Il giornalista-blogger Mario Adinolfi, ex Pd

Una lettera aperta sul suo blog e al ‘suo’ segretario per annunciare l’addio al partito, lo stesso per cui quattro anno fa decise di candidarsi alle primarie: così il giornalista-blogger Mario Adinolfi si è dimesso dal Pd, lanciando un appello a Pier Luigi Bersani affinché eviti di candidarsi a premier dei democratici per le elezioni del 2013. “Un Pd così non è una speranza per il Paese. Spero che tu te ne renda conto – ha scritto Adinolfi rivolgendosi a Bersani -, che tu possa rinunciare dunque all’idea di candidarti premier, lasciando spazio a una nuova generazione di leader democratici non cooptati”.

Nel motivare la decisione di abbandonare il Pd, Adinolfi  è stato assai critico con le ultime mosse dei vertici democratici, spiegando di “non essere d’accordo con la strategia complessiva del partito, poiché ormai mi sembra un partito intriso di conformismo conservatore, poiché le ultime scelte (dalla partecipazione alla piazza della Cgil, alla ricetta di politica economica e del lavoro, all’orizzonte politico complessivo indicato dalla tua foto recentissima con Di Pietro e Vendola, con annuncio di posti in lista persino per Diliberto) mi vedono disperatamente contrario, non posso che prendere atto di questa distanza e misurarla con responsabilità. Sono un giornalista e mi riprendo completamente quella libertà che un giornalista militante non può avere”.

Il giornalista, poi, ha ripercorso la storia del suo rapporto col partito. “Ho partecipato con entusiasmo all’esperienza fondativa del Pd nel 2007 e ho condiviso pienamente la scelta del partito a vocazione maggioritaria che alle elezioni del 2008 ha cambiato il panorama politico italiano” ha scritto Adinolfi, che poi ha fotografato, a modo suo, l’attuale situazione dei democratici. “Quel respiro si è accorciato con le primarie del 2009, ora il Pd è ritornato ad essere il Pds: i cattolici più impegnati nella fede sono stati marginalizzati e costretti ad andare altrove, stessa sorte per il co-fondatore leader della Margherita“.

Nel Pd, secondo Adinolfi, non ci sono spazi per un vero rinnovamento: “Per le giovani generazioni, poi, si è offerta la trafila appartenenza-fedeltà-cooptazione come percorso a cui ambire, rovinando completamente qualsiasi dinamica di rinnovamento, con la felice eccezione di Matteo Renzi e pochi altri, che si sono affermati avendo contro la quasi totalità dei leader della nomenklatura di partito. Dopo la rapina subita dalla mia generazione io di un politico sessantenne non mi fido più”. Un attacco su tutta la linea per un addio che certamente farà discutere.

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