Eccolo il verbale che inchioda Marco Milanese e che imbarazza Giulio Tremonti. Porta la data del 7 luglio e contiene le dichiarazioni di un cinquantenne nato a Città di Castello che in molti conoscono nei palazzi romani. Si chiama Alfredo Lorenzoni ed è il segretario generale del Pio Sodalizio dei Piceni, l’uomo incaricato di gestire le pratiche di affitto dei pregiati immobili romani di questa antica Confraternita di marchigiani. Lorenzoni ha raccontato tre cose importanti al pm Vincenzo Piscitelli che indaga su Marco Milanese a Napoli. Innanzitutto ha detto chiaramente che i lavori di ristrutturazione effettuati e mai pagati dal deputato Pdl nella casa di via Campo Marzio 24 a Roma valgono più di 200 mila euro e non 52 mila come sostengono all’unisono Milanese e il costruttore Angelo Proietti, indagati a Roma per corruzione dal pm Paolo Ielo proprio per la ristrutturazione a sbafo.

Inoltre Lorenzoni ha ricordato che il primo preventivo presentato dalla società di Proietti, la Edil Ars, ammontava addirittura al doppio: 400 mila euro. Questa somma mostruosa anche per il rifacimento di un appartamento d’epoca al centro di Roma, nella logica accusatoria, sarebbe stata utile a prolungare la permanenza gratuita nell’appartamento di Tremonti e Milanese. Se fosse stata accettata da Lorenzoni, Marco Milanese avrebbe potuto offrire gratis al ministro la sua magione romana senza tirare fuori un euro per tre anni e non per i 17 mesi ottenuti. La terza cosa che ha detto Lorenzoni al pm Piscitelli è che per lui quella casa in cerca di autore era destinata non a Milanese ma a Tremonti. Una dichiarazione che mette in serio imbarazzo il ministro e rende sempre urgente la sua convocazione come testimone davanti ai pm che indagano su Milanese.

Sono troppi i dubbi e le incongruenze tra le sue dichiarazioni e i verbali di testimoni e indagati. A partire da quelli di Alfredo Lorenzoni. Il segretario generale dei Piceni viene convocato la prima volta a Napoli da Piscitelli il 28 giugno. Al pm che gli chiede conto della casa di via Campo Marzio risponde: “Il contratto è stato stipulato il primo febbraio 2009. Il canone di locazione è stato stabilito in 8.500 euro mensili (…) concordammo contrattualmente con il Milanese l’esecuzione a suo carico di lavori per una cifra complessiva di 200 mila euro (conteggiati secondo il nostro prezzario ) dal cui ammontare andava mensilmente scomputato il canone di locazione fino al raggiungi mento di quell’ importo. Mi consta che i lavori siano stati effettivamente eseguiti”.

Peccato che i lavori non siano mai stati pagati da Milanese. Come scoprono i magistrati che convocano il costruttore Proietti per chiedergli perché. Anche perché la società Edil Ars ha fatto lavori senza gara per 5 milioni di euro con la Sogei, una società informatica controllata dal Ministero dell’economia, solo nel 2010. Proietti ha la risposta pronta: “i lavori sono stati fatti solo per 52 mila euro, come contabilizzato nel mio bilancio”. E perché non sono stati pagati? “Milanese mi diceva che avrebbe pagato tutto alla fine dell’intervento complessivo di 200 mila euro. Quando il responsabile del Pio Sodalizio, Lorenzoni”, precisa Proietti al Fatto, “venne a vedere i lavori eseguiti, io gli feci notare che valevano solo 52 mila euro, ma lui disse che avremmo ultimato l’intervento dopo”.

Evidentemente le due versioni erano dissonanti. E quella di Proietti puntella perfettamente la difesa di Milanese alla Camera: “I lavori di restauro effettivamente eseguiti ammontano a soli 50.000 euro; l’affitto che io avrei dovuto corrispondere avrebbe dovuto essere scalato dall’ammontare delle spese per il restauro, peraltro effettuato solo in minima parte; il Ministro ha corrisposto, quale partecipazione all’affitto dell’immobile, a partire dalla seconda metà del 2008, la somma mensile di circa 4 mila euro, corrispostemi settimanalmente”.

Insomma, l’importo dei lavori effettivamente realizzati è determinante. Ecco perché il 7 luglio Alfredo Lorenzoni viene riconvocato da Piscitelli. ”In relazione ai lavori di via Campo Marzio 24 confermo che la stima di quelli necessari, da effettuare secondo il nostro prezziario, ammontava a circa 250 /260 mila euro”, spiega ai pm Lorenzoni “in precedenza l’Edil Ars aveva presentato per quell’appartamento, su incarico del nuovo inquilino, un preventivo per circa 400 mila euro che noi non prendemmo neanche in considerazione perché sproporzionato. Non erano previsti lavori di consolidamento statico ma di manutenzione ordinaria. Questo preventivo di fatto rifiutato fu restituito all’Edil Ars. (…) lo ho verificato che i lavori -per quel che ricordo durati circa quattro mesi -sono stati effettivamente realizzati anche a un livello medio alto (di fattura e di materiali impegnati). ln sostanza la tipologia di lavori per noi ritenuti necessari e conteggiati secondo quel computo prima descritto è stata integralmente realizzata senza trascurarne o differirne nessuno degli stessi. lo ci sono stato più volte (sei o sette volte) e comunque l’appartamento è venuto molto bene”. Altro che “romanella” come aveva definito in dialetto romanesco il lavoro fatto alla bell’e meglio Proietti. Ma chi era il beneficiario di tutti questo giro di lavori, canoni scomputati e contratti? Anche su questo Lorenzoni parla chiaro: “Confermo che fu Proietti a dirmi per la prima volta che l’appartamento era destinato ad essere abitato dal Ministro Tremonti. Fu lo stesso Milanese a confermarmi la circostanza e poi io stesso in diverse occasione dei miei accessi all’interno dello stabile, ne ho avuto conferma anche perché la presenza del Ministro non passa inosservata per la presenza della scorta”.

da Il Fatto Quotidiano del 2 agosto 2011

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