Gli abusi ci furono, secondo il Tribunale. Ed oggi è arrivata la condanna, emessa dai giudici del collegio C della Terza Sezione Penale di Napoli. Quattro anni e tre mesi per Corrado Gabriele, l’ex assessore regionale campano al Lavoro dal 2005 al 2010 nella giunta guidata da Antonio Bassolino, attualmente consigliere regionale del Pd. Gabriele è stato condannato anche al pagamento di una provvisionale di 10mila euro a testa alle vittime che si sono costituite parte civile, assistite dall’avvocato Elena Coccia. Il politico era imputato di quattro diversi casi di violenza sessuale nei confronti di due ragazze, una delle quali minorenne all’epoca dei fatti, accaduti tra il 1999 e il 2005. Si tratta delle due figlie di primo letto dell’ex compagna di Gabriele, eletto l’anno scorso in consiglio regionale nelle fila dei democratici, dopo una lunga militanza in Rifondazione Comunista. Va comunque specificato che non ci fu violenza fisica. Ma i fatti contestati a Gabriele sono comunque molto gravi.

Nell’esposto agli atti dell’inchiesta, risalente al 2005, la vicenda degli abusi inizia nel giugno del 1999, con un primo episodio di molestie sessuali subìto dalla maggiore delle sorelle, all’epoca ancora quindicenne. Secondo quanto riferito dalla ragazza, Gabriele l’avrebbe presa in braccio, portata sul divano e baciata “dal seno fino alla pancia”. La ragazza racconta di avere reagito scappando in camera, per poi confidarsi qualche giorno dopo con la sorella e una compagna di scuola. Una vicina di casa le suggerisce di non parlare con la madre perché questa “non avrebbe sopportato una seconda separazione dopo quella avuta dal primo marito”. La ragazza ne parla anche al padre. Qualche tempo dopo l’ex assessore le avrebbe rivolto la domanda: “Ti senti abbastanza pornografica?” Invitandola a conoscere un amico. Un altro episodio agli atti risalirebbe all’estate di due anni dopo. Gabriele, sempre secondo i racconti, sarebbe entrato nella stanza della figliastra più piccola e ci avrebbe provato. E ancora: “Se due persone si piacciono, è giusto che stiano insieme”, così Gabriele sarebbe tornato alla carica in un giorno d’estate del 2004, stavolta di nuovo nei confronti della sorella maggiore. Ricevendone un respingente “non mi piaci, il marito della madre non è una persona qualsiasi”. E poi, un giorno, Gabriele sarebbe entrato in bagno mentre la sorella più grande si faceva la doccia: in quella casa – secondo la denuncia – le chiavi del bagno e della camera da letto delle ragazze non si trovavano più. E ancora. Nel luglio del 2005 una ragazza si sarebbe svegliata di soprassalto mentre Gabriele le accarezzava il fondoschiena. Risalirebbe al 28 luglio 2005 l’ultima molestia, raccontata sempre dalla ragazza più grande: mentre la madre è in vacanza all’estero, l’ex assessore l’avrebbe palpata dopo essersi inginocchiato accanto al letto.

Gabriele ha sempre respinto tutte le accuse: “La gente che mi conosce sa chi sono – dichiarò nel 2007 commentando il rinvio a giudizio – siamo di fronte a un equivoco clamoroso. Mi contestano un comportamento da guardone, come se non avessi nulla da fare o se dovessi mettermi a spiare le ragazze. E’ assurdo, qui si tratta di un travisamento dei fatti. E forse della volontà di far danno a chi mi accusa. Appena ho appreso della denuncia ho chiesto di essere ascoltato dal pm e ho fornito tutti gli elementi necessari”. Nel corso del processo sono state sentite le ragazze, ma non la moglie di Gabriele, la cui testimonianza era stata chiesta dai legali della difesa. “La donna – affermò l’avvocato di Gabriele, Marinella De Nigris – ha definito il marito incapace di simili comportamenti, se avesse avuto il minimo dubbio, da madre molto attenta, sarebbe intervenuta immediatamente”. Ma le ragazze in aula hanno confermato le circostanze.

Tanto che il pm Giusy Loreto, che aveva chiesto per Gabriele 5 anni e 9 mesi, nel corso della requisitoria ha sottolineato la linearità e la coerenza dei loro racconti, senza mai cadere in contraddizione. Tesi che il Tribunale ha accolto. L’avvocato De Nigris ha annunciato appello, spiegando che i fatti sono risultati ”ingigantiti” e le accuse sarebbero conseguenza del disagio psicologico sofferto dalle ragazze. “La sentenza – dice – è molto severa rispetto agli episodi contestati che, a nostro avviso, non sono fondati. Aspettiamo le motivazioni ma siamo già intenzionati a opporci in secondo grado di giudizio dove dimostreremo con i fatti l’inconsistenza delle accuse”.

”La politica ed in particolar modo la sinistra, nel nostro Paese, si è sempre battuta per una legge che tutelasse le donne contro le violenze ed il Parlamento ha varato una delle legislazioni piu’ valide di tutto il panorama legislativo europeo. Alla lettura del dispositivo, nonostante la profonda amarezza per la sentenza che tocca le sfere personali e familiari, prevale decisamente in me la serenita’ e la coerenza di uomo politico, militante della sinistra e servitore delle istituzioni e con essa, dunque, il pieno rispetto per l’operato della Magistratura inquirente e giudicante”. Questo il commento di Gabriele. ”Leggerò con il mio legale Marinella de Nigris con molta attenzione le motivazioni della sentenza di primo grado, quando depositata – aggiunge Gabriele – per proporre ovviamente immediato ricorso in appello”. ”Ad ogni modo – conclude – per evitare possibili strumentalizzazioni, in questo periodo di campagna elettorale, ho comunicato al segretario regionale e al segretario provinciale del Pd la mia autosospensione dal partito”.

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