Vaticano

Caso Emanuela Orlandi, ossa in Nunziatura: i dubbi sul corpo e la pista dell’ex custode

L’inchiesta - Non c’erano residui organici o altro: lo scheletro era già decomposto? L’ipotesi sulla moglie del portiere sparita negli anni 60

2 Novembre 2018

Il tempo per le indiscrezioni e le supposizioni sui resti umani scoperti nella Nunziatura Apostolica sta per scadere. Lunedì cominciano le perizie tecniche sullo scheletro quasi intatto e un mucchietto di frammenti ossei rinvenuti – durante una ristrutturazione – nell’abitazione del custode dell’ambasciata vaticana a Roma al civico 27 di via Po.

La Procura di Roma – che ha aperto un’inchiesta per omicidio – valuta l’ipotesi che i resti umani possano appartenere a Emanuela Orlandi (cittadina vaticana) o a Mirella Gregori (figlia di un barista di una zona vicina), le ragazze scomparse tra la primavera e l’estate del 1983. Adesso, però, va verificata pure l’oscura vicenda/leggenda della moglie di un custode che ha prestato servizio in Nunziatura dal ’65.

Un imprecisato giorno, raccontano in Vaticano, la donna sarebbe sparita dopo un litigio col marito. A metà della prossima settimana si potrà rispondere a una domanda che interessa gli inquirenti, i gendarmi, la polizia, i medici: il corpo – o più di uno, forse di una donna – è stato interrato sotto il massetto, a circa quattro centimetri dal pavimento, subito dopo la morte oppure è stato occultato in seguito già decomposto? Perché attorno all’area della scoperta non c’erano residui organici, tessuti, monili. Ossa, e nient’altro. Per gli esperti lo scheletro è di una persona deceduta qualche decennio fa, non certo di più. Il Vaticano ha consentito gli scavi nell’intero stabile del custode senza trovare altri corpi o altri indizi, ma chi indaga è convinto che nei paraggi dell’ambasciata vaticana ci sia un cimitero, forse di zuavi pontifici. La Santa Sede ha ricevuto nel ‘49 in donazione Villa Giorgina, costruita nel ‘20, dalla famiglia di Isaia Levi e poi papa Roncalli l’ha trasformata in ambasciata nel ‘59.

Villa Giorgina e via Po 27, i luoghi creano suggestioni. Mirella era una ragazza di quindici anni che frequentava quel quartiere: la casa in via Nomentana, il bar del padre in via Volturno, l’ultimo appuntamento – annunciato alla mamma – in piazza di Porta Pia. All’epoca anche Emanuela era una adolescente di quindici anni con una passione per la musica, inghiottita dal buio dopo una lezione in piazza Sant’Apollinare, una telefonata alla sorella, poi oltre trent’anni con vari depistaggi, complotti internazionali, le piste sulla pedofilia, il ricatto al Vaticano, la Banda della Magliana, i dossier segreti – sempre smentiti – passati di pontefice in pontefice.

In un’informativa della Squadra mobile su Orlandi, come scritto dal Fatto, Sabrina Minardi – già amante del boss Enrico “Renatino” De Pedis – riferisce di un presunto coinvolgimento (mai riscontrato) di Giuseppe Scimone, in contatto con la Banda della Magliana e amico di “Renatino”. Minardi ricorda un palazzo con un ascensore che sbuca al piano. Tra il 1983 e il 1985, Scimone era in affitto al civico 25 di via Po, a pochi metri dalla Nunziatura. Orlandi, Gregori, vittima ignota. Oppure, stavolta, non è stato il maggiordomo, ma il custode.

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