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Scandalo rifiuti in Lombardia, nuova richiesta di arresto per Nicoli Cristiani

Dopo aver ricevuto gli atti per competenza territoriale, la Procura di Milano "rinnova" le richieste di custodia a quattro protagonisti della vicenda svelati dall'inchiesta bresciana sulla corruzione legata al settore delle cave e delle discariche
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Nuovo ordine di custodia per Franco Nicoli Cristiani, politico del Pdl e vicepresidente del consiglio regionale della Lombardia,  e altre tre persone coinvolte nell’inchiesta per corruzione nel campo dello smaltimento rifiuti. Se due settimane fa gli arresti erano scattati per iniziativa della Procura di Brescia, ora i provvedimenti nei confronti delle stesse persone arrivano dalla Procura di Milano, con un atto di “novazione”, dovuto al passaggio di competenza ai magistrati del capoluogo, dato che la presunta corruzione di Nicoli Cristiani è avvenuta a Milano. Stesso provvedimento per il dirigente dell’Arpa Giuseppe Rotondaro, anche lui accusato di corruzione, e per due imprenditori del settore rifiuti. Il provvedimento è firmato dal gip Elisabetta Meyer su richiesta dei pm Alfredo Robledo e Antonio Filippini.

Secondo la ricostruzione dell’inchiesta bresciana, Nicoli Cristiani avrebbe ricevuto centomila euro dall’imprenditore bergamasco Pierluca Locatelli e dalla moglie Aurietta Pace Rocca (quest’ultima si trova agli arresti domiciliari) per sbloccare l’autorizzazione di una discarica. La busta con il denaro è stata trovata in casa del politico, a Brescia, al momento dell’arresto. Le indagini hanno svelato anche episodi di smaltimento illecito di rifiuti speciali sotto il manto stradale nei cantieri della Brebemi, la nuova autostrada Brescia-Bergamo-Milano.

VIDEO: IL DIRETTORE DELL’ARPA LOMBARDIA RISPONDE ALLE DOMANDE SULLO SCANDALO




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