Ai primi posti ci sono le Asl di Calabria, Campania e Lazio, con i loro purtroppo ormai noti tempi biblici di pagamento dei fornitori: oltre i due anni per le prime due, 387 giorni per la regione di Polverini. Ma la vera sorpresa è l’Emilia-Romagna, con una media di 288 giorni di ritardo per saldare le fatture. Peggio della tanta bistrattata Sicilia, e di tutte le regioni del nord e del centro. Una prestazione decisamente pessima che, sul versante dei pagamenti ai fornitori delle aziende sanitarie, avvicina il sistema emiliano romagnolo a quello di Puglia (309 giorni) e Sardegna (312). Nella sostanza nel gruppo delle peggiori e ad una distanza abissale dalle regioni virtuose. A partire dalla Lombardia, le cui Asl saldano i propri debiti con i fornitori con un tempo medio di soli 112 giorni. Ancora meglio Friuli Venzia Giulia e Trentino Alto Adige, che riescono a chiudere i pagamenti in soli tre mesi.

Insomma poco da sorridere per una regione, l’Emilia-Romagna che ha sempre sventolato con vanto l’eccellenza dei propri servizi. Se di eccellenza si può ancora parlare, non si può certamente più farlo nei confronti dei fornitori delle aziende sanitarie, che per essere pagati devono aspettare 8 mesi e mezzo. In media. Ma se si analizzano i dati diffusi dal centro studi della Cgia, l’associazione artigiani e piccole imprese di Mestre, si scoprirà che l’Asl di Forlì per pagare si prende quasi 17 mesi di tempo, per la precisione 509 giorni. Il Policlinico di Modena fa un po’ meno peggio, 480 giorni. Subito dopo, terza nella classifica dei peggiori a livello regionale, l’Asl di Bologna. Per l’azienda sanitaria bolognese sforato l’anno di attesa per eseguire un pagamento: 372 giorni che la tengono ben lontana dalla media nazionale di 299, già pessima di suo visto che una recente direttiva europea fissa a 60 giorni il tempo massimo di pagamento dei fornitori esterni.

Che cosa succederà quando, come annunciato, il Ministro dello sviluppo Corrado Passera farà adottare a livello nazionale la direttiva non si sa ancora, considerato che se l’Emilia-Romagna è tra le peggiori, a fare precipitare il dato nazionale (quasi 10 mesi di attesa per saldare i conti) sono le Asl del Sud. In media le Asl Calabresi impiegano 925 giorni per pagare, quelle campane 771. Peggiore di tutte l’Asl di Napoli 1 Centro, che con i suoi quattro anni e sette mesi guida la classifica italiana, subito dopo l’Ospedale San Sebastiano di Caserta (1414 giorni) e l’Azienda Sanitia provinciale di Crotone (1321).

“Questi ritardi – spiega il segretario della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi – influiscono negativamente sulla liquidità e stanno complicando la gestione finanziaria delle imprese fornitrici, sopratutto in questi mesi di recessione economica. Di regola, le Pubbliche amministrazioni, godono di flussi di entrate certe, prevedibili e continui rispetto alle imprese private”. Un’anomalia “tutta italiana”, come la definisce Bortolussi, in cui praticamente non si salva nessuno. Tra le centinaia di Asl prese in considerazione solo due pagano i fornitori in meno di 60 giorni, il limite stabilito dall’Unione Europea. Si tratta dell’Ospedale Maggiore di Crema, che salda i propri debiti in 46 giorni, e dell’Asl di Mondovì in provincia di Cuneo, che di giorni ne impiega addirittura 23. Due su 286, lo 0,7% del totale. A livello regionale invece, oltre al Trentino, primo con una media di 92 giorni e il già citato Friuli Venezia Giulia, c’è la Lombardia: 112 giorni in media per saldare i conti, con punte d’eccellenza a Bergamo, Brescia e Varese. Un po’ peggio l’Asl Città di Milano (113 giorni). Peggiore di tutti a livello lombardo ma ben al di sotto della media nazionale l’Istituto nazionale Tumori, con i suoi 184 giorni di attesa per saldare le fatture.

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