Agrigento

Diciotti, chiesti i nomi degli “ostaggi” sulla nave. Saranno parti offese contro Salvini

L’inchiesta - Il pm sta identificando i migranti rimasti per 10 giorni sul pattugliatore

30 Agosto 2018

La Procura di Agrigento sta identificando tutti i migranti rimasti per dieci giorni a bordo del pattugliatore Diciotti della Guardia costiera e arrivati in gran parte ieri a Rocca di Papa. L’atto consente loro di avere una tutela, in qualità di persone offese, nel procedimento che il procuratore capo Luigi Patronaggio ha aperto a carico del ministro dell’Interno Matteo Salvini e del suo capo di Gabinetto, il prefetto Matteo Piantedosi, entrambi accusati di sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio.

Il fascicolo sarà trasmesso dalla Procura di Agrigento al Tribunale dei ministri di Palermo nei prossimi giorni – molto probabilmente venerdì – quando l’elenco delle identificazioni sarà completato. E quando sarà chiarito in quale modo la Procura di Agrigento potrà mantenere il contraddittorio con il Tribunale dei ministri. Esiste infatti un problema di coordinamento tra la procedura prevista dalla legge del 1989 e il codice di procedura penale riformato negli anni successivi. Completato l’elenco delle persone offese e sciolto il nodo interpretativo, la Procura agrigentina invierà il fascicolo al procuratore di Palermo che, a sua volta, entro 15 giorni lo trasmetterà al Tribunale dei ministri. Da quel momento i giudici ministeriali avranno 90 giorni per avviare nuove indagini, archiviare o chiedere al Senato l’autorizzazione a procedere.

È la notte del 16 agosto quando il pattugliatore Diciotti, in acque Sar maltesi, soccorre i 177 migranti, in gran parte eritrei. Lo sbarco nel porto di Catania però viene autorizzato soltanto la sera del 25 agosto. Per la Procura di Agrigento, che apre il fascicolo il 23 agosto, dopo la visita del procuratore a bordo della Diciotti, Salvini e Piantedosi hanno sequestrato e arrestato illegalmente, commettendo un abuso d’ufficio, i migranti rimasti in mare per quasi dieci giorni. Con l’aggravante di aver commesso il reato in qualità di pubblici ufficiali e nei confronti di minori.

Sabato scorso il procuratore ha sentito, come persona informata sui fatti, il vicecapo Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, Bruno Corda, oltre che lo stesso Piantedosi, ricostruendo la catena di comando che, per giorni, non ha concesso alla Diciotti l’autorizzazione allo sbarco. Salvini e Piantedosi non avrebbero impartito istruzioni scritte. Il tutto si sarebbe svolto solo con comunicazioni telefoniche.

Il ministro dell’Interno ha già annunciato che la linea del governo e del Viminale non cambierà e questo, in teoria, potrebbe portare a una reiterazione del reato, che sarà valutato dai tre giudici del tribunale dei ministri.

Parliamo di Fabio Pilato, 52 anni, fino a qualche tempo fa gip e poi giudice tutelare nel Tribunale di Palermo, quindi con esperienza su rifugiati e riconoscimento di status e protezione sussidiaria; Filippo Serio che proviene dal Tribunale del Riesame e Giuseppe Sidoti dalla sezione fallimentare.

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