Il segretario del Pd Pierluigi Bersani

E’ stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale di oggi il decreto anticrisi varato ieri dal Consiglio dei Ministri. E mentre Silvio Berlusconi difende l’operato del governo, l’opposizione, pur criticando le misure, non chiude la porta a un confronto che lo stesso presidente del Consiglio auspica e su cui continua a insistere Giorgio Napolitano, secondo cui il momento è “delicato” e richiede “responsabilità” da parte di tutti.
Ecco allora i sette punti della ‘contromanovra’ proposta dal Partito democratico:

1. Un prelievo straordinario una tantum sull’ammontare dei capitali esportati illegalmente e scudati, in modo da perequare il prelievo su questi cespiti alla armonizzazione della tassazione sulle rendite finanziarie al 20 per cento e di adeguare l’intervento italiano alle medie delle analoghe misure prese nei principali paesi industrializzati. Gran parte di questi 15 mld dovrà essere utilizzata per i pagamenti della Pubblica Amministrazione nei confronti delle piccole e medie imprese e per alleggerire il patto di stabilità per consentire immediati investimenti da parte dei comuni.

2. Un pacchetto di misure contro l’evasione fiscale. a) tracciabilità dei pagamenti superiori a 1.000 euro (con somme più elevate si lascia di fatto tutto come è oggi) ai fini del riciclaggio e soglie più basse, a partire dai 300 euro, per l’obbligo del pagamento elettronico per prestazioni e servizi; b) obbligo di tenere l’elenco clienti-fornitori, vero strumento di trasparenza efficiente; c) descrizione del patrimonio nella dichiarazione del reddito annuo con severe sanzioni in caso di inadempimento.

3. Introduzione di una imposta ordinaria sui valori immobiliari di mercato, fortemente progressiva, con larghe esenzioni e che inglobi l’attuale imposta comunale unica sugli immobili.

4. Un piano quinquennale di dismissioni di immobili pubblici in partenariato con gli enti locali (obiettivo minimo 25 mld).

5. Liberalizzazioni. Realizzare immediatamente parte delle proposte di liberalizzazione già presentate: ordini professionali, farmaci, filiera petrolifera, RC auto, portabilità dei conti correnti, dei mutui e dei servizi bancari, separazione Snam rete gas, servizi pubblici locali. Si può fare immediatamente senza riforme costituzionali.

6. Politiche industriali per la crescita. Adottare subito misure concrete per alleggerire gli oneri sociali e un pacchetto di progetti per efficienza energetica, tecnologia italiana e ricerca, con particolare riferimento alle risorse potenziali e sollecitabili del Mezzogiorno. In questo contesto rientra anche l’implementazione dei più recenti accordi tra le parti sociali senza intromissioni che ledano la loro autonomia.

7. Pubblica amministrazione, istituzioni e costi della politica. Riduzione della spesa non tanto sulla spesa sociale, ma l’area della P.A., le istituzioni politiche e i settori collegati. Dimezzamento del numero dei parlamentari. Bisogna intervenire su Regioni, Province, Comuni con lo snellimento degli organi, l’accorpamento dei piccoli comuni, il dimezzamento o più delle province o, in alternativa, riconducendole ad organi di secondo livello; accorpamento degli uffici periferici dello Stato, dimezzamento delle società pubbliche, centralizzazione e controllo stretto per l’acquisto di beni e servizi nella P.A. In più: la ripresa di un vero lavoro di spending review dal punto di vista di una politica industriale per la P.A.

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