Dopo la proposta di cancellazione del 25 aprile, dopo quella di portare i militari a presidiare Bologna per l’anniversario della Strage alla Stazione, dopo la lezione di storia impartita al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, un “ex comunista” innamorato della Resistenza per motivi di parte, il deputato bolognese del Popolo della libertà Fabio Garagnani lancia la sua prossima idea: una contro mostra in opposizione alla mostra sul Partito comunista italiano allestita in questi giorni a Bologna. Oggi alla presentazione lui non c’era, ma i suoi confermano: l’evento anti Pci è farina del suo sacco.

Di che cosa tratterà l’evento non è ben chiaro. Sabato mattina alle 10, nella centralissima Piazza del Nettuno verranno allestiti alcuni pannelli fotografici che smaschereranno quelle che secondo il vice coordinatore cittadino del Pdl, Galeazzo Bignami, sono state le nefandezze del partito. Un partito, quello fondato da Antonio Gramsci e Amedeo Bordiga 90 anni fa, che secondo Bignami avrebbe sempre negato la stessa idea di patria: “Se si tiene una agiografia del Pci soprattutto nell’ambito delle celebrazioni dell’Unità d’Italia, noi reagiamo, soprattutto perché loro la hanno negata da quando esistono”, ha detto Bignami presentando la contro-mostra.

“La vera storia del Pci – ha spiegato Bignami – è fatta di assassinii, sangue e prelevamenti che avvenivano di notte per tutti i non comunisti. Di una sistematica battaglia alla patria e all’unità nazionale. Ma di queste cose nessuno parla”, ha proseguito il giovane consigliere regionale vicino al ministro della Difesa, Ignazio La Russa.

Dall’altra parte la mostra, quella ufficiale, “Avanti popolo: la storia del Pci in Italia”, racconta i 70 anni del partito ed è allestita nella Sala Borsa del capoluogo emiliano. Organizzata dalla Fondazione Gramsci, rientra nell’ambito delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Sabato, alla inaugurazione, c’era anche Pier Ferdinando Casini, che a margine della mostra aveva dichiarato: “Io non ho di certo condiviso i valori del comunismo ma riconosco che c’è stata una generazione di persone che si è sacrificata, che ha creduto e combattuto”. Troppo per i pidiellini, soprattutto per gli ex di Alleanza nazionale: “Chi ha parlato bene del Pci avrebbe dovuto farsi testimone di uccisioni come quelle del cattolico Giuseppe Fanin” (il sindacalista delle Acli ucciso da tre iscritti al Pci nei mesi caldi del 1948), ha detto Bignami, da sempre militante nella destra giovanile bolognese.

Non paghi di attaccare le ragioni storiche di una mostra sul più importante partito di opposizione della prima repubblica, i giovani del Pdl bolognese preparano anche una interrogazione sui fondi spesi per la mostra. Pare che il Comune non abbia speso nulla, ma che i fondi vengano per lo più dalla Fondazione Gramsci, tuttavia gli ex di An vogliono vederci chiaro sui possibili finanziamenti pubblici. “Per questa mostra sono stati spesi 100 mila euro – ha detto il capogruppo Pdl in Comune Marco Lisei – Sono stati usati per la glorificazione della storia di sangue del Pci, quando potevano essere spesi per una mostra completa e veritiera sulla storia d’Italia, visto che è organizzata in occasione dei 150 anni dell’Unità nazionale, oppure dati in beneficenza”.

Dietro l’operazione è evidente l’impronta di Fabio Garagnani, il deputato fedelissimo del premier, che un giorno per un lapsus freudiano si firmò “Fabio Berlusconi”. Obiettivo di Garagnani, da anni, nel segno di un anti-comunismo viscerale, è quello di avvilire in tutti i modi la Resistenza e i suoi protagonisti. Della scorsa settimana, per esempio, è la risposta a un comunicato di Giorgio Napolitano: “Pur rispettandone il ruolo, prescindo completamente dalla lettera del Capo dello Stato in quanto proveniente da un ex-comunista, che, pur in buona fede, non può evidentemente dimenticare il proprio passato, che lo vide plaudire all’invasione dell’Ungheria e che dal suo punto di vista non può non attribuire alla resistenza quel valore salvifico che in realtà non ha mai avuto”.

Non sappiamo se gli uomini del Pdl sono andati o andranno a vedere la mostra. Di certo Bignami sembra essersene già fatta un’idea chiara. “È una mostra propagandistica che neanche il Minculpop avrebbe fatto”. E detto da lui è quasi un complimento.

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