“Abolire le auto blu? E’ tutta scena, anche se so che la scena serve. Però è inutile prendere in giro la gente: ci vuole il coraggio di apportare tagli sostanziali, altro che auto blu”. Il ministro per l’attuazione del programma Gianfranco Rotondi, che solo due settimane fa a Libero spiegava che i privilegi della Casta andavano difesi per garantire la sopravvivenza del governo, adesso si dice pronto a rinunciare a tutto. “Cancelliamo anche la libera percorrenza sui treni e magari anche sui voli. Ma facciamo sopratutto tagli strutturali. Altrimenti non cambia niente: aboliamo tutte le province, cancelliamo i centri di spesa creati dalle Regioni per sistemare gli amici, i parenti e i politici trombati. Servono interventi concreti, non di facciata”.

Ok ministro, ma allora perché non lo avete fatto? Nella manovra approvata oggi al Senato di tutto questo non c’è traccia.

Io avevo detto che ero disposto a rinunciare allo stipendio da ministro, duemila e rotti euro. Non so nel testo del Senato, se ne parla genericamente. Vedremo domani alla Camera.

Risultato: il Paese è furibondo. Persino Emma Marcegaglia ha detto che è “inaccettabile chiedere sacrifici a tutti e non toccare le spese del Palazzo”.

Marcegaglia fa demagogia a basso costo. Il capitolo dei tagli è stato affrontato e anche io avrei voluto fare molto ma molto di più, altro che auto blu. Dobbiamo cominciare dall’abolizione delle province, quello sì che sarebbe un bel risparmio.

Ma se in aula settimana scorsa avete bocciato proprio l’abolizione delle province.

Non ho votato, certo che no. Ma le pare? Dovevo andare a votare insieme ad Antonio Di Pietro? Quello era un punto del nostro programma non dell’Idv. Assurdo.

Ma voi non lo avete realizzato.

E’ vero. E non lo abbiamo fatto perché la Lega a un certo punto ha sposato le province, le ha difese. Il dazio elettorale che ha pagato la Lega è stato questo, ha perso voti perché ha ritrattato l’abolizione delle province che sono enti totalmente inutili: non servono, non svolgono alcun ruolo di raccordo, sono superate, inutili ripeto. E le anticipo che il provvedimento non sarà realizzato in questa legislatura, abbiamo fatto altro.

Ministro, mi scusi: cosa?

Molto. Sul fisco di più non si poteva fare, visto il periodo di crisi. E sulla giustizia Alfano ha fatto un buon lavoro. Vedremo adesso il successore, che arriverà sicuramente prima di settembre. Credo sia necessario avviare una interlocuzione con l’opposizione per realizzare una riforma condivisa. Evitiamo il muro contro muro. Berlusconi ha detto che non è scontata la sua ricandidatura e di questo esecutivo probabilmente rimarrà solo qualche protagonista. Quindi credo che l’attuale governo possa diventare un attore con cui confrontarsi. A cominciare dalla giustizia, meglio realizzarne la metà in modo condiviso, portiamo a casa il più che si può.

Insomma Tremonti dice che “siamo sul Titanic” e lei parla all’opposizione: vede all’orizzonte l’iceberg su cui il governo a breve si schianterà?

Ma non che non cadrà. E non ci sarà nemmeno alcun governo tecnico, per un semplice motivo: nessuno oggi andrebbe a scottarsi le mani. Quindi per noi rimane un solo rischio: i referendum. Ma anche su questo il Pd è spaccato in due. Se però dovesse essere fissato, allora è plausibile che per evitarlo si possa anticipare il voto delle politiche.

Eppure Berlusconi tace, Napolitano e Tremonti lo hanno commissariato.

Guardi che il Cavaliere sta benissimo, l’ho visto anche oggi. Ha evitato di rilasciare dichiarazioni, ha preferito evitare la scena proprio per il momento delicato che attraversavano i mercati. E’ stato un atto di responsabilità importante, una forma di rispetto per il Paese, va apprezzato. Considerata la sentenza sul Lodo Mondadori se il Presidente fosse apparso in pubblico avrebbe subito la solita infinita sfilza di domande sulle questioni legate alla giustizia, ha preferito evitare e pensare alla stabilità dei mercati. Un modo anche per creare un dialogo e un’apertura nei confronti dell’opposizione, così da agevolare i passaggi della manovra. Ha scelto un profilo basso, è da apprezzare.

Le assicuro che appare più come “Paperon de Paperoni chiuso nel suo deposito”, come ha detto Anna Finocchiaro oggi in aula. Sicuri che la sentenza sul Lodo Mondadori non l’abbia tramortito?

Sta benissimo, sta benissimo.

E’ rassicurante: abbiamo ancora un Presidente del Consiglio. Latitante, ma c’è. In silenzio per non creare problemi al Paese, dunque. Mi faccia una confidenza: sapete già che perderete le prossime elezioni giusto?

Io spero in una nuova vittoria, ma ci vuole coraggio.

Coraggio a poter pensare di vincere?

Ci vuole coraggio ora: nelle scelte immediate, si deve agire con coraggio. Da subito a fare ciò che va fatto. Subito.

Scusi però una cosa potevate e dovevate fare: tagliare i vostri privilegi. Non l’avete fatto. Di che parliamo?

Senta, io l’auto blu da ministro l’ho usata 23 volte in questi anni. Giro con la mia Fiat 500 per la città. Vogliamo tagliere le macchine di servizio? E’ un conto. Tutte vie, certo. Anche quelle blu, va benissimo. Ma servirà sempre un’auto di rappresentanza. La noleggeremo, va bene. E possiamo ridurci gli stipendi, ma anche dimezzandoli non si salva la patria. Ripeto: servono tagli reali, sui centri di costo. Anche il federalismo, cosa se ne fa il Molise del federalismo? O la Basilicata? Dobbiamo essere onesti con i cittadini, perché è evidente la percezione che hanno dei politici.

Trovi lei le parole.

Per andare da un medico bravo le persone sono disposte a pagare anche trecento euro per dieci minuti di visita perché lo ritengono valido. A noi non riconosce alcun valore. Il punto vero è la percezione: c’è un’opinione pubblica che non ritiene il nostro operato socialmente meritevole, anzi. Quello che soffia oggi nelle vele è l’antipolitica. E non è colpa del Fatto Quotidiano o dei libri contro la casta: c’è una frattura tra politica e società. Infatti non c’è un attacco al singolo politico che ruba, la reazione è più estesa: è alla fisiologia, al politico che è retribuito. Ed è demagogia: tagliare questo, togliere il vitalizio o no. Sembra quasi che la gente ci chieda di tornare all’elezione onorifica. La gente ci dice: non servite a niente e costate troppo. L’antiparlamentarismo oggi ha raggiunto il livello massimo.

Questa la diagnosi. E la cura non poteva essere ridurre i costi?

Certo che lo è. Tagliamo pure tutto, ripeto: dalle auto blu agli stipendi. Ma in più dobbiamo fare un bel tavolo: governo, province, regioni, Anci. Tutti. E mettere mani ai centri di costo, eliminare il vero superfluo. Così sì che si abbattono i costi della politica. Il resto sono interventi di facciata. E’ scena. Ma anche la scena serve.

Ma sulla scena non c’è nulla: nessun taglio ai privilegi e voto contrario all’abolizione delle province.

Sulle province credo che il centrodestra pagherà l’errore: il conto arriva purtroppo.

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