Come è stato possibile che Silvio Berlusconi sia rimasto così a lungo al potere

Una storia italiana, così titola un opuscoletto elettorale sulla vita di Berlusconi, che il suo partito ha inviato nel 2001 ad ogni famiglia italiana. La particolarità italiana in questa biografia si riferisce alla carriera politica del cavaliere, promossa da un sistema tutt’ora in vigore.

Titolo originale: Eine italienische Geschichte
Testata: Nzz
Data: 22 novembre 2011
Autore: Miriam Ronzoni
Traduzione: Claudia Marruccelli per Italiadallestero.info

“Tutto deve cambiare, così che tutto resti così com’è!” Questa è la reazione del giovane Tancredi nel Gattopardo – capolavoro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, pubblicato postumo nel 1958, ambientato nella Sicilia del 1860 -, quando Don Fabrizio si indigna alla notizia che il giovane nipote annuncia di volersi unire ai garibaldini. Con queste parole Tancredi vuole tranquillizzare lo zio: l’ordine sociale può essere mantenuto solo in un’Italia unita, e solo una partecipazione attiva dei nobili stessi alla rivoluzione potrà impedire la creazione di una repubblica. Nel linguaggio politico italiano e giornalistico l’aggettivo „gattopardesco“ viene utilizzato in quelle apparenti manovre politiche che servono a camuffare i reali rapporti di potere. L’ingresso in politica di Berlusconi, il suo successo e la sua supremazia sulla scena politica durata quasi oltre 20 anni, possono essere definiti, almeno in buona parte come “gattopardeschi”, almeno per tre buoni motivi.

Bettino Craxi figura chiave

In primo luogo Berlusconi è un uomo d’affari, un prodotto della prima repubblica, di quel sistema politico, che ha caratterizzato la storia italiana dalla proclamazione della repubblica nel 1946 fino alle vicende di Mani Pulite all’inizio degli anni novanta. Negli anni settanta ed ottanta è riuscito a creare il suo impero immobiliare e mediatico soprattutto grazie all’appoggio di Bettino Craxi, capo dell’allora partito socialista italiano e più volte primo ministro. Il cosiddetto “Decreto-Berlusconi” del 1984 per esempio gli ha permesso, di introdurre a livello nazionale più di un canale televisivo privato. Il crollo della Prima Repubblica,– causato dal fallimento del vecchio sistema partitico, dall’introduzione di una nuova normativa elettorale e dalle inchieste giudiziarie che hanno coinvolto Craxi e molti eminenti ex politici – nel frattempo lasciò Berlusconi indifeso. Quindi, secondo molti osservatori, il suo ingresso in prima persona in politica, è servito soprattutto, per proteggere in ogni modo possibile i propri affari da ogni forma di controllo politico e giudiziario.

In secondo luogo, nonostante il fallimento politico degli anni novanta, a Berlusconi si può attribuire un importante elemento della prima repubblica. Il sistema elettorale proporzionale e una coalizione partitica di maggioranza permanente, dominata a lungo dal centro e sotto la guida dei democristiani, senza un giusto ricambio di potere, hanno caratterizzato il vecchio sistema. Con il fallimento di tutti i partiti politici di spicco (in particolare la democrazia Cristiana e il Partito socialista) a causa della vicenda Mani Pulite degli anni novanta, si è arrivati ad un  sistema elettorale maggioritario, che ha permesso finalmente un ricambio al potere. Però ciò che non è cambiato è stato l’assurdo livello di corruzione della prima repubblica manifestatosi soprattutto con il sistema clientelare della vecchia struttura partitica. I partiti erano soprattutto strumenti per negoziazioni tra la classe politica e le lobby del potere, che erano in grado di raccogliere un gran numero di elettori; tra cui gli imprenditori – e persino la mafia. Siccome soprattutto i partiti ne erano interessati, per ottenere il sostegno di questi importanti protagonisti sociali, i cittadini e i militanti hanno sempre avuto difficoltà a chiedere ai partiti la responsabilità di influenzare più direttamente l’agenda politica. Fondando un suo proprio partito – Forza Italia divenuto poi Popolo della Libertà – Berlusconi ha creato una nuova forza politica, atta a perseguire questi vecchi scopi sotto una nuova veste. Ecco come si spiega il veloce successo del partito dopo l’ascesa in politica di Berlusconi, non solo quindi grazie al suo potere mediatico.

In terzo luogo ci si sarebbe aspettati dopo la fine della prima repubblica, che salisse al potere l’ex partito comunista, dopo che era rimasto tagliato fuori dalla coalizione di governo per quarant’anni, nonostante i consistenti risultati elettorali e nonostante fosse rimasto coinvolto solo marginalmente dagli scandali per corruzione. Ma nel 1994 a grande sorpresa Berlusconi, aldilà delle vecchie radici comuniste del partito comunista (ad ogni modo, senza essere identificato con i socialisti di Craxi), ce la fece ad evitare questo cambio al vertice – tra l’altro, mentre si presentava come pioniere della libertà contro la “sovietizzazione” dell’Italia. Una dura batosta per la sinistra italiana, che si è paralizzata, dopo che aveva tentato per la prima volta, di trovare una nuova identità. In tal modo Berlusconi ha potuto preservare un secondo ulteriore importante elemento del vecchio sistema: la natura fondamentalmente conservatrice e la mancanza di una grande forza politica socialdemocratica nel sistema italiano. Da quando la coalizione di centro sinistra è salita al potere (1996-2001 e 2006-2008), il paese non è riuscito realmente e in maniera convincente a reagire sulla base di una chiara agenda politica. Soprattutto non è riuscita a trasformare l’Italia in una socialdemocrazia europea.

Non solo un’anomalia

Alla luce di queste osservazioni la carriera politica di Berlusconi non si può assolutamente definire una anomalia vera e propria, spiegabile solo grazie al suo potere mediatico. Si tratta tuttavia anche di una “Storia italiana”  – questo era il titolo di un opuscoletto propagandistico autofinanziato, che il cavaliere in occasione delle elezione del 2001, fece pervenire ad ogni famiglia italiana. Ora la sua personale autorità sulla scena politica italiana è probabilmente alla fine –  particolarmente disastrosa oltre che inspiegabile dal punto di vista strutturale.  Tuttavia le ragioni che giustificano del suo sorprendente successo non sono scomparse. L’Italia potrà diventare una stabile democrazia solo se verranno affrontati seriamente i seguenti problemi: la soppressione di un sistema clientelare e la nascita di una forza di centro sinistra, che sia in grado, di presentarsi come credibile alternativa al governo, anziché, come è successo nell’immediato passato, lamentarsi solo di Berlusconi.

E’ importante raggiungere questi due traguardi. Non solo perché eliminerebbero finalmente le insufficienze strutturali della democrazia italiana, ma anche, perché il cavaliere ha cambiato piuttosto radicalmente uno dei due. Nonostante le molte manifestazioni di piazza contro il suo regime, che si sono svolte negli ultimi mesi, la società civile italiana non è più quella di una volta. La qualità dei dibattiti politici non è mai stata così bassa; il livello dell’impegno politico e sociale e il grado di informazione dei cittadini mai così pessimo – in un paese, in cui una volta non esistevano le riviste scandalistiche. Persino gli integralisti sono stanchi di indignarsi. Ristabilire un “senso civile”, è da qui che deve partire la più grande sfida per futuro.

Miriam Ronzoni è collaboratrice scientifica per il centro studi Justitia Amplificata dell’Università di Francoforte. Ha recentemente pubblicato il saggio “Social Justice, Global Dynamics” (Routledge, London 2011)

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