Nel percorso verso l’accensione dell’inceneritore di Parma arriva un nuovo ostacolo. Il procuratore capo Gerardo Laguardia ha chiesto il sequestro preventivo del cantiere di Ugozzolo, dove l’impianto di Iren dovrebbe essere completato e attivato entro dicembre 2012. La notizia, diffusa dal Tg3 regionale, è un colpo di scena nell’intricata vicenda che vede contrapposto il sindaco Federico Pizzarotti e il Movimento 5 stelle, che hanno puntato la campagna elettorale anche sullo stop al forno, alla multiutility Iren, decisa a completare il progetto entro la fine dell’anno. Era stato lo stesso assessore all’Ambiente Gabriele Folli, dopo aver ingaggiato come consulente esterno l’ingegnere Paolo Rabitti, esperto in materia che avrebbe dovuto trovare falle nei documenti riguardanti la realizzazione del termovalorizzatore, ad auspicare che i numerosi esposti presentati in Procura portassero a qualche risultato dopo l’estate. Ed ecco, puntuale, l’indagine che vede coinvolte una decina di persone per il reato di abuso di ufficio e abuso edilizio.

Sulla richiesta della Procura della Repubblica, inoltrata il 30 luglio al pm Roberta Licci, l’ultima parola l’avrà il giudice per le indagini preliminari Maria Cristina Sarli, che dovrà decidere se accoglierla o meno. Per ora il procuratore ha mantenuto il massimo riserbo sui nomi degli indagati, ma nel mirino ci sono i vertici di Iren, Comune di Parma e Provincia, che hanno partecipato alla realizzazione e all’approvazione del progetto. L’ipotesi di abuso d’ufficio sarebbe data dal fatto che l’appalto per la costruzione dell’inceneritore è stato affidato a Iren senza procedura di gara pubblica, come evidenziato anche negli oltre dieci esposti presentati in Procura in questi anni. L’abuso edilizio invece era una questione già emersa quando sindaco era Pietro Vignali, che con un’ordinanza aveva fatto chiudere il cantiere nei mesi estivi del 2011 per la mancanza di permesso adeguato a costruire. Il cantiere di Ugozzolo sarebbe stato avviato senza la concessione edilizia del Comune, che non avrebbe mai ricevuto il pagamento degli oneri di urbanizzazione. L’anno scorso a porre fine alla questione era stato il Tar, che aveva dato ragione alla multiutility e Iren per l’interruzione dei lavori aveva addirittura chiesto un risarcimento danni di 28 milioni di euro.

“Allo stato ritengo che gli uffici della Provincia, per quanto di propria competenza, abbiano agito nel rispetto della legge, come peraltro confermato da due successive sentenze del Tar di Parma” ha dichiarato il presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli, che aveva dato il via libera al progetto e lo aveva sostenuto anche nella sua corsa alla fascia tricolore contro Pizzarotti. “Non conosco ancora nello specifico le motivazioni della richiesta – ha aggiunto Bernazzoli, che ha appreso la notizia dalla stampa – e comunque non ritengo, allo stato, di formulare commenti nel dettaglio onde non interferire con le valutazioni che dovrà fare la competente autorità giudiziaria”.

Quello che è certo però è che con la richiesta di sequestro preventivo da parte della Procura, si rafforzano le speranze per il Movimento 5 stelle di fermare l’inceneritore, cavallo di battaglia della campagna elettorale di Pizzarotti che aveva avuto, proprio in virtù di questo punto del programma, l’appoggio dell’associazione Gestione corretta rifiuti e di molti cittadini. “Attendevamo da tempo un giudizio da parte della Procura perché sapevamo che il progetto del termovalorizzatore nascondeva molte ombre e abbiamo sempre sostenuto che fosse una scelta sbagliata – ha commentato l’assessore Folli, che però ci tiene a precisare che l’indagine della Procura non significa un punto di arrivo per i Cinque stelle. L’ingegnere Rabitti continuerà a lavorare sulle carte in cerca di altre irregolarità nel progetto e a studiare una soluzione alternativa al forno inceneritore. Proprio recentemente l’opera è stata di nuovo messa in discussione dalla giunta Pizzarotti dopo la pubblicazione del piano economico e finanziario del progetto di Iren che prevede per i cittadini di Parma le tariffe più alte d’Italia per lo smaltimento rifiuti, e l’assessore era arrivato a chiedere le dimissioni del vicepresidente Iren Luigi Giuseppe Villani, nominato a suo tempo da Vignali.

“Aspettavamo che le indagini della magistratura facessero il loro corso, ma il nostro lavoro non è finito qui – aggiunge Folli – Abbiamo sempre osteggiato il progetto, e ora che sono emerse anche irregolarità di procedura, non ci fermeremo. Chiediamo che si riparta di nuovo tutti insieme per studiare in modo spedito una gestione alternativa dei rifiuti”.

Soddisfatto anche il sindaco Pizzarotti, che dalla festa del Movimento 5 stelle a Brescia, dove era ospite, ha commentato positivamente la notizia: “Aspettiamo la firma del gip, ma è evidente che le denunce che abbiamo fatto nel tempo erano fondate – ha detto – Ora sarà necessario affrontare da subito l’alternativa che da sempre è all’interno del nostro programma”.

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