Ponente ligure provincia di ‘ndrangheta. Tradotto: presenza criminale e infiltrazioni nelle attività politiche. Risultato: un anno fa il governo scioglie la giunta di Bordighera e oggi procede spedito con quella di Ventimiglia guidata dal sindaco Pdl Gaetano Scullino. La decisione, arrivata nel primo pomeriggio, appare, però, più una conferma che una sorpresa. Per capire, infatti, basta spulciare le carte dell’inchiesta Maglio che un anno fa ha raccontato la presenza delle cosche in tutta la Liguria. Una presenza che ha eroso non solo il tessuto imprenditoriale, ma anche quello politico. E così nella geografia mafiosa a Ventimiglia i padrini della Calabria affidano un ruolo decisivo, quello di camera di compensazione rispetto alle dinamiche regionali. In città esiste un locale di ‘ndrangheta. Il gip lo certifica e fa i nomi: Giuseppe Marcianò, Michele Ciricosta, Benito Pepè, Forunato e Francesco Barillaro. Tutti uniti a doppio con filo con il capo della Liguria Domenico Gangemi. Annotano i magistrati: “L’esistenza nella zona di Ventimiglia di un gruppo malavitoso appartenente alla ‘ndrangheta si desume dai rapporti dallo stesso intrattenuti con il locale di Genova”. Per questo “Gangemi manteneva contatti con il locale di Ventimiglia”

E che la presenza mafiosa sia in grado di impastare i propri interessi con quelli della pubblica amministrazione lo rileva già la relazione prefettizia del 2011 dove “si segnala il tentativo di condizionamento degli enti locali soprattutto nel settore degli appalti pubblici di lavori, forniture e servizi, nonché nel settore commerciale ed urbanistico”. E a dimostrazione di quanto sia forte il radicamento, la stessa relazione segnala come “i carabinieri hanno notato pregiudicati calabresi, intenti ad osservare il lavoro della Commissione d’Accesso di Ventimiglia, con atteggiamenti e finalità tipici degli ambienti malavitosi della regione di origine.” E ancora “le famiglie che fanno capo al “locale” di Ventimiglia mantengono un legame inscindibile con la potente cosca Piromalli dalla quale ricevono ordini e direttive”.

La relazione del Prefetto segnala infiltrazioni di uomini della ‘ndrangheta nella costruzione del nuovo porto. “Fra le presenze attuali di famiglie calabresi di rilievo sotto il profilo criminale spicca la figura di Giuseppe Marcianò”. Lo stesso che “con la società Marvon, intestata alla moglie Angela Elia, si è inserito nell’ambito dei lavori del costruendo porto di Ventimiglia”. E tanto per spiegare quanto sia forte la presenza viene ricordato un episodio intimidatorio ai danni di un importante imprenditore della zona impegnato proprio nella costruzione della nuova marina. Il 23 novembre 2010, infatti, finiscono in carcere Ettore Castellana e Annunziato Roldi “per aver esploso colpi di fucile a scopo intimidatorio contro l’autovettura di Piergiorgio Parodi, facoltoso e noto imprenditore locale, perché a loro avviso non aveva rispettato accordi precedentemente assunti. Il Roldi è persona vicina al noto Antonio Palamara”, uno dei primi personaggi legati alle cosche saliti in Liguria.

Impresa, dunque. Ma non solo. Anche politica e voti, sostegni elettorali e raccomandazioni. Il tutto giocato all’ombra del cittadina al confine francese. Lampante la vicenda del consigliere regionale Pdl Alessio Saso, eletto nel 2010, pescando preferenze nel ponente ligure. Ed è proprio su questo punto che si concentra una parte dell’indagine Maglio del 2011. Si legge: “In occasione delle elezioni amministrative liguri del marzo 2010, il Gangemi si impegnava a fornire il proprio appoggio ad Alessio Saso”. E per farlo “provvedeva ad attivare il locale di Ventimiglia nelle persone di Michele Ciricosta e Giuseppe Marcianò”. Non a caso il 3 febbraio 2010, e cioè a poche settimane dalla tornata elettorale, “il Gangemi riferiva a Saso di avere incontrato il Ciricosta e che questi gli aveva assicurato il proprio interessamento in considerazione del fatto che riteneva il Saso un bravo ragazzo”.

Non è finita, perché la stessa inchiesta mette agli atti la vicenda dell’ex vice sindaco di Ventimiglia Vincenzo Moio che, annotano i Ros, chiedeva ai boss un aiuto per la candidatura della figlia Fortunata. Per farlo mandava “un’ambasciata tramite Raffaele D’Agostino a Domenico Belcastro, organico al gruppo di Genova il quale mostrava interessamento alla richiesta”.

Insomma la decisione presa oggi dal ministro dell’Interno appare quasi scontata. E nonostante queste le reazioni politiche sono state molto caute. Per il capogruppo del Pdl, Giovanni Ascheri: ” Un po’ di amarezza c’è sicuramente. Il sindaco non l’ho ancora sentito, ma dovremo vederci più tardi per fare il punto. Per ora, non mi sento di dire altro”. Secondo il direttore generale del Comune, Marco Prestileo: “Non possiamo che prendere atto di questa decisione. So che il sindaco, al momento, è a Genova e nel tardo pomeriggio dovrebbe convocare una conferenza stampa. Da parte nostra non possiamo che rispettare questa decisione”. Il consigliere comunale di opposizione, Franco Paganelli, del Pd spiega “mi dispiace, soprattutto per la citta’ e mi spiace anche come amico del sindaco. Poi le valutazioni politiche lasciamole al partito”.

Articolo Precedente

“Borsellino fu avvertito dell’attentato
Ma scelse di proteggere la famiglia”

next
Articolo Successivo

#nevearoma, è iniziata la campagna elettorale?

next