“Definire subito ulteriori misure per il pareggio di bilancio”. Suona come un avvertimento al governo l’intervento di Mario Draghi all’assemblea annuale dell’Abi. Dopo due giorni di forte instabilità finanziaria, il Governatore di Bankitalia spiega che la manovra, così com’è, non basterà. Pronta la risposta di Giulio Tremonti: “La manovra sarà approvata entro venerdì, e verrà rafforzata su tutto il prossimo quadriennio”. Ma il numero uno di Palazzo Koch spiega che l’impianto stesso della finanziaria rischia di essere insufficiente: “Se non si incide anche su altre voci di spesa, il ricorso alla delega fiscale e assistenziale per completare la manovra 2013-2014 non potrà però evitare un aumento delle imposte. Alle tensioni degli ultimi giorni che hanno interessato i titoli di Stato e i corsi azionari ha contribuito l’incertezza sulle prospettive della finanza pubblica”. La ricetta? Riforme strutturali: “Alla correzione degli squilibri di finanza pubblica si deve accompagnare un innalzamento del potenziale di crescita della nostra economia, mediante la messa in campo tempestiva di politiche strutturali incisive e credibili”. Poi l’appello alla coesione della politica: “Dobbiamo trovare un intento comune, al di là degli interessi particolari e di fazione. Dobbiamo riscoprire un agire per il bene comune”.

Giulio Tremonti, intervenuto subito dopo il governatore, ha spiegato appunto che “la manovra sarà approvata entro venerdì e rafforzata”. Il ministro dell’Economia ha poi affrontato il tema della crisi finanziaria che ha colpito anche l’Italia nei giorni scorsi, chiamando in causa l’Europa: “La speculazione è un fattore importante, ma il fattore politico è la fiducia. In discussione non c’è un solo Paese ma l’idea stessa di Europa. Cosa è e dove va”. Il problema del balzo dei premi di rendimento è un problema “non del singolo Stato, ma della struttura complessiva” dell’Europa. Da qui la conclusione: “Tutti i fattori di crisi sono ancora fra noi. Sono stati persi tre anni. Nulla è stato fatto di quello che andava fatto”. Poi una parola sul patto di stabilità che riguarda gli enti locali: “I comuni saranno spinti a vendere i loro asset da un meccanismo di incentivi che sarà introdotto nel loro patto di stabilita. Naturalmente c’è bisogno di qualcuno che compra e non si può privatizzare a prescindere dal mercato”.

Intanto oggi al Senato, nel corso dell’audizione sulla manovra, il vicedirettore generale della Banca d’Italia Ignazio Visco ha spiegato che “la situazione impone decisioni rapide e coraggiose. Il decreto in discussione in Parlamento accelera il processo di riduzione del debito il cui avvio è previsto nel 2012, permette il sostanziale conseguimento dell’obiettivo di disavanzo fissato per il 2013, riduce ulteriormente lo squilibrio nell’anno successivo portandolo circa all’1% del prodotto. Esso va approvato al più presto. Bisogna anticipare la definizione delle ulteriori misure necessarie a conseguire il pareggio di bilancio nel 2014″.

”Come si è visto ieri – ha proseguito Visco – differenziale titoli a 10 anni italiani ha superato i 300 punti base rispetto al bund tedesco, ora è sopra i 280. Il costo nell’immediato è limitato ma se persistessero questi livelli ne deriverebbero oneri ingenti per i conti pubblici”. Quindi spiega: “‘Nell’immediato i costi dell’aumento dei differenziali per il nostro Paese sono limitati, ma se l’attuale livello degli spread persistesse ne deriverebbero oneri ingenti per i conti pubblici. La durata media residua dei titoli di Stato alla fine di giugno era pari a circa 7 anni. Uno spostamento verso l’alto della curva dei rendimenti di 100 punti base comporta un incremento della spesa per interessi pari a circa 0,2 punti percentuali di Pil nel primo anno, e a 0,4 e 0,5 punti rispettivamente nel secondo e nel terzo anno. La sensibilità del bilancio alla variazione dei tassi d’interesse si è ridotta negli ultimi anni grazie all’allungamento della vita media residua e all’incremento della quota degli strumenti di debito a tasso fisso”.

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