L'ex premier Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi è stato rinviato a giudizio con l’accusa di concorso in rivelazione del segreto d’ufficio nel procedimento per il passaggio di mano dell’intercettazione tra Piero Fassino e Giovanni Consorte ai tempi della mancata scalata alla Bnl. Così ha deciso il gup Maria Grazia Domanico al termine dell’udienza di questa mattina. “Mai ascoltato conversazioni del genere” altrimenti “me lo ricorderei” aveva dichiarato Silvio Berlusconi rendendo dichiarazioni spontanee.

L’ex premier, insomma, non avrebbe mai saputo niente della famosa telefonata – “abbiamo una banca” – tra l’attuale sindaco di Torino e l’ex presidente di Unipol. Di certo, però, ne ebbe un vantaggio politico. Da quella fine 2005 cadde definitivamente il mito della ‘diversità morale’ della sinistra. E da lì in poi una Unione in netto vantaggio dopo la vittoria schiacciante nelle elezioni regionali si avviò verso un crollo che portò al sostanziale pareggio nelle elezioni politiche della primavera del 2006, da cui uscì un governo Prodi spuntato in partenza.

Quale che sia il percorso politico, gli inquirenti hanno deciso il rinvio a giudizio per l’ex premier. Si apre così il quarto processo a Milano per Berlusconi, già a giudizio per il caso Ruby (prostituzione minorile e abuso d’ufficio), per la corruzione dell’avvocato David Mills e per la compravendita dei diritti Mediaset. Stando alle ricostruzioni, Berlusconi avrebbe ascoltato il nastro direttamente nella sua villa di Arcore alla vigilia del Natale 2005. La telefonata finì poi pubblicata sulla prima pagina de Il Giornale di Paolo Berlusconi pochi giorni dopo, il 31 dicembre. Alla scena partecipano lo stesso Berlusconi, suo fratello Paolo e due manager: Roberto Raffaelli e Fabrizio Favata. Sono i due a portare in dono a Berlusconi la telefonata, contenuta in una chiavetta Usb. Secondo il racconto della vicenda fatto dallo stesso Favata, solo ascoltando la conversazione tra Fassino e Consorte, l’ex premier, fino ad allora sprofondato nella poltrona, si risveglia dal ‘torpore’ per dire ai suoi ospiti: “Grazie, la mia famiglia vi sarà grata in eterno”. Circostanza negata dal Cavaliere, che di fronte al gup non avrebbe né smentito né confermato l’incontro – “Ricevo tanta gente” – ma ha negato nello specifico che sia stato possibile un suo assopimento davanti agli ospiti. Diversa la ricostruzione di Raffaelli, Nel corso dell’inchiesta, il manager aveva ammesso di avere portato un file audio con la registrazione della telefonata Consorte-Fassino nella residenza di Berlusconi. Ma aveva anche detto che il lettore audio (e non una chiavetta Usb) si era inceppato, impedendo l’ascolto del nastro.

Da oggi, in ogni caso, Berlusconi è imputato di concorso in rivelazione di segreto d’ufficio. Stando a quanto stabilito nei mesi scorsi dal gup Stefania Donadeo – che ha formulato l’imputazione coatta dopo una prima richiesta di archiviazione dei pm – sarebbe stato consapevole che l’intercettazione era stata trafugata quando esisteva solo come file – non ancora trascritto – agli atti dell’indagine sulla tentata scalata alla Bnl. Per il gup l’ex premier ascoltò quella conversazione e dimostrò gratitudine verso i due imprenditori, acconsentendo che il fratello Paolo – a processo per la stessa vicenda – “completasse il regalo ricevuto” pubblicando la notizia. Il pm di Milano, Maurizio Romanelli, dopo un’iniziale richiesta di archiviazione in fase di indagini, in udienza ha chiesto il rinvio a giudizio del leader del Pdl, mentre la difesa ha sollevato una serie di eccezioni, tra cui quella di competenza territoriale, chiedendo di mandare gli atti a Monza. La prima udienza del processo è fissata per il prossimo 15 marzo. Ironico il primo commento dei legali dell’ex premier. Per Ghedini “è tutto come da programma”. Tanto, dice “ormai abbiamo perso il conto dei processi”.

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