La copia di 64 dvd depositati dall’accusa in un processo penale, necessaria a consentire all’imputato di difendersi costa, a quest’ultimo, oltre 18 mila euro.

Un errore? Una truffa perpetrata dal personale di cancelleria emulando quei baristi della Capitale che, di tanto in tanto, presentano a smarriti turisti giapponesi conti a cinque zeri per un gelato ed una minerale?

Niente affatto. E’, infatti, accaduto, nei giorni scorsi presso la procura della Repubblica di Cagliari ed accade quotidianamente in tutti gli uffici giudiziari italiani.

18 mila euro non sono nient’altro che la moltiplicazione del numero dei dvd (64) da copiare per il costo di ogni copia (295, 16 euro) stabilito dal Ministero della Giustizia, da ultimo con il Decreto ministeriale 8 gennaio 2009.

Il Decreto prevede, infatti, che il cittadino che – tanto in sede civile che penale – chieda una copia di un supporto digitale versato in atti, debba pagare 295, 16 euro per ogni CD da copiare a prescindere dal suo contenuto.

Accade così che, in Italia, nel 2010 un supporto dal costo di meno di un euro venga fatto pagare ad un cittadino che ne ha bisogno per esercitare il suo diritto alla difesa oltre 295 volte tanto.

Certo, si potrebbe obiettare che i 295 euro non sono il corrispettivo del supporto, quanto piuttosto i c.d. diritti di copia dovuti a fronte della realizzazione – a cura delle società incaricate dai singoli uffici giudiziari – di provvedere alle copie richieste.

Chiunque, tuttavia, si sia mai trovato ad effettuare la copia di un cd musicale o, piuttosto, di un film in dvd, sa bene che si tratta di un’attività da pochi minuti, completamente automatizzata e che non richiede nulla di un più di un PC.

Un buon avvocato potrebbe provare a difendere il ministero da una politica dei prezzi tanto illogica e lesiva del diritto alla difesa, sostenendo che si tratta di una svista, di un retaggio di quando, ancora, CD e DVD rappresentavano davvero un lusso e che, nel 2012 – quando si procederà all’aggiornamento dei diritti di copia – l’importo di 295, 16 euro verrà diminuito.

Guai a non augurarcelo, naturalmente.

Ad un tempo, tuttavia, si deve, sfortunatamente, prendere atto del fatto che il corrispettivo dei diritti di copia per un CD è schizzato a 295 euro nel gennaio del 2009 mentre, sino a quel momento, era stato di “soli” 129 euro.

Cosa è accaduto nel 2009 sul mercato della riproduzione dei CD di tanto eclatante da giustificare la scelta del ministero di raddoppiare l’importo richiesto ai cittadini per una copia?

Possibile credere che nel 2009, mentre il costo della tecnologia e dei supporti è calato vertiginosamente, lo Stato si è ritrovato a pagare il doppio per gestire la duplicazione di un CD, tanto da essere costretto a pretendere dai cittadini quasi 300 euro per la duplicazione di un CD con una valore di mercato di qualche decina di centesimi di euro?

Tra registrazioni di intercettazioni telefoniche ed ambientali, controversie in materia di proprietà intellettuale aventi ad oggetto la violazione di diritti su musica e film e questioni legate ad internet ed alle nuove tecnologie, ogni giorno, decine di migliaia di euro vengono versate nelle cancellerie dei tribunali italiani a titolo di “diritti di copia” per CD e DVD.

Dove va a finire questo piccolo tesoretto?

Il ministero della giustizia paga davvero 295 euro per l’effettuazione della copia di un singolo CD?

Credo si tratti di domande che il ministro Alfano, da sempre convinto dell’esigenza di informatizzare il pianeta giustizia per ottenere benefici in termini di efficienza e costi, debba porsi.

E’ evidente, d’altra parte, che non si può parlare di rivoluzione digitale dell’amministrazione e promettere una giustizia più celere ed economica grazie alle nuove tecnologie mentre, nel quotidiano, continua a ragionarsi come se l’innovazione fosse un lusso ed il digitale l’eccezione.

I cittadini andrebbero incentivati all’uso delle nuove tecnologie e non scoraggiati.

E’ questo il primo passo per quella rivoluzione che, troppo spesso, è usata solo come spot elettorale ma non rientra nelle reali intenzioni del Governo.

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