smorza l’entusiasmo. Se dal Pirellone oggi è partito un messaggio nuovo e diverso, da Milano a Roma, quanti saranno disposti a raccoglierlo?

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