La compravendita dei voti va di moda in Parlamento. E ora potrebbe diventare un nuovo strumento di democrazia diretta. Ad acquistare il deputato o il senatore di turno questa volta sarà un gruppo di cittadini, con un versamento di soli 10 euro a testa. E’ la provocatoria iniziativa del sito compraunvoto.it. “Sei vittima di un disegno di legge che ti penalizza?  – chiedono gli ideatori – Sei uno studente che rischia di vedere il suo futuro gettato al macero? Un cittadino qualunque costretto ad accettare una discarica tossica nel giardino di casa?”. Niente paura. “Non solo i soliti potenti. Adesso anche tu puoi contribuire al controllo di questo Paese al costo di appena due birre”.

Sarebbe una forma rivoluzionaria di partecipazione dal basso alla vita pubblica. Chiunque sia interessato a un provvedimento si mette d’accordo con altre persone, offre del denaro a un parlamentare, e ha la sua piccola legge ad personam approvata. Ma come avere la certezza che il collega di Scilipoti mantenga la promessa? Semplice. Il politico può batter cassa solo dopo aver espresso la sua preferenza. E se in aula si sceglie la procedura di voto non palese? “Starà al parlamentare concordare con lo staff un modo sicuro di dimostrare il proprio voto – si spiega sul sito – basta, ad esempio, entrare ed uscire dall’aula al momento opportuno, o anche un semplice video con il cellulare”. Sui possibili parlamentari da contattare c’è già qualche idea: “Vedo che il buon Bondi ha ripreso a fare il pianista – scrive nei commenti un navigatore che si firma ‘bambaInParlamento’ -. Magari possiamo contattarlo, magari ci fa un paghi uno, voti 2, 3, 4, etc.”.

La prima campagna acquisti è stata lanciata per affossare il ddl Gelmini. Hanno aderito 416 persone, che hanno promesso il loro contributo: 10 euro a testa, fan 4.160 euro per comprare il voto di un senatore. Forse è tardi, visto che la riforma dell’università è già stata approvata. Ma resta una domanda: “Perché cercare rifugio nella contestazione o peggio nella violenza? In una cleptocrazia avanzata come la nostra bastano un po’ di soldi per decidere le sorti del paese. Rovinare le nostre belle piazze con manifestazioni e tafferugli non serve più”.

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