La violenza

Milano, stordita con un farmaco e stuprata: le intercettazioni. Il gip: “Evidente gioia degli indagati”

Milano - Tre uomini arrestati. Intercettati in cella: “Tutto per una scopata del cazzo”

19 Gennaio 2018

Uno, due bicchieri bevuti velocemente. Dentro alcool ma anche benzodiazepina, detta droga dello stupro. La testa che gira, il corpo che si muove a scatti. Dal locale in auto con tre persone, due sono amici, e senza accorgersene si ritrova in una casa a Bellusco. Il resto di questa storia, conclusa ieri con l’arresto di Marco Coazzotti, Mario Caputo (proprietario della casa) e Guido Guarnieri accusati di violenza sessuale, disposto dal giudice di Milano, sta nel racconto della vittima, 23 anni appena e nelle intercettazioni degli stupratori. La violenza avviene la notte tra il 13 e il 14 aprile 2017.

Tre giorni dopo il racconto della vittima che ricostruisce con chiarezza la prima parte di quella serata passata al pub Next di via Crema a Milano. Poi il viaggio a Vigevano. “Ricordo che dicevo, ma non saprei a chi, basta!”. Quindi il risveglio. I tre, in particolare Marco, che la vittima conosceva da tempo, fingono che si sia sentita male. Poi la riaccompagnano a casa. “Giunti vicini alla mia abitazione Marco mi ha detto: riprenditi mi hai fatto preoccupare”. Qui la ragazza si riaddormenta. Poche ore e si sveglia ancora. “Provavo un forte dolore nelle parti intime. “Ho subito compreso di aver subito uno o più rapporti sessuali senza il mio consenso”. Da qui iniziano le indagini dei carabinieri. Gli investigatori osservano le immagini interne del locale. E capiscono che a mettere la droga nel bicchiere (per ben due volte) è stato l’amico Marco. La cosa rende felici i tre. Scrive il gip: “La gioia degli indagati è evidente”. Coazzotti rientra nel locale saltellando. Le celle telefoniche fanno il resto. Il 30 novembre Coazzotti e Guarnieri vengono arrestati, messi in cella assieme e intercettati. Chi resta fuori è Caputo, il quale poche ore dopo l’arresto parla con la moglie. “Non lo so cazzo tu c’eri”, dice la donna al marito che vuole e pretende spiegazioni. Lui assicura: “Io non ho fatto niente, te lo giuro su Dio, lo giuro sul bambino”. Il 6 dicembre i due in carcere vengono intercettati mentre leggono l’ordinanza d’arresto al capitolo “lacerazioni”. Dice Marco: “Lacerazioni? Come fanno a esserci lacerazioni con il preservativo che ha il lubrificante, ma stiamo scherzando”. L’altro commenta: “Tutto per una scopata del cazzo”.

Sempre Guarnieri prosegue: “Poi uno stupratore non usa i preservativi”. Ancora Guarnieri sui rapporti sessuali: “E io con 14 centimetri lo slabbro? Il mio avvocato lo deve dire: il mio cliente ha un pene di 14 centimetri, come fa a slabbrare”. Poi parlano di Caputo e ragionano come possa finire in galera. “Anche lui l’ha salutata, ci dovrebbe essere il suo Dna”. Annota il giudice: “L’espressione salutata fa riferimento a un rapporto sessuale”. Il coinvolgimento di Caputo sta poi nell’ultima intercettazione. Si parla sempre di rapporti sessuali. Dice Coazzotti: “Come si è fatta le lacerazioni? Nessuno gli ha messo niente”. Scrive il giudice nel confermare la custodia in carcere: “Sussiste il pericolo di reiterazione in quanto la particolare astuzia con cui Caputo e i suoi complici hanno preordinato e perpetrato il reato depone nel senso di una elevata pericolosità sociale”. Altro non c’è da dire se non la chiosa del procuratore aggiunto Letizia Mannella: “Donne usate come selvaggina, e come donna dimenticherò difficilmente questa vicenda”.

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