Volevo limitarmi agli strafalcioni di Leo Campagna, la prima firma del settimanale il Mondo per il risparmio e la previdenza. Però l’attualità impone un’appendice sulla sparata del suo direttore a favore delle azioni Enel Green Power.

Ma procediamo con ordine. Il nostro era attivissimo già un quarto di secolo fa (il Mondo, 28-7-1986, pag. 76), consigliando una formula matematica truffaldina per quella trappola che sono i piani di accumulo di capitale (pac) in fondi comuni. Formula che tarocca i rendimenti, facendoli apparire maggiori di quelli veri.

Per decenni procede poi con servizi che regolarmente spingono il lettore nelle braccia degli sfasciacarrozze del risparmio gestito. Riportano numerosi esempi sia “Il risparmio tradito” sia il mio sito, da cui è liberamente scaricabile addirittura una tesi di laurea sul cattivo giornalismo del Mondo e di Milano Finanza (autore Giacomo Barzaghi, relatore Raffaele Fiengo, sindacalista del Corriere della Sera), dove Campagna è più volte citato.

Nel 2008, in piena crisi finanziaria, pubblica imperterrito un grafico svettante della società Anima a esaltazione dei fondi comuni. Grafico che si ferma al 2006, nascondendo così al lettore i crolli per i mutui subprime (2007) e per la Lehman Brothers (il Mondo, 21-11-2008, pag. 48).

Nel 2009 afferma che coi pac “aumentano le potenzialità di guadagno nel medio lungo termine” (il Mondo, 23-1-2009, pag. 42), cosa del tutto falsa.

Veniamo però al suo ultimo exploit, particolarmente insidioso per un lettore non scafato. Leo Campagna titola trionfante “I fondi battono gli Etf e i Btp” (il Mondo, 24-9-2010, pag. 36-37). Cosa l’autorizzerebbe a tale affermazione, ovviamente falsa? Il confronto dei fondi comuni obbligazionari coi Btp quinquennali dall’emissione a fine agosto 2005 sino al rimborso. Peccato che il confronto giusto sia semmai quello con tutti i Btp, il cui indice lordo passa nei cinque anni da 418,22 a 504,16 punti pari al 3,3% netto annuo. È quindi una bufala il titolo e l’intero articolo: dei 34 fondi elencati ben 32 sono battuti dai Btp. Siamo alle solite, bilance guaste a danno dei risparmiatori.

Passa un mese e il Mondo ne scodella un’altra, per la quale si scomoda addirittura il suo direttore. Riguarda il collocamento delle azioni Enel Green Power, su cui il Fatto Quotidiano ha ampiamente riferito. Enrico Romagna-Manoja titolo il suo editoriale “Ritorno in Borsa con bond-appeal” e, insieme ad altre frasi entusiastiche, sostiene che l’offerta è tale “da far assomigliare l’investimento più alla sottoscrizione di un bond che non a una scommessa azionaria” (22-10-2010, pag. 9).

Un’affermazione tanto sicuramente gradita all’Enel, quanto indiscutibilmente falsa. Le Enel Green Power non hanno nulla di un’obbligazione. Né interessi o altro fissati dal regolamento, caratteristica imprescindibile per i titoli a reddito fisso. Né una garanzia di rimborso del valore nominale. Anzi, potrebbero benissimo scendere del 50%, com’è già capitato a un analogo titolo spagnolo.

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