Calisto Tanzi ha continuato asvolgere attività di impresa nonostante il crac del 2003 da 14 miliardi. Lo ha scoperto la Procura di Parma nel corso delle indagini sul cosiddetto tesoro d’arte dell’ex patron.

“Quando abbiamo attivato le intercettazioni sui personaggi principali di questa vicenda – ha spiegato il procuratore Gerardo Laguardia – ci siamo resi conto che Calisto Tanzi ha continuato a gestire una società uti dominus, cioè da imprenditore vero e proprio anche se non ne aveva apertamente la titolarità”.

La società si chiama The Original American Backery Srl, si trova a Parma in Strada Martinella e, già qualche tempo fa, la notizia era stata riferita dal fattoquotidiano.it. The Original American Backery Srl stando agli accertamenti della procura, è riconducibile ad Anita Chiesi, moglie di Tanzi, e a un imprenditore napoletano, Catone Castrense, il cui padre è da anni amico dell’ex patron. Chiesi e Castrense gestivano la società dolciaria attraverso delle fiduciarie.

Per il procuratore Tanzi ne ha avuto fino al giorno delle manette (scattate i primi di maggio) la “gestione integrale”, ne ha curato i “rapporti con la grande distribuzione”, “le politiche produttive” e “le vendite”.

La Guardia ha spiegato che nelle intercettazioni il Tanzi imprenditore appariva molto deciso e sicuro di sè “assolutamente diverso dal Tanzi dimesso e sofferente che si è visto nelle udienze del processo Parmalat”.

Gli atti contenenti le intercettazioni sono stati comunicati dalla procura al tribunale di sorveglianza di Bologna che è chiamato a decidere sull’istanza di detenzione ai domiciliari presentata dai legali dell’ex patron nelle scorse settimane. Il collegio difensivo di Tanzi ha insistito sulle precarie condizioni di salute del detenuto per ottenere un regime più tenue.

I particolari sono emersi nell’inchiesta sul tesoro d’arte di Calisto Tanzi, aperta due anni fa dopo un servizio della trasmissione Report di Raitre. Sono 112 i beni sequestrati. Tra questi dipinti e disegni realizzati dai più grandi artisti degli ultimi due secoli: Picasso, Kandinsky, Van Gogh, Pizarro, Guttuso, Manet, Monet e tanti altri ancora, per un valore complessivo stimabile in almeno 28 milioni.

“L’operazione ha dato ottimi risultati anche grazie alla collaborazione dei carabinieri del nucleo tutela del patrimonio artistico e della guardia di finanza – ha spiegato ancora nel corso di una conferenza stampa il procuratore della Repubblica di Parma Gerardo Laguardia – I nostri esperti hanno valutato 28 milioni tutti i beni sequestrati anche se la valutazione è da ritenersi estremamente prudenziale”.

Indagati per la vicenda dei quadri nascosti nel dicembre 2003, pochi giorni prima che scoppiasse platealmente il caso Parmalat, oltre a Calisto Tanzi e la moglie Anita Chiesi (peraltro finora mai coinvolta nelle vicende giudiziare Parmalat, a differenza di altri familiari), il genero dell’ex patron Stefano Strini, i commercianti d’arte Paolo Dal Bosco e Giovanna Dellana. Ricettazione per Strini, Dal Bosco e Dellana, concorso in bancarotta per Tanzi, sua moglie e gli stessi Dal Bosco e Dellana, sono i capi d’imputazione.

“Grazie alla collaborazione di Strini – ha aggiunto il procuratore – che ha conservato una parte dei quadri successivamente sequestrati, siamo riusciti a ricostruire buona parte del movimento di denaro che ha consentito l’acquisto delle opere. I quadri e le altre opere d’arte sono costati 9,4 miliardi di lire. Di questi, 7 miliardi provengono dal gruppo Parmalat. Degli altri soldi non conosciamo la provenienza”.

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