La notizia che i sopravvissuti a Falluja in Iraq mostrano danni prodotti dalla radioattività peggiori di quelli rilevati tra i sopravvissuti alle esplosioni nucleari di Hiroshima e Nagasaki, è una notizia che merita di essere analizzata con attenzione per varie ragioni: la prima è che si comincia a delineare l’arma che ha provocato la presenza la radioattività e le sue conseguenze. La seconda è che se non fosse stato per la buona volontà e la straordinaria determinazione di questi tre ricercatori, Christ Busby, Malak Hamdan e Entesar Ariabi, le voci sull’ alto tasso di malformazioni alla nascita e sull’ aumento di tumori sarebbero rimaste al livello di leggende orali in una zona che non ha ancora avuto un censimento dall’ultimo conflitto del golfo. Se questi ricercatori non si fossero affrettati nel raccogliere i quasi 5000 questionari che hanno poi elaborato, avrebbero incontrato reazioni molto pericolose: pochi giorni dopo la consegna dell’ultimo questionario la televisione irachena ha trasmesso la notizia che i ricercatori che raccoglievano questi dati erano terroristi.

Cerchiamo di ragionare su quale arma sia stata usata. Se le due battaglie a Falluja (quella dell’ Aprile e quella del Novembre 2004) hanno provocato sulla popolazione effetti simili e peggiori (in estensione e gravità) a quelli prodotti dalle radiazioni delle due bombe nucleari esplose a Hiroshima e Nagasaki, pur non evidenziando gli effetti sismici tipici di una esplosione nucleari classica, questo significa una cosa molto precisa: che è stato superato il problema della massa critica che obbligava una bomba nucleare ad essere molto potente o a non esistere. In altre parole una bomba nucleare classica aveva bisogno di almeno 8 chili di uranio altrimenti non sarebbe stata in grado di innescare il processo a catena della fissione. E una bomba nucleare classica non poteva utilizzare meno di circa 8 chili di uranio e dunque era così potente da lasciare traccia nei sismografi delle esplosioni che provocava o altrimenti non esisteva..

In questi anni, se si trova uranio arricchito in un cratere nel sud del Libano dopo il conflitto del 2006, (URANIO ARRICCHITO !!! AVETE IDEA DELPROCESSO E DEL COSTO PER PRODURLO) se lo si trova a Beirut, se si trovano effetti sulla popolazione civile provocati dalle radiazioni a Bassora e a Falluja, a tutti questi apparenti misteri c’è un’unica spiegazione: il problema della massa critica è stato superato e la bomba nucleare può essere piccola come una pallottola e calibrata negli effetti da distruggere solo palazzi o rifugi sotterranei. Qualcuno potrebbe ribattere che questi effetti sono provocati dal cosidetto uranio impoverito. E qui arriviamo all’ inganno che ha permesso di usare questa nuova arma per ormai vent’anni senza che nessuno se ne rendesse conto: l’uranio impoverito. L’uso dell’uranio impoverito nei campi di battaglia inizia ufficialmente nella prima guerra del Golfo, nei primi anni dopo la caduta dell’Unione Sovietica, quando la rincorsa alle testate nucleari più potenti non era più necessaria, quando la politica ufficiale del segretario di Stato di allora James Baker era quella della «Calculated Ambiguity Doctrine»: se si usava la forza nucleare non lo si rivendicava, se ne contemplava l’uso ma lo si poteva mascherare e negare. Esattamente allora compare il cosidetto uranio impoverito.

C’è qualcuno che ha davvero calcolato se la presenza dell’isotopo U235 nella pallottole al cosidetto uranio impoverito è superiore o inferiore allo 0.7% (soglia sotto la quale si parla di uranio impoverito)? Quelli che lo hanno fatto, hanno sempre trovato un presenza dell’isotopo 235 leggermente superiore all’unità. Dunque sui campi di battaglia non viene usato l’uranio impoverito ma viene usata un’arma che è radioattiva ed inquina le falde acquifere e il ciclo alimentare, ma non è la sola fonte di radiazioni. C’è la seconda arma, la bomba nuclare grande come una pallottola, che produce radiazioni in modo più massiccio e che viene coperta e giustificata dall’uso dei cosidetti proiettili al cosìddetto uranio impoverito (che impoverito non è).

E’ un inganno a tre livelli: si parla di proiettili all’uranio impoverito che sono davvero meno radioattivi dell’uranio naturale, si usano però proiettili all’uranio leggermente arricchito, che una volta polverizzati durante l’esplosione, producono microfissioni e radiazioni alfa che si diffondono ed inquinano il territorio. Questa radioattività «ambigua e calcolata» maschera l’uso della mini-nukes, bombe nucleari minuscole che possono avere una potenza esplosiva pari a tonnellate di tritolo in pochi grammi di uranio arricchito. E’ un delitto perfetto. Le conseguenze sulla popolazione si maifesteranno dopo alcuni anni e nessuno si preoccuperà di andare in un luogo così inquinato a studiarle. Nessuno eccetto Christ Busby, Malak Hamdan e Entesar Ariab, ai quali va il nobel della pace, non quello inventato dallo scopritore della dinamite del quale facciamo volentieri a meno, ma quel nobel immaginario che le persone semplici, ma non stupide, sanno a chi attribuire.

per approfondimenti vedere la relazione in inglese al link:

The first epidemiological study of health problems in Fallujah (2004-2010) by Busby, Hamdan and Ariabi is published this week and online in the International Journal of Environmental Research and Public Health

http://www.mdpi.com/journal/ijerph . Download PDF copy at: http://www.mdpi.com/1660-4601/7/7/2828/pdf .

Citation as follows:

Chris Busby, Malak Hamdan and Entesar Ariabi Article:

Cancer, Infant Mortality and Birth Sex-Ratio in Fallujah, Iraq 2005–2009

Int. J. Environ. Res. Public Health 2010, 7(7), 2828-2837;

doi:10.3390/ijerph7072828 Published: 6 July 2010

Al Jazeera did an extended interview with Chris Busby about this study, 30th June

– online in Arabic at http://www.youtube.com/watch?v=VAp7vlExcCM

A YouTube version with English soundtrack may come later but a

synopsis written by Layla Anwar on 2nd July

is online at http://www.uruknet.de/?p=67560 , PDF copy attached.

A press release for the study is quoted at http://www.uruknet.de/?p=67564 .

In April Lisa Holland reported that the WHO may arrange health studies in Fallujah, or more widely in Iraq. This study used a survey method developed by Chris in the UK where official cancer data was not readily accessable but validated the results later. This is relevant for use in Iraq. The Fallujah results are compared with reference data from other regions in the Middle East (Egypt, Jordan) and indicate seriously high levels of cancers and leukaemia, as well as the birth defects reported by Lisa Holland in several reports on Sky in the last 2-3 years.

The study covers health/illness data – sufficient to indicate widespread exposure to some serious genotoxic source(s) during (and possibly ongoing since) intense military operations in Fallujah in 2004. It includes the possibility that these events may have exacerbated potential delayed onset health consequences from earlier military operations in 1991 and 2003. Further human and environmental studies are needed to identify possible causes of these severe community health anomolies – including the types of weapons used during military operations in Fallujah.

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