Trentatré dipendenti della società Comdata Care, azienda che nel 2007 assunse centinaia di esternalizzati per i call center Vodafone, hanno vinto il ricorso per essere reintegrati dalla multinazionale (con sentenza esecutiva del Tribunale di Roma) e non solo non sono stati fatti rientrare al posto di lavoro, ma sono stati messi addirittura in mobilità.

Il reintegro è avvenuto il 20 gennaio scorso, dopo aver vinto in tribunale, ma solo a libro paga senza poter rientrare in azienda. E un mese dopo è partita la procedura di mobilità da parte della Vodafone per esubero strutturale: le lettere stanno arrivando in questi giorni ai 33 che si sono “permessi” di fare causa a Vodafone ed hanno pure “osato” vincerla.

Ma la causa (analoga nelle motivazioni e peraltro all’esame dello stesso giudice) è in corso anche per altri lavoratori. Sono almeno cento, ma sono stati già avvertiti dalla Vodafone: l’azienda ha già anticipato che in caso di vittoria dei ricorrenti aprirà una nuova procedura di mobilità, tanto che alcuni si sono già tirati indietro preferendo un posto sicuro, almeno fino al 2014, in Comdata Care, piuttosto che la mobilità dopo aver vinto il ricorso in un’aula di tribunale.

“Una violazione delle regole completa, mai nella mia carriera ho visto un’azienda che, non rispettando la sentenza di reintegro, mette addirittura in mobilità i dipendenti che hanno vinto il ricorso” spiega l’avvocato Carlo Guglielmi, che rappresenta i lavoratori. “Tra l’altro tra i 33 vincitori del ricorso che andranno in mobilità – racconta – vi sono due donne con figli di neanche un anno, due disabili gravi ed un padre di famiglia con 4 figli dai 2 ai 5 anni che ha perso recentemente la moglie, una violazione totale delle regole”.

In tutto sono più di 900 i dipendenti a tempo indeterminato della Vodafone che nel 2007 sono stati “ceduti” alla Comdata e l’appalto scadrà nel 2014. A Roma sono circa 280 e temono, a commessa scaduta, di perdere il lavoro.

La sentenza di dicembre parla chiaro: il giudice ordina “di ripristinare la concreta funzionalità del rapporto di lavoro con ciascun ricorrente in mansioni equivalenti al livello di inquadramento di ciascun ricorrente prima del trasferimento”. Parole come pietre che non sembrano impressionare la Vodafone, visto che la compagnia telefonica non ha ancora mosso un dito. La compagnia telefonica, peraltro, è stata difesa dall’avvocato Franco Tofacchi, dello studio Ichino-Brugnatelli: proprio Pietro Ichino, il giuslavorista – e senatore del Pd – che si batte per la riforma dell’articolo 18. Una norma quest’ultima che se non fosse più in vigore darebbe in effetti carta bianca alla Vodafone visto che, probabilmente, a riforma approvata, nel caso dei 33 vincitori del ricorso vi sarebbe solamente un indennizzo di 12 o 24 mensilità che la Vodafone, con un’utile di 4 miliardi di euro, pagherebbe volentieri agli ex dipendenti.

Resta che l’accordo tra Vodafone e Comdata per l’esternalizzazione degli operatori (con un costo del contratto di appalto di 10232 euro annui in più rispetto a quello dei lavoratori interni) in realtà è stato avallato anche dalle rsu, cioè i rappresentanti sindacali aziendali. Gli stessi sindacati che poi non hanno fatto nulla dopo l’apertura della procedura di mobilità nei confronti dei 33 lavoratori che poi hanno vinto il ricorso in tribunale.

Atteggiamento morbido di Cgil, Cisl e Uil confermato anche dal fatto che gli esternalizzati in Comdata Care a Roma ora hanno quasi tutti la tessera dei Cobas e dell’Ugl, gli unici sindacati che si sono opposti a questa operazione. “E’ un paradosso che gli unici sindacati veramente rappresentativi dei dipendenti Comdata Care – spiega Serena Antonelli, Rsu dei Cobas – non abbiano potuto partecipare all’ultimo incontro sindacale con Vodafone per poter addivenire ad un accordo. A rappresentare i dipendenti di Comdata Care c’erano solamente i tre sindacati diffidati formalmente dai dipendenti stessi nel 2007”.

Un appalto che somiglia a un licenziamento mascherato visto che è fuori mercato. Il costo orario della commessa in Comdata Care è di 30 euro l’ora, la media per queste commesse è di 18-22 euro l’ora, e quindi probabilmente nel 2014 tutti i dipendenti di Comdata Care saranno a spasso. Aspetto sottolineato anche nelle motivazioni della sentenza del giudice del lavoro Francesca Romana Pucci: “L’operazione avrebbe celato una mera esternalizzazione di manodopera eccessivamente costosa e sgradita”.

“Noi siamo contrari alle esternalizzazioni – spiega Stefano Conti, segretario Ugl Tlc – ma ci rendiamo conto della necessità in alcuni casi di sottoscriverle per mantenere i posti di lavoro, tant’e che abbiamo firmato un accordo poco tempo fa che prevede la cessione di 770 dipendenti Fastweb alla Visiant Next. La società è speculare alla Comdata Care ma nel contratto di 7 anni è previsto al sesto anno, il reintegro dei dipendenti alla “casa madre”, che ancora lavoreranno su commesse Fastweb. L’accordo tra Comdata Care e Vodafone non prevede questo, sostanzialmente Comdata Care è una scatola vuota destinata a morire nel 2014”. E nella scatola vuota Comdata Care ci sono più di 900 dipendenti a tempo indeterminato che a novembre del 2014 probabilmente andranno a casa. Compresi quelli che sanno – perché l’ha detto un giudice – di avere ragione.

Di Luca Teolato

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