Siccome sono soldi pubblici (e quindi nostri) e di questi tempi pare ancora meno opportuno scialacquarli, questa ricerca del Reuters Institute for the Study of Journalism dell’Università di Oxford è assai interessante, perché dimostra – se ce ne fosse bisogno – che i finanziamenti statali ai giornali sono uno spreco. Non servono a sostenere la democrazia e la libertà di informazione, ma a drogare il mercato, tenendo in vita testate inesistenti e a elargire favori e prebende ad amici e affiliati e scrocconi di Stato. Non che non si sapesse, ma il fiume di milioni incassati dal faccendiere latitante Valter Lavitola per l’Avanti!, giornale fantasma quasi quanto il suo sedicente direttore, ci fa tornare il rospo in gola.

Cosa dice quindi la ricerca? Che non c’è una correlazione diretta tra i soldi profusi e la diffusione dei giornali. Ammesso che si accetti il concetto di sussidiare un’attività in perdita per garantire il pluralismo dell’informazione e la massima diffusione delle idee tramite la carta stampata (e anche su questo ci sarebbe da discutere), la ricerca dice che spesso è vero proprio il contrario. Cioè, meno soldi vengono erogati, più alta è la diffusione. Lo studio è stato condotto da Rasmus Kleis Nielsen (docente di Comunicazione in Danimarca) e da Geert Linnebank (ex caporedattore della Reuters) ed è stato ripreso dal quotidiano britannico The Guardian. Sono stati studiati sei casi: Stati Uniti, Gran Bretagna, Italia, Francia, Germania e Finlandia. Escludendo la Finlandia, dove i contributi sono altissimi e le copie vendute anche, negli altri paesi la situazione è piuttosto chiara.

Prendiamo l’Italia. Il numero di copie vendute ogni mille abitanti è il più basso di tutti: 103 contro le 152 della Francia, le 200 degli Usa, 283 della Germania, 307 di Gran Bretagna e 483 di Finlandia. Il tutto per una spesa pro capite che è la più alta. E cioè l’importo del sussidio pubblico (diretto e indiretto, cioè per esempio gli sconti sull’Iva e le spedizioni postali) ogni mille lettori in Italia è di 8,79 euro, contro gli 8,15 della Francia, 4,02 di Usa, 2,43 del Regno Unito, 1,8 della Germania e 0,64 della Finlandia. Gli Stati Uniti spendono solo il 16 per cento per abitante di quanto fa l’Italia, ma hanno il 94 per cento di lettori in più per 1000 abitanti. La Germania spende solo il 40 per cento di quanto sperperiamo noi, ma hanno tre volte i nostri lettori.

“Praticamente possiamo dire che non c’è nessuna speranza di poter invertire il declino della diffusione dei giornali distribuendo sussidi e sovvenzioni” conclude la ricerca, che tra l’altro sfata un altro mito: la diffusione di Internet non è tra le cause del calo della carta stampata. Così come la televisione non ha ucciso la radio, come si credeva, così non sarà il web a uccidere la carta stampata. Infatti, sempre la stessa ricerca, mostra come nei paesi dove è alta la diffusione dei giornali online è alta anche quella cartacea. Ancora una volta si continua a sostenere il passato (tutti i sistemi di finanziamento confrontati risalgono agli anni Settanta, sono quindi forme antiquate) e non si guarda al futuro (Internet e web).

Il Fatto Quotidiano, 15 settembre 2011

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