Carlo Malinconico

Alla fine ha ceduto. Carlo Malinconico ha dovuto replicare alle domande del Fatto, dopo tre giorni di ostinato silenzio, e soprattutto grazie alla pressione insostenibile della verità portata a galla dal nostro giornale ha dovuto pagare il conto sospeso da appena tre anni all’hotel Il Pellicano di Porto Ercole. “Non ho mai fatto favori di nessuna natura ai personaggi coinvolti nelle vicende richiamate né a chiunque altro” comincia così mettendo le mani avanti nella sua nota all’Ansa il sottosegretario alla presidenza del Consiglio che poi cerca un timido contrattacco verso chi è reo “di forzare la realtà degli eventi, tra l’altro già da tempo noti”. La domanda che sorge spontanea è: egregio sottosegretario, se erano noti e se sono stati pure forzati, questi benedetti eventi, perché solo oggi ha trovato la forza per mettere mano al portafoglio?

Ecco la sua risposta traballante: “Sono stato Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri fino al 7 maggio 2008 per effetto del rapporto istituzionale, allora vedevo, come tanti, in Angelo Balducci un collega di prestigio. Ribadisco di non aver mai fatto favori a lui nè lui mai mi chiese di fargliene. Non ho mai conosciuto Anemone. Piscicelli mi è stato presentato nell’estate 2007”. Poi finalmente Malinconico entra nel merito delle vacanze a scrocco: “Andai per la prima volta al Pellicano nell’agosto del 2007. Ci tornai all’inizio del maggio 2008 in concomitanza con la fine del mio incarico di Segretario generale. In quella circostanza chiesi a Balducci la cortesia di effettuare la prenotazione che, in quel momento, risultava difficoltosa, in un albergo e lui lo fece con riferimento al Pellicano”, cioé un relais & chateaux da 1500 euro a notte.

Malinconico prosegue: “Ricordo di averlo ringraziato per questa cortesia il 30 aprile prima di partire. Si sa che pagai una parte dei soggiorni. Mi fu detto dall’albergo che per i precedenti soggiorni era stato provveduto, ma senza specificare da parte di chi. Pensai fosse stato Balducci e ugualmente insistetti per non gravare su quest’ultimo. Non ci fu modo di riuscirvi, sicché irritato cancellai le permanenze successive e non tornai più all’albergo. Solo ora, a seguito delle indagini (di cui ho avuto conoscenza indirettamente) e alle dichiarazioni rese qualche giorno fa alla stampa – aggiunge – apprendo che Piscicelli avrebbe pagato di propria iniziativa e per ragioni a me del tutto ignote alcuni dei miei soggiorni presso la struttura alberghiera. È mia ferma intenzione rimuovere tutti gli effetti di episodi da me non voluti né sollecitati. Ho già proceduto, quindi, a versare all’albergo l’intera somma dovuta con bonifico bancario, comunicando all’albergo stesso che ogni precedente pagamento disposto da altri deve considerarsi inaccettabile e privo di effetti”.

A questa nota manca solo una postilla: la data delle dimissioni. In nessun paese del mondo occidentale un sottosegretario alla presidenza del consiglio potrebbe restare al suo posto un solo giorno di più. Per capire perché bisogna rileggere con attenzione le informative dei Carabinieri che ilfattoquotidiano.it ha messo a disposizione dei lettori e del presidente Monti ormai da due giorni.

La verità che emerge da queste carte è incompatibile con la sua carica: 1) Gli imprenditori della Cricca pagavano le sue vacanze quando Malinconico era in carica a Palazzo Chigi e poteva influire dalla sua poltrona di segretario generale sugli appalti che Piscicelli e Anemone avevano in animo di prendere dalla Presidenza del consiglio. 2) Il sottosegretario è andato in vacanza a sbafo consapevolmente più volte; 3) Malinconico ha smesso di frequentare il Pellicano quando gli imprenditori della cricca che pagavano per lui (lui dice a sua insaputa) hanno smesso di saldare i suoi conti e ha dovuto mettere mano alla sua carta di credito. 4) Anemone e compagni, dopo la sua sostituzione con Mauro Masi a Palazzo Chigi cominciano a fare favori al suo successore, asumendo per esempio il fratello della fidanzata Anthony Smith, a dimostrazione del loro interesse per la carica pubblica rivestita prima da Malinconico e poi da Masi.

Partiamo dai fatti. Tutto inizia nel 2007, quando il segretario generale Malinconico va in vacanza con la moglie all’hotel Pellicano dal 12 al 19 agosto, una settimana di altissima stagione (1400 euro a notte). Il conto è saldato da Piscicelli: 9 mila e 800 euro più 685 euro di extra. La coppia Malinconico ovviamente gradisce il trattamento e torna nel 2008. Piscicelli stavolta però fa le cose in grande e prenota bene sette week-end tra maggio e agosto come risulta dal fax con l’elenco delle prenotazioni sequestrato nei suoi uffici. Il 30 aprile Malinconico chiama Balducci per ringraziare. Malinconico arriva il primo maggio e riparte in anticipo dopo tre notti. Anche stavolta paga Piscicelli ma in contanti, per 2342 euro, e anche stavolta Malinconico non si offende.

Anzi. Ritorna al Pellicano dal 31 maggio al 3 giugno, con sistemazione in suite deluxe con vista mare ma situata in cottage e quindi più “economica” (983 euro per notte) e dal 14 al 15 giugno in una vera reggia: deluxe suite con piscina privata riscaldata da 1666 euro. Malinconico riparte in entrambe le occasioni senza saldare il conto tanto che Il Pellicano emette due fatture sospese fino a quando, il 26 giugno passa, secondo i Carabinieri, il solito Piscicelli a saldare i 7049 euro, che sommati ai 10485 del 2007 e ai 2342 del ponte del primo maggio del 2008 più i 7049 dei due week end di giugno fanno 19 mila e 870 meuro.

Malinconico effettivamente comincia a pagare alla fine di giugno, quando non è più segretario generale da un mese mezzo. Dopo quattro soggiorni a sbafo paga per il weekend del 28 e 29 giugno con la sua carta di credito 1483 euro e ripaga ancora per le due notti del 25 e 26 luglio. Stavolta il conto è salato: ben 3168 euro. Una bella botta ma nulla al confronto di quello che Piscicelli ha pagato nel 2007 e soprattutto nulla rispetto a quello che aspetta Malinconico alla cassa del Pellicano ad agosto senza lo scudo spaziale dei suoi amici. Il professore, se tenesse fede al programma faraonico di Piscicelli, sarebbe dovuto tornare per dieci notti, pagando di tasca sua una somma tra i 10 mila e i 15 mila euro. A quel punto, dopo aver scoperto quanto costa il Pellicano davvero, Malinconico a Porto Ercole non si fa più vedere. Non per protesta, come dice lui, perché gli impediscono di pagare. Ma forse perché glielo permettono.

La versione fornita da Malinconico è comunque insoddisfacente. Non si comprende perché, solo dopo che Piscicelli ha rivelato al Fatto di aspettare ancora i soldi versati nel 2007, Malinconico ha ritrovato la memoria e la carta di credito. In questi anni gli imprenditori della cricca hanno protetto la reputazione del sottosegretario con la loro omertà come un tempo proteggevano il suo portafoglio. E non è detto che un domani uno dei protagonisti di questa storia non trovi la memoria. Mario Monti domenica da Fabio Fazio ha detto: “Sono fiero della mia squadra”. Ne è proprio sicuro professore?

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