l’intervista - Giancarlo Giorgetti

Stadio Roma, Giorgetti: “Cena con Lanzalone? No, due fette di salame. Ridare i 250mila euro di Parnasi? Non vedo perché”

Intervista al sottosegretario citato nell'inchiesta sul costruttore: "Lo conosco da 15 anni, a Roma eravamo vicini di casa. Restituire il suo contributo? Non abbiamo fatto niente di male, non vedo perché dovremmo. Non arrivano da attività illecita. E noi con lo stadio della Roma non c’entriamo proprio niente".

Di Valeria Pacelli e Tommaso Rodano
16 Giugno 2018

“Parnasi lo conosco da 15 anni, a Roma eravamo vicini di casa. L’ultima volta l’ho sentito una settimana fa: la madre aveva un’operazione delicata, mi ha chiesto di pregare per lei”. Giancarlo Giorgetti è il numero 2 della Lega, sottosegretario a Palazzo Chigi con pesantissima delega al Cipe. Se Salvini è il frontman, Giorgetti è il tessitore, la mente politica del Carroccio. I giornali hanno raccontato la sua cena del 12 marzo con Luca Parnasi e il consulente di Virginia Raggi Luca Lanzalone (il primo arrestato, il secondo ai domiciliari). Quella per cui il costruttore si vanta: “Questo governo lo sto a fa’ io”. Oggi Giorgetti ironizza: “La cosiddetta cena segreta era un aperitivo… un bicchiere di vino e qualche fetta di salame”

E lì avete fatto il governo…

(Ride) Eeeeh, certo. Via, con tutto il rispetto… Parnasi disse che mi doveva presentare una persona, un contatto che mi poteva tornare utile.

Conosceva già Lanzalone?

No. Si è presentato come presidente di Acea, ha lasciato intendere che fosse stato l’avvocato di Grillo.


Di cosa avete parlato?

In quei giorni vedevo probabile un accordo tra Pd e 5Stelle, lui teorizzava invece che si potesse fare un governo Lega-M5S. Io ritenevo che al massimo potesse stare in piedi un piccolo governo che cambiasse la legge elettorale e poi si tornasse a votare. Comunque Parnasi e Lanzalone non sono mai entrati nel confronto tra noi e i 5stelle, nè direttamente nè indirettamente. I contatti sono sempre stati diretti tra Salvini e Di Maio.

Non l’ha più rivisto?

Una sola volta, per caso: allo stadio per Roma-Liverpool.

Con i biglietti di Parnasi?

No (ride). Altre volte ammetto di essere andato a tifare contro la Roma, con Parnasi.

Ha detto a Salvini dell’incontro con Lanzalone?

Sì, ma non gli ho detto nemmeno il nome: inizialmente non ricordavo come si chiamasse.

Scusi Giorgetti, lei conosce Parnasi da 15 anni e lui non le anticipa che Lanzalone è un uomo vicino a Di Maio?

No, non me l’ha presentato così. L’ho classificato come un tentativo dei 5Stelle di avere un contatto laterale o supplementare rispetto a quello che avevo con Di Maio. Ci chiedevamo se fosse un segnale che arrivava da Grillo diverso rispetto a quello pubblico dei 5stelle.

In un’intercettazione Parnasi parla dell’ipotesi “Lanzalone premier”.

Credo sia un suo delirio di onnipotenza.

L’ha detto anche a lei?

I Cinque Stelle non hanno mai fatto il nome di Lanzalone. Prima hanno insistito con Di Maio, poi hanno aperto a una terna di nomi. Poi abbiamo scelto Conte.

Chi erano gli altri due?

Non posso rivelare i nomi, ma erano un prefetto e una donna, un’alta dirigente della pubblica amministrazione.

In un’altra intercettazione Parnasi sostiene di aver contribuito a scrivere il contratto di governo. Dice anche che lei spingeva perché fosse firmato subito.

Questa è millanteria. Escludo categoricamente di aver detto una cosa del genere.

Salvini ha mai incontrato Parnasi in quel periodo?

Non so, credo di no.

Lei sa quanti soldi ha versato Parnasi alla Lega?

Assolutamente no.

È stato lei il ponte tra Parnasi e il partito?

Parnasi diceva: “Voi mi piacete, vorrei aiutarvi per qualche iniziativa”. Gli ho detto che ne doveva parlare con l’amministratore del partito, Giulio Centemero. Ho scoperto adesso di questa associazione (la onlus Più Voci, ndr) di cui non faccio parte. Centemero mi ha detto che è stato fatto tutto in modo regolare.

Parnasi ha versato alla onlus 250mila euro?

Ne sapete più voi di me.

In un’altra intercettazione Parnasi parla di “100 e 100”, sembra riferirsi a due versamenti distinti.

Penso per la Procura sia agevole verificare.

Si impegna a rendere pubblici tutti i versamenti di Parnasi alla Lega?

Penso che arrivati a questo punto siano già abbastanza pubblici. Non ho motivo di ritenere che ci sia dell’altro.

La legge sulla privacy permette di omettere i nomi dei finanziatori. Cambierete questa norma?

Credo di sì. Tutto quello che è riconducibile ai partiti dovrebbe essere messo in evidenza. Ma se un’associazione ha una personalità giuridica diversa e non appartiene al partito, non può essere tout court ricondotta al partito stesso.

Restituirete i soldi versati da Parnasi?

Fino a una settimana fa lo conoscevo come persona simpatica, affabile. Quando mi raccontò che voleva fare lo stadio della Roma gli dissi che sarebbe stata la sua disgrazia. Il suo problema è che è troppo romanista, ha ragionato da tifoso e non da imprenditore.

Però non ha risposto, quei soldi li darete indietro?

Non abbiamo fatto niente di male, non vedo perché dovremmo. Non arrivano da attività illecita. E noi con lo stadio della Roma non c’entriamo proprio niente.

Alla vostra immagine non fa bene il legame con un palazzinaro romano arrestato.

Sapevamo perfettamente che nel momento in cui si andava al governo, qualche azione di questo tipo sarebbe arrivata.

Giustizia a orologeria?

Ora un aperitivo diventa quello che ha costruito il nuovo governo… Questo governo l’hanno voluto più che altro le opposizioni. Fosse stato per la Lega, andavamo a votare a luglio e passavamo all’incasso. L’incarico a Cottarelli ha mandato lo spread alle stelle e tutti hanno capito che serviva un governo politico. Salvini ha mostrato responsabilità.

Poi ci sono quei 3 milioni segnalati da un’informativa del Lussemburgo, rientrati in Italia alla Sparkasse.

Ci fate troppo intelligenti. Non siamo così sofisticati da fare queste operazioni sull’estero. Dopo Belsito, con Maroni ci siamo affidati a una società esterna: tutte le nostre operazioni sono certificate.

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