Per dare un significato all’attuale travaglio del gruppo Italpetroli bisogna risalire al 18 aprile 2008. Il boss, Franco Sensi, è gravemente malato (morirà quattro mesi dopo). Sua figlia Rosella, che ha preso in mano la situazione, incontra gli emissari della americana Inner Circle Sports che, in società con il George Soros Fund (braccio finanziario di uno degli uomini più ricchi del mondo), presentano la loro offerta per comprare il pacchetto di controllo della Roma calcio: un assegno da 283 milioni, sull’unghia, più del doppio di quanto è quotata la società alla Borsa di Milano. Rosella chiede un congruo rilancio perché un misterioso sceicco le offre di più.

Gli americani strabuzzano gli occhi e dichiarano di non voler più avere niente a che fare con la simpatica ragazza. La ricostruzione,contestata in più occasioni dagli uomini più vicini alla famiglia di Villa Pacelli, è contenuta in un libro di Catia Augelli e Alessandro Catapano, “I russi, i russi, gli americani”, dedicato alle peripezie finanziarie del glorioso club giallorosso. Una storia che è ormai giunta al punto di svolta.

DRAMMA FAMILIARE. La Roma oggi vale in Borsa 120 milioni, e i maligni insinuano che il motivo principale per cui Rosella Sensi non si vuole separare dall’amata eredità paterna (è stato Franco a scarificare le risorse del gruppo per mantenere la Roma ad alti livelli in campionato) è lo stipendio di un milione e 100 mila euro l’anno che prende come presidente, mentre sua sorella Silvia, come consigliere delegato, è pagata 250 mila euro l’anno. Il dramma familiare di questi giorni è il seguente. Unicredit, il colosso bancario guidato da Alessandro Profumo (interista, e la notazione non è peregrina) è il principale creditore dell’Italpetroli, indebitata per circa 400 milioni. Da quattro anni il gruppo non restituisce alle banche un solo euro.

Profumo, che ha ereditato la grana dalla romanissima Capitalia, incorporata da Unicredit nel maggio del 2007, non ne può più. La sua banca ha già il 49 per cento della Italpetroli, adesso ha deciso di passare all’incasso e ha fatto alla famiglia Sensi una proposta chiara: azzeriamo il debito ma io mi prendo tutto. “Tutto” significa il sistema di depositi petroliferi con cui Franco Sensi è diventato ricco in anni passati, più gli immobili e naturalmente la Roma. Unicredit pensa di vendere rapidamente il tutto per coprire almeno in parte la voragine. Anche il club giallorosso può essere ceduto in tempi ragionevoli per 140-150 milioni come è, con i suoi campioni-bandiera, come Francesco Totti e Daniele De Rossi, a un nuovo azionista che non faccia troppo soffrire la tifoseria e i politici romanisti.

Rosella non ne vuol sapere ma la sua battaglia sembra giunta agli ultimi giorni. E’ iniziata tre anni fa, quando Profumo, comprata Capitalia, trovò le prime sorprese lasciate dal padre-padrone della banca capitolina, Cesare Geronzi. Tra queste il mostruoso indebitamento di Sensi. Di fronte alle prime richieste di chiarimento, è partita la contraerea.

L’INTERISTA. Profumo è stato accusato di voler mettere nei guai la Roma spinto dalla fede interista. Da tre anni va avanti una guerra mediatica senza esclusione di colpi. Gli uomini di fiducia di Rosella accusano Profumo di far circolare veline maliziose che finiscono sui giornali con formule arzigogolate del tipo “Profumo avrebbe confidato ai più stretti collaboratori”, o più lineari, come “dicono a piazza Cordusio” (indirizzo della banca milanese).

GUERRA DI VELINE. In effetti il metodo, trattandosi di società quotate in Borsa, non è del tutto ortodosso. Replicano per l’appunto in piazza Cordusio che non c’è altro modo per difendersi da uno schieramento mediatico agguerrito, di cui si individua il “faro” nell’agenzia di stampa Adn Kronos e nel suo patron Giuseppe Marra detto Pippo. Facendo lo slalom tra veline di opposta provenienza si può abbozzare la seguente provvisoria conclusione. Rosella Sensi sostiene che la Roma vale 315 milioni, e corregge verso l’alto tutte le valutazioni dei beni di Italpetroli, arrivando alla conclusione che Unicredit potrebbe ripianare la voragine anche lasciando alla famiglia immobili per una novantina di milioni di euro. Paolo Fiorentino, il vice di Profumo, ha fatto capire che non c’è più spazio per trattare.

La banca è disposta a lasciare immobili per non più di 20 milioni di euro. Prendere o lasciare. Perché intanto la società di revisione Bdo non ha voluto certificare il bilancio Italpetroli, costringendo Rosella a sforare la data limite del 30 giugno per l’approvazione. E lunedì prossimo c’è l’appuntamento decisivo per l’arbitrato tra Unicredit e Italpetroli: se le parti non arrivano dall’arbitro con un accordo firmato, Rosella rischia il fallimento. L’arbitro è il severo giurista Cesare Ruperto, 85 anni. L’avvocato della famiglia Sensi è il 77enne Agostino Gambino, già celebre negli anni Settanta come avvocato di Michele Sindona. Il passato che non passa.

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