Aveva detto che la casa era stata acquistata “a sua insaputa”. Ora l’ex ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, è indagato dalla Procura di Roma per violazione della legge sul finanziamento ai partiti politici in relazione all’acquisto di un appartamento a pochi metri dal Colosseo. Lui ripete di essere sereno: “Verrà chiarita la mia estraneità”. L’immobile in via del Fagutale, secondo l’ipotesi degli inquirenti, è stato pagato in parte (anche se l’ex ministro sostiene di esserne stato all’oscuro), dall’imprenditore Diego Anemone, uno dei personaggi chiave dell’inchiesta sugli appalti del G8. Il fascicolo per questo “episodio” chiama per ora in causa il solo Scajola, intervistato recentemente da ilfattoquotidiano.it proprio sotto il “mezzanino” nel centro di Roma (video). I magistrati della Capitale hanno sviluppato le verifiche e le indagini, sulla base degli atti trasmessi dalla Procura di Perugia. Il procuratore capo Giovanni Ferrara e l’aggiunto Alberto Caperna coordinano ulteriori indagini che sono state avviate sulla cosiddetta lista di favori attribuita all’imprenditore Diego Anemone.

L’ex ministro, che proprio a seguito di questa vicenda rassegnò le dimissioni pur dicendo di non saperne nulla, continua a rispedire al mittente le accuse e attacca i pm romani: “Apprendo dalle agenzie – dice – che la procura di Roma ha aperto un fascicolo su una vicenda per la quale la procura di Perugia, dopo un anno e mezzo di indagini, non ha ritenuto di dovermi indagare. Attendo, comunque, con la stessa serenità e la medesima riservatezza che hanno sinora contraddistinto il mio comportamento, che i magistrati romani portino a termine il loro lavoro, nella convinzione che verrà certamente chiarita la mia estraneità ai fatti”. Stessa linea da parte del suo avvocato, Giorgio Perroni: “Prendiamo atto dell’iniziativa della procura di Roma ed attendiamo serenamente che i magistrati facciano il loro lavoro convinti che tutto sarà chiarito”.

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