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Alla fine la risposta è arrivata: chiara, netta, dirompente. A Napoli c’è già un vincitore, comunque finirà al secondo turno: Luigi De Magistris è la vera sorpresa di queste elezioni.

Doveva essere l’alternativa a sinistra di un Partito democratico sempre meno partito e sempre più aggregazione di clan politico-clientelari, e così è stato. Alle 10 di sera, le proiezioni attestano l’ex Pm intorno al 26 per cento: sarà lui, tra 15 giorni, ad andare al ballottaggio con il candidato del centrodestra, Gianni Lettieri, a contendersi la poltrona di Sindaco di Napoli.

All’ex presidente degli industriali partenopei non è bastata la campagna elettorale milionaria, il sostegno incondizionato di Gianni Letta e l’arrivo di Silvio Berlusconi per chiudere la partita al primo turno. Nemmeno l’endorsement di Aurelio De Laurentiis, che nella decisiva gara di domenica per l’accesso in Champions League del Napoli se l’era seduto accanto in Tribuna, ha dato i frutti sperati. Per lui, un risultato al di sotto delle aspettative con i partiti della sua affollata e variegata coalizione che, addirittura, lo sovrastano di tre punti percentuali.

È andata peggio, molto peggio, a Mario Morcone, il Prefetto al quale si era affidato il Pd per cancellare lo scempio delle primarie dei brogli e risalire la china. Una scelta che si è rivelata infelice: lo ha condannato un palese voto disgiunto, con migliaia di elettori che hanno appoggiato il partito di Bersani ma puntato su De Magistris come sindaco. Una sconfitta pesante per i vertici del Partito, che segna prima di tutto il de profundis per Antonio Bassolino e i suoi fedelissimi, che nelle ultime due settimane avevano apertamente appoggiato – almeno in pubblico – il candidato calato da Roma. Ma è una lezione ancor più cocente per i vertici romani, che negli ultimi giorni avevano accarezzato l’idea di fare di Napoli un “nuovo laboratorio del centrosinistra” a guida PD.

Dopo aver annullato, senza una motivazione ufficiale, le primarie di gennaio, da Roma era stato imposto un candidato ai più sconosciuto. Certi che al secondo turno l’Italia dei Valori avesse dovuto appoggiare Morcone per non regalare la città a Berlusconi: un atto di presunzione duramente punito dagli elettori. Ora l’ordine di scuderia è serrare i ranghi e pensare al ballottaggio, dove il centrodestra è più vulnerabile di quanto non dica il suo vantaggio attuale. Lo sa bene lo stesso Lettieri, nonostante ostenti sicurezza nelle sue prime dichiarazioni: “A Napoli il cambiamento sono io, non De Magistris”. L’avversario è il peggiore che gli potesse capitare: il sostegno già dichiarato dal Pd e il grande entusiasmo che già si respirava dalle prime ore del pomeriggio sotto il quartier generale scelto dall’europarlamentare per attendere l’esito del voto possono travolgere la corazzata messa in piedi dal PDL. Non solo: a Napoli l’appoggio del candidato del Terzo Polo, Raimondo Pasquino, è molto meno scontato del previsto. “A Napoli il secondo turno è inutile – ha detto Bocchino intervenendo nel salotto di Porta a Porta – già ora il 10% degli elettori del Pdl ha votato per de Magistris, figuriamoci cosa succede al secondo turno. La realtà è che senza Fini e Casini, Berlusconi non vince più”. Senza contare che a sostegno di Pasquino si era, più o meno apertamente, schierata la folta pattuglia di industriali che non vedono di buon occhio l’elezione a Sindaco di Lettieri: impensabile che al secondo turno possano cambiare idea. Se Casini e soci, già in Giunta col PDL alla Provincia di Napoli e in Regione, dovessero decidere di schierarsi con il candidato della destra, sanno già che porterebbe in dote non più della metà del 9 per cento circa di consenso racimolato al primo turno.

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