L’area anarco-insurrezionalista “è pronta a fare il salto di qualità, è pronta all’assassinio”.  L’Italia è minacciata anche “dal terrorismo internazionale e dall’eversione interna”. Due allarmi gravi. Il primo del capo della polizia, Antonio Manganelli, in un’audizione davanti alla commissione Affari costituzionali della Camera. Il secondo del presidente del Copasir Massimo D’Alema.

“Quando si mette un ordigno in un giardino – ha spiegato Manganelli – e dopo qualche minuto se ne fa esplodere un altro nella stessa area, vuol dire che si vuole colpire chi interviene. E l’assistente del ministro dell’Interno greco morì nell’esplosione di un plico esplosivo”. I collegamenti tra Italia e Grecia, secondo il capo delle forze dell’ordine, sono molteplici e ramificati: “La nostra Federazione anarchica informale ha aderito alla proposta degli ‘omologhi’ greci delle Cellule di cospirazione di fuoco, proposta di adesione a un network internazionale più agguerrito, che mira a mettere in piedi azioni violente antisistema”. Il problema è individurare una risposta da parte dello Stato a un fenomeno, quello dell’anarchismo, da sempre considerato secondo Manganelli, “sinonimo di spontaneismo”. Un errore di valutazione fatto anche dalla magistratura che “persegue associazioni di tipo mafioso con gerarchie precise ma ha più difficoltà nel perseguire un’organizzazione che lo è fino a un certo punto, visto che nulla vieta al singolo esponente di fare azioni individuali”. Personalmente – ha detto ancora Manganelli – ho parlato con alcuni dei procuratori più esperti in materia per cercare di capire se ci sono spazi per un’altra figura normativa, diversa dall’associazione o dalla banda armata, per perseguire un’associazione speciale, a metà tra l’organizzazione strutturata e l’organizzazione che ti rende forte in quanto appartieni ad essa ma non ti vieta, anzi, di fare qualcosa da soli”.

E sempre in materia di sicurezza a lanciare l’allarme è Massimo D’Alema, presidente del Copasir al termine della lunga audizione del presidente del Consiglio, Mario Monti, durata quasi due ore e mezza. L’Italia è minacciata anche “dal terrorismo internazionale e dall’eversione interna”. “Abbiamo discusso delle minacce che gravano sul nostro Paese e di come assicurare la sicurezza”, ha spiegato l’esponente Pd a capo del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Che tipo di minaccie? “Siamo un paese esposto alla minaccia del terrorismo internazionale, alla minaccia dell’eversione interna, alla minaccia economica nel senso della speculazione finanziaria e dell’aggressione delle nostre principali imprese, alla minaccia cibernetica, alla minaccia della criminalità organizzata“. Alla domanda se l’eversione interna sia riconducibile al terrorismo classico rosso o nero, D’Alema ha risposto: “Non hanno la forma del terrorismo degli anni ’70. Ma non c’è dubbio che persistono, sia nelle code di quel terrorismo (penso brigatista), sia fenomeni legati all’anarco insurrezionalismo, sia fenomeni di violenza squadristica, di eversione di destra. Sono fatti alle cronache. Il problema è come monitorare questi fenomeni, anche attraverso un’azione di prevenzione, di individuazione dove queste minacce si concentrano. Noi abbiamo sollecitato un a costante attenzione dei servizi e degli organi di polizia”.

Secondo Manganelli quello dell’anarco insurrezionalismo è ” un fenomeno colpevolmente trascurato in questi anni, mediaticamente capito poco anche perché solo per caso non ha portato a dei morti, non sempre compreso nella sua effettiva dimensione anche da una legislatura come la nostra che in alcuni settori come questo denuncia dei ‘buchi'”. Il capo della polizia fa anche il punto sulla protesta no tav in Val di Susa che il prossimo : “Siamo alla vigilia delle prime azioni davvero invasive, quelle che porteranno agli espropri” mentre “fino ad oggi ci siamo confrontati con qualcosa di meno, con “forme di dissenso generalizzato”. “Sappiamo tutti – premette Manganelli – che il territorio ha sempre respinto ipotesi di realizzazione della tratta ferroviaria in un’area già considerata ‘compromessa’ da due strade statali, dall’autostrada A32 e dalla linea ferroviaria già esistente con la Francia”. Se a questo si aggiunge che la Val di Susa “è storicamente terreno tradizionale di espressioni antagoniste, dove sono nati e vissuti esponenti di Prima Linea e dove ancora oggi c’è la presenza piuttosto stabile di personaggi di spicco dell’area anarchica radicale” non è difficile prevedere che il “dissenso rispetto a chi prevede la realizzazione dell’alta velocità, nato con le prime opere di cantierizzazione, sia destinato a continuare”. Prova della radicalizzazione dello scontro è l’aumento del numero delle manifestazioni: “Lo scorso anno abbiamo battuto ogni record di manifestazioni pubbliche: quelle regolarmente preavvisate, discusse in sede di Comitati provinciali di ordine pubblico e oggetto di ordinanza del questore sono state 10.461, oltre il 40% in più rispetto al 2008 e al 2009, il 10% in più rispetto al 2010”. Anche se, conclude il capo della polizia, “soltanto 187 di esse, l’1,8% del totale, ha fatto registrare episodi di ‘effervescenza’, dalle semplici contestazioni sonore alla necessità per le forze dell’ordine di fare ricorso a cariche di alleggerimento o a cariche più muscolari”. E i vecchi servizi d’ordine? E’ vero – ha ammesso Manganelli rispondendo alla domanda di uno dei commissari – una volta erano i sindacati e i grandi partiti ad aiutare a ‘gestire’ la piazza e a garantire esiti non cruenti, ma oggi tutto questo non esiste più, né a destra né a sinistra”.

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